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Festival Economia. L’insaziabile avidità che uccide: il modello di business del Big Pharma. Il riacquisto di azioni proprie e i compensi dei manager

Le grandi case farmaceutiche negli Usa sostengono che gli alti profitti ottenuti con prezzi alti dei farmaci servono a finanziare le ricerche innovative volte a salvare vite umane. In realtà quei proventi vengono utilizzati per comprare azioni delle stesse società, mentre viene ristretto l’accesso ai farmaci e si pongono freni all’innovazione. La multinazionale Big Pharma giustifica questo nell’investimento in innovazione per produrre medicine per migliorare la qualità della nostra vita, ma è solo teoria. Stamani al Festival dell’Economia di Trento, l’economista William Lazonick, ha affrontato questo tema spiegando il settore farmaceutico statunitense e presentando la sua teoria basata sull’impresa innovativa che torna ad essere comunità, dove capitale e lavoro si mescolano per produrre beni e servizi.

Domenica, 04 Giugno 2017 – il Trentino

Roberto Mania, giornalista di Repubblica, ha introdotto la lezione del professor William Lazonick, economista dell’Università del Massachusetts a Lowell, illustrando come negli anni, durante la cavalcata dell’ideologia liberista, sia mancato un pensiero critico, una voce alternativa. Abbiamo assistito alla disgregazione sociale, alla nascita delle disuguaglianze, al cambiamento delle periferie del mondo, alla perdita di ruolo delle classi sociali, al declino della classe media in Europa e negli Stati Uniti. In questo scenario Lazonick è stato una voce critica, ancora in tempi non sospetti, e comprendendo che quel capitalismo finanziario aveva una visione corta, senza futuro, è approdato alla teoria dell’impresa innovativa per ricomporre i cocci di un capitalismo senza un ruolo.

Il suo percorso intellettuale si basa sull’idea dell’impresa innovativa che torna ad essere comunità, con una funzione comunitaria, che mescola capitale e lavoro per produrre beni e servizi.
William Lazonick oggi si è concentrato sul settore farmaceutico statunitense nel quale è viva una discussione su come vengono utilizzati i profitti dei farmaci. In tutti settori può accadere che i profitti ottenuti da alcune industrie servano ad acquistare azioni delle società stesse, ma a questo modello si sono adeguate anche le case farmaceutiche: anche se sostengono che gli alti profitti ottenuti con prezzi alti dei farmaci servono a finanziare le ricerche innovative volte a salvare vite umane, in realtà quei proventi vengono utilizzati per comprare azioni delle stesse società, mentre viene ristretto l’accesso ai farmaci e si pongono freni all’innovazione.

Negli Stati Uniti le medicine costano il doppio. Big Pharma giustifica questo nell’investimento in innovazione per produrre medicine per migliorare la qualità della nostra vita. In realtà negli Stati Uniti le multinazionali come Big Pharma non sviluppano più nuovi farmaci ma acquisiscono altre aziende farmaceutiche che brevettano farmaci; ci sono poi le aziende della New Economy, che presentano un approccio più speculativo, ovvero hanno sviluppato farmaci a maggiore diffusione, a poco prezzo, e giocando sulla quantità e grazie ai finanziamenti pubblici per le start up, non solo hanno guadagnato parecchio, ma hanno capito che potevano guadagnare ancora di più senza sviluppare nuovi farmaci.

E’ Medici Senza Frontiere che lancia l’allarme, affermando che i farmaci necessari non vengono prodotti perché le aziende si concentrano su quelli che fanno guadagnare di più. Addirittura alcune aziende producono farmaci nocivi, con una avidità rapace e assassina per soddisfare gli assurdi compensi dei top manager (cifre inimmaginabili) invece che investire per produrre farmaci dedicati alla salute globale. Questo atteggiamento predatorio è basato quindi su una azione che si sofferma sugli effetti azionari invece che su quelli benefici, contraria all’obiettivo virtuoso di avere un prodotto di qualità ad un prezzo più basso.

Il professor Lazonick ha parlato della sua teoria incardinata sul processo innovativo definendolo incerto collettivo e cumulativo, ovvero dal futuro imprevedibile, che coinvolge una pluralità di soggetti e che richiede del tempo. E’ inutile negare che le aziende che sposano questo progetto si trovano spesso in difficoltà a causa del costo elevato dell’innovazione, ma nel momento in cui si raggiunge un prodotto di qualità, l’orizzonte è quello di ammortizzare i costi fissi. Quando si parla di innovazione in questo senso, è bene specificare che non si intendono solo investimenti nelle attrezzature ma soprattutto nelle risorse umane. Questo ha un effetto positivo per tutti gli stakeholder, compresi i consumatori.

Web: http://2017.festivaleconomia.eu
Twitter: @economicsfest

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Nota

Il riacquisto di azioni proprie

Esistono differenti vie attraverso le quali una società può remunerare i propri azionisti: le più comuni sono la distribuzione dei dividendi e l’apprezzamento dei titoli. Tuttavia vi è un’altra strada, meno eclatante, ma che diviene sempre più battuta ed è particolarmente apprezzata, soprattutto dai piccoli azionisti: il buyback (o “riacquisto di azioni proprie”).Buyback

Il buyback è il riacquisto da parte della società che le ha emesse delle proprie azioni, con lo scopo di ridurre il numero di titoli sul mercato. Il buyback può quindi essere visto come la decisione della società di ridurre il flottante sul mercato: dal momento che una compagnia non può essere “azionista di se stessa”, i titoli riacquistati vengono assorbiti, cancellandoli. È evidente che quando questo avviene il valore delle azioni circolanti si incrementa, poiché essendocene meno sul mercato, ogni titolo dà il diritto al possesso di un pezzetto più grande dell’azienda e con esso il diritto ad una fetta maggiore di profitto.

A parità di importo, in teoria, per l’investitore dovrebbe essere indifferente una remunerazione in termini di maggiori dividendi o di apprezzamento dei titoli. Nella realtà, tuttavia, c’è una differenza fondamentale da un punto di vista fiscale. In molte legislazione i dividendi e le rendite da plusvalenza sono tassate in maniera differente, quindi i risparmiatori potrebbero avere una preferenza per una forma di profitto rispetto ad un’altra.

Il buy-back è utilizzato per attuare piani di stock option: l’attribuzione di azioni ai dipendenti e/o agli amministratori, reca con sé l’implicazione che l’azienda debba dotarsi di tali pacchetti azionari. Il salario è composto di una parte fissa (salario base) e di una parte variabile, della quale le stock option sono una componente prevalente nei salari dei dirigenti. Senza alcun intervento dell’azienda né contabilità, il dipendente può rivendere in Borsa la stessa opzione senza esercitarla. Questa è una possibilità di un aumento retributivo a costo zero per l’impresa. Le stock option possono essere utilizzate anche perché consentono un incremento reale dei salari senza formalmente diminuire gli utili.

Conferire ai dirigenti azioni della società significa allineare il loro interesse personale a quello degli azionisti, ossia massimizzare il valore economico.

Per esempio Ian C. Read, CEO Pfizer, percepisce nel 2016 uno stipendio di “soli” $1,905,250, ma percepisce un compenso annuo di $17,321,470 [fomte Forbes]

Annual Compensation Ian C. Read

Salary $1,905,250
Total Annual Compensation $1,905,250

Stock Options*

Restricted Stock Awards $3,984,592
All Other Compensation $471,510
Exercised Options 734,685
Exercised Options Value $11,477,732
Exercisable Options 3,550,203
Exercisable Options Value $34,195,606
Unexercisable Options 2,932,935
Unexercisable Options Value $2,252,018
Total Value of Options $47,925,356
Total Number of Options 7,217,823

Total Compensation*

Total Annual Cash Compensation $6,376,760
Total Short Term Compensation $1,905,250
Other Long Term Compensation $4,456,102
Total Calculated Compensation $17,321,470

Questi i dati relativi al buyback effettuato dalle maggiori aziende farmaceutiche americane tra il 2006 e il 2015:

Redazione Fedaisf

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