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Fnomceo, basta a modello aziendalista in sanità

No al modello aziendalista dominante in sanità e no a professionisti "ridotti" ad anonimi fattori produttivi all’interno del sistema sanitario. A sottolinearlo nel corso dell’audizione pomeridiana presso le Commissioni riunite Bilancio e Affari sociali, dal titolo "La sfida della tutela della salute tra nuove esigenze del sistema sanitario e obiettivi di finanza pubblica", i rappresentanti di Fnomceo, Giuseppe Augello e Sergio Bovenga. I problemi esposti da Bovenga nella relazione sono quelli noti da tempo alla categoria e partono da una domanda di fondo che da tempo caratterizza l’area sanitaria: Può il Paese reggere un Servizio sanitario nazionale finanziato in modo solidaristico? Difficile dare una risposta univoca, ma, osserva il rappresentante Fnomceo, gli interventi legislativi in materia, da anni, confermano come l’area sia un "work in progress" dalla notevole complessità. È certo, però, continuano, che i nodi presenti rischiano di condizionare al ribasso e ribilanciare i ruoli rispettivi tra ministeri dell’Economia e della Salute, a vantaggio del secondo, potrebbe risolvere l’annoso problema italiano di una spesa pubblica tra le più basse dell’Europa a 15. Poi la relazione di Fnomceo tocca in rassegna tutti i punti spinosi per la categoria, dalla precarietà allo sviluppo dell’e-health, dalle specializzazioni mediche al capitolo contenzioso. «Senza compliance dei protagonisti» osserva Bovenga «le organizzazioni si impoveriscono» e «davanti a trasformazioni di larga portata che stiamo affrontando in questi anni, centinaia di migliaia di professionisti vivono in un clima di incertezza economica e professionale, considerati anonimi fattori produttivi» da un sistema che «subordina le finalità sanitarie alla tenuta dei conti». Infine la mancanza di nuovi medici specializzati «il decreto del Miur che porta a 5 gli anni di specializzazione in medicina e a 6 quelli in chirurgia» a fronte di una «insufficienza di contratti di formazione che quest’anno sono 500 in meno rispetto alle esigenze» e che «a regole invariate il prossimo anno saranno 2mila in meno, confinando in questa specie di imbuto migliaia di giovani medici laureati ma senza prospettive di qualificazione professionale e di accesso al Servizio sanitario nazionale» si conclude la relazione Fnomceo.

Marco Malagutti – 9 luglio 2013 – DoctorNews33

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