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Farmaci equivalenti. Balduzzi: “Legge che garantisce medici, pazienti e Stato”

Parlando ai microfoni di Radio Uno, il ministro della Salute ha infatti sottolineato come la norma contenuta nella spending review “tiene insieme la libertà di scienza e coscienza del medico, l’interesse del paziente ad avere un farmaco equivalente a prezzo più basso, e l’interesse del sistema di ottenere risparmi”.

22 AGO – “La norma dice che il medico deve sempre indicare il principio attivo. Se invece reputa che ci siano ragioni collegate alla storia della malattia del paziente o altre ragioni che egli ha valutato nel corso della sua esperienza di medico allora può motivarlo esplicitamente e rendere obbligatorio il farmaco con il nome commerciale. In realtà il medico può in tutti i casi indicare il nome commerciale come orientamento. In questo caso i pazienti sono liberi di acquistare l’equivalente o chiedere il farmaco di marca a prezzo più alto, su cui però dovrà pagare la differenza”. Il ministro della Salute Renato Balduzzi, intervenuto ai microfoni della trasmissione Prima di tutto di Radio Uno, è tornato così a difendere la norma contenuta nella spending review che ha introdotto la prescrizione medica dei farmaci per principio attivo.

Secondo Balduzzi, infatti, la legge è stata cucita appositamente per rispettare tutte le componenti che ruotano intorno alla prescrizione dei farmaci: “Tiene insieme tre momenti importanti: la libertà di scienza e coscienza del medico, l’interesse del paziente ad avere un farmaco equivalente e non pagare una differenza per un farmaco di marca, e l’interesse del sistema, perché nel medio periodo il prezzo degli equivalenti si abbasserà e il servizio sanitario potrà dirottare le risorse scarse di cui disponiamo verso altre direzione, per esempio i farmaci innovativi”.

Con riferimento in particolare alla presa di posizione delle organizzazioni sindacali dei medici di famiglia che hanno paventato il rischio di confusione per i pazienti, Balduzzi ha tranquillizzato: “Credo che tutte le novità comportino qualche iniziale problema di adeguamento. Ma credo anche che i medici italiani siano in grado di orientare i propri pazienti e che tutto questo, da noi come già avvenuto negli altri Paesi del mondo che da tanto tempo hanno aperto la strada ai farmaci equivalenti senza particolari controindicazioni, alla fine produrrà una maggiore cultura sanitaria oltre che un vantaggio per le tasche dei cittadini e a, medio tempore, anche per il Servizio sanitario nazi

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