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Il regista al professore: “Il mio film è una denuncia”

Egregio professor Veronesi, ho letto sul numero 6 di Oggi la sua opinione sul mio film Il venditore di medicine (che non so come abbia visto, essendo in uscita nelle sale a fine aprile). Lei lo definisce «non credibile se non come satira», «esagerato» e dunque «insignificante». A me non sembra esagerata la storia che abbiamo raccontato, proprio oggi mentre leggiamo sui giornali lo scandalo Roche-Novartis. Vuole negare che troppo spesso gli informatori scientifici offrano servizi, prebende, offerte compiacenti ai medici e agli istituti ospedalieri pur di promuovere il loro prodotto, buono o cattivo che sia? Lei dice che chi esagera non risolve niente. A mio avviso, c’è chi ha il compito di denunciare e chi quello di risolvere. Noi, col nostro lavoro, richiamiamo l’attenzione su un grave problema la cui esistenza è incontestabile. Risolvere i problemi della ricerca farmaceutica sarà invece il dovere di chi ha il potere di prendere decisioni in tale campo. È, ed era, anche questo il compito di un politico e di un ministro. Chiudere gli occhi sul malaffare non è mai una buona medicina. Cordialmente.

Cordiali saluti
Antonio Morabito

Risponde: Umberto Veronesi, direttore scientifico Istituto Europeo di Oncologia, Milano

Caro Morabito, apprezzo moltissimo il cinema di denuncia, e non vorrei che lei restasse con la falsa impressione di un mio “collateralismo” con l’industria farmaceutica. Sono tanto convinto della necessità di una ricerca scientifica indipendente, da aver strutturato sul finanziamento di progetti innovativi la Fondazione che porta il mio nome. Penso infatti che sottomettere la ricerca a dei puri e semplici obiettivi economici sia un grave errore. Un errore non solo etico, ma metodologico, perché è quasi certo che, nel corso di ricerche orientate a ottenere un farmaco a misura di mercato, vengono trascurate (perché più lunghe e meno promettenti) potenzialità che così restano latenti. D’altra parte, è arduo pensare che si possa fare a meno della ricerca condotta dall’industria farmaceutica privata: in un’economia moderna, è un compito che non può essere assunto dallo Stato, e che l’Università non ha i mezzi economici e le strutture per affrontare. Inevitabilmente la ricerca dell’industria farmaceutica punta al profitto. Se è irrealistico scandalizzarsene, è invece giusto denunciare le scorrettezze e gli abusi di un liberismo “selvaggio”, che andrebbe controllato con maggior rigore. Un controllo rigoroso è un’arma potente, in grado d’impedire o almeno limitare il malcostume che lei denuncia. Denuncia coraggiosa, che non ho mai inteso definire insignificante, mi creda.

21 aprile 2014

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