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Italiani: popolo di santi, poeti, navigatori… e scrocconi!

Che noi italiani ci distinguiamo da sempre per l’incomparabile scaltrezza è cosa nota. Qualità che ci ha sovente consentito di venir fuori da situazioni gravi e compromettenti ma che ci ha pure fatto guadagnare nel mondo la fama, non del tutto immeritata, di popolo disonesto e avvezzo a ogni forma di scorciatoia. Con tanto di pizza, spaghetti, mandolino e di quel marchio infamante che risponde al nome di "mafia" a soddisfare la cinica fiera dei luoghi comuni. Da qualche anno, in particolare, siamo stati abituati all’esistenza di cricche varie e di schiere più o meno note di furbetti, e agli annessi scandali di "affittopoli", "quartieropoli", "parentopoli", P2, P3 e P4. In questi ultimi mesi, poi, tanto per non farci mancare niente, è venuta a galla la vasta rete di corruttele che investe il delicato settore della sanità e della previdenza, certamente grazie al solito spregiudicato protagonismo della politica ma allo stesso tempo a causa dell’indole truffaldina del cittadino assistito.

Panorama e Repubblica, ad esempio, due organi di stampa politicamente agli antipodi ma sempre attenti a dar conto delle storture della pubblica amministrazione, è già da tempo che ci informano, con numerose inchieste e puntuali dossier, circa il macroscopico giro di malaffare e di malcostume che gravita attorno al sistema sanitario e previdenziale. Il quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, in particolare, si è dedicato alla grande evasione legata alle esenzioni, portando alla luce un interminabile elenco di scrocconi – magari proprietari di tre appartamenti e con un reddito di 4 mila euro al mese – che non pagano le prestazioni e i farmaci.

L’importante – suggerisce sarcasticamente Repubblica è non impappinarsi di fronte all’impiegato della Asl quando si afferma: "Ho l’esenzione per reddito". Il giochetto riesce ogni giorno a migliaia di italiani, in tutte le regioni. Perfino il Veneto si è messo a controllare le dichiarazioni al fisco del 5% dei cittadini che negli anni addietro hanno detto di essere indigenti e perciò non hanno tirato fuori un euro per esami, visite e analisi nelle strutture sanitarie pubbliche. Ebbene, una parte significativa di loro non aveva diritto all’esenzione. Secondo quanto comunicato dalla Regione al Ministero delle Finanze, in un anno quel gruppo di falsi esenti, certamente molto ridotto rispetto al totale, ha fatto mancare alle aziende sanitarie venete la bellezza di 10 milioni di euro.

Del resto, siamo un Paese di evasori e il ticket sanitario non può certo fare eccezione

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