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In arrivo il ticket in Campania, farmacisti scettici

 Dovrebbe scattare domani, in attesa della firma definitiva prevista entro la giornata di oggi, il decreto che introduce l’aumento del ticket sui farmaci in Campania. L’aumento del ticket, come noto, si è reso necessario per far fronte al debito della sanità, accertato in 5,5 miliardi di euro. Gli interventi potrebbero arrivare fino a 2 euro per ricetta. Si tratta, però sulle fasce di reddito esentate dal rincaro. Un intervento che sortirà gli effetti sperati? Non ne sono convinti gli operatori sanitari, a cominciare dai farmacisti. Lo sottolinea Michele Di Iorio che si chiede «applicare nuovi ticket su un segmento di spesa, come quello della farmaceutica, abbondantemente sotto controllo a cosa serve? Inoltre come si pensa di operare sui farmaci ospedalieri, tipo quelli oncologici, che se vengono ritirati in ospedale non sono pagati dal paziente, mentre se è costretto a ritirarli in farmacia dovrà pagarli? Non solo – continua Di Iorio – le farmacie ritireranno, per questi farmaci, il ticket per conto delle Asl: ma si sa che in Campania soltanto 5 delle 7 asl esistenti prevedono la distribuzione "per conto", con ben quattro sistemi economici diversi».

Marco Malagutti – Farmacista33 – 14 settembre 2010 – Anno 6, Numero 153

 


 

Sanità campana, crisi "greca" sempre più vicina

Si fanno sempre più drammatiche le condizioni della Sanità campana (nella foto il palazzo della Regione) , sull’orlo di un fallimento che rischia di trascinare la Regione in una vera e propria "crisi greca". L’indebitamento complessivo dell’amministrazione ammonta a circa 13 miliardi, sei dei quali imputabili al servizio sanitario. In sostanza non ci sono più soldi, neanche per le operazioni correnti: le Asl hanno i conti bloccati dai creditori per un miliardo e mezzo di euro e le risorse della Regione – che da giugno anticipa la liquidità alle aziende sanitarie per gli stipendi del personale – ammontavano ad agosto a meno di 500 milioni. La strategia messa in campo dall’amministrazione si può riassumere in una parola: resistere. Almeno fino alla prossima settimana, quando il governo deciderà sullo sblocco dei fondi Fas, dai quali dovrebbe arrivare una boccata d’ossigeno. Resistere e tirare la cinghia. Dal 15 settembre Tac, risonanze, ecografie e radiografie non verranno più rimborsate alle strutture convenzionate, causa raggiungimento del tetto di spesa annuale. Dal 6 settembre invece i cittadini di Napoli e provincia sono costretti a pagare di tasca propria i medicinali di fascia A per poi chiedere il rimborso al servizio sanitario: le farmacie infatti sono passate all’assistenza indiretta e ci rimarranno fino a fine ottobre, in segno di protesta contro i ritardi nei rimborsi (le Asl non pagano dal gennaio scorso). Alla Napoli 1, infine, sono ormai mesi che gli stipendi del personale vengono versati con quattro-sei giorni di ritardo, causa mancanza di liquidità.

DoctorNews – 14 settembre 2010

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