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Industria partner non bancomat

Aziende considerate solo come ‘bancomat’ per sponsorizzare le ricerche, acquisti centralizzati che puntano al risparmio senza dare la necessaria importanza all’innovazione e pagamenti con ritardi biblici. Sono questi i punti critici nel rapporto tra industria biomedica e sperimentazione scientifica secondo il vicepresidente di Assobiomedica, Stefano Rimondi, che commenta le parole del ministro della Salute Ferruccio Fazio, secondo il quale la ricerca privata è scarsa nel nostro Paese.

"L’industria – spiega il rappresentante delle aziende di prodotti biomedicali a Pharmakronos- è sempre più considerata non partner ma un mero sponsor economico, il bancomat della ricerca". Tutto questo "è profondamente sbagliato". Il secondo errore è non avere meccanismi in grado di mettere a disposizione dei pazienti l’innovazione. "Il meccanismo di acquisti della pubblica amministrazione – continua Rimondi – è sempre più basato su aspetti economicistici ed esclusivamente legato alla valutazione del singolo prodotto, non del contesto clinico in cui vengono utilizzati..

Terzo problema "quello dei tempi di pagamento, 300 giorni i tempi medi, che mettono le nostre aziende in difficoltà e impediscono di destinare alla ricerca fondi.

Pharmakronos – 15 novembre 2010

(AGI) – Milano, 15 nov. – "L’abolizione dei prontuari terapeutici regionali, ventilata dal direttore generale dell’AIFA Guido Rasi, costituisce indubbiamente un passo fondamentale per portare l’accesso dei pazienti italiani ai farmaci innovativi agli standard europei". Lo ha detto Giorgio Foresti, Presidente di AssoGenerici a commento delle dichiarazioni che il Professor Rasi ha reso al Convegno di Cernobbio. "E’ evidente che, se si considera l’assistenza farmaceutica un LEA, non e’ pensabile che farmaci regolarmente registrati possano essere dispensati in tempi differenti a seconda della Regione". Quello che AssoGenerici si augura, pero’, e’ che non vengano fatte distinzioni, per esempio, tra farmaci biotecnologici capostipite e biosimilari: "I biosimilari, anche se riferibili a un farmaco originale vanno considerati a tutti gli effetti farmaci nuovi, anzi moderni come dichiarato dallo stesso professor Rasi e come abbiamo rappresentato nella nostra audizione avanti la 12a Commissione Igiene e Sanita’ del Senato – ha aggiunto il presidente di AssoGenerici – .Farmaci moderni non soltanto perche’ frutto di 20 anni di progresso nelle biotecnologie, ma anche perche’ capaci di coniugare lo stato dell’arte in terapia con il contenimento della spesa. Per dimostrare questo punto basta l’esempio di un solo farmaco, il filgrastim. Se in Italia si usasse la stessa quota di biosimilari del filgrastim usata in Germania, cioe’ il 30%, il servizio sanitario potrebbe risparmiare almeno 15 milioni di euro ogni anno, mentre oggi, per la scarsa penetrazione dei biosimilari, il risparmio generato e’ inferiore a 2 milioni di euro. E’ ora che si comprenda come l’innovazione sia anche trattare al meglio spendendo meno". (AGI)

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