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L’Ocse promuove la sanità italiana, ma lancia l’allarme su diseguaglianze e antibiotico-resistenza

Nel report “Health at glance: Europe 2016” luci e ombre. Aspettativa di vita e qualità dell’assistenza oltre la media. Preoccupano invece i bisogni sanitari insoddisfatti tra i redditi bassi, l’uso eccessivo di antimicrobici, il ricorso limitato ai generici. Quanto alla spesa sanitaria, il divario con Francia e Germania ancora troppo ampio.

di Redazione Aboutpharma Online – 23 novembre 2016 – Aboutpharma

Risultati immagini per Health at glance: Europe 2016Gli indicatori sullo stato di salute degli italiani e sulla qualità dell’assistenza rimangono fra i migliori in Europa. Attenzione, però, alle diseguaglianze crescenti, agli investimenti in sanità che non tengono il passo di Paesi come Francia e Germania, al limitato utilizzo dei farmaci generici e al consumo eccessivo e inappropriato di antibiotici. Si può riassumere così il messaggio che l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, invia oggi al nostro Paese con il report “Health at glance: Europe 2016”.

Assistenza di qualità.  Secondo l’Ocse, fiore all’occhiello dell’Italia è in particolare l’assistenza sanitaria per alcune condizioni potenzialmente letali. Il report mostra, per esempio, che il tasso di mortalità a seguito di un ricovero ospedaliero per infarti e ictus è significativamente ridotto in Italia, ed è fra i più bassi in Ue nel 2013. Ma ci sono anche stati miglioramenti nella gestione di condizioni croniche come l’asma e l’insufficienza cardiaca congestizia, misurati dalla riduzione in ricoveri ospedalieri negli ultimi anni.

Aspettativa di vita. Assistenza di qualità che, secondo gli esperti Ocse, è tra i fattori che contribuiscono alle buone performance del nostro Paese per quanto riguarda l’aspettativa di vita. Un parametro – sottolinea il report – per cui l’Italia rimane salda al secondo posto in Europa, dopo la Spagna. Nel 2014 l’aspettativa di vita alla nascita ha raggiunto la media 83.2 anni maggiore di oltre due anni rispetto media pesata europea (80.9). A questo proposito, il report ricorda in una nota come l’Istat abbia recentemente riportato una riduzione nell’aspettativa di vita in Italia nel 2015. Un calo che “è stato attribuito ad un aumento ciclico (temporaneo) del tasso di mortalità fra gli over 75, che non dovrebbe avere effetti a lungo termine”.

Diseguaglianze. L’elogio all’Italia però si ferma qui. L’analisi dell’Ocse passa alle criticità: la percentuale di popolazione che riporta esigenze di cure mediche e dentali non soddisfatte è in crescita, in particolare per i gruppi a basso reddito, con un conseguente potenziale aumento delle disuguaglianze nel settore sanitario. I cittadini con “esigenze insoddisfatte” – a causa di “costi eccessivi, distanza geografica e tempi di attesa” – erano il 5% nel 2009 e sono diventati il 7% nel 2014. Ma la percentuale è doppia nei gruppi a reddito più basso (14%). Ancora più numerosi coloro Immagine correlatache hanno rinunciato al dentista: dal 7% nel 2009 al 10% del 2014, con numeri molto più alti anche in questo caso nei gruppi a basso redito (20% nel 2014).

Spesa sanitaria. Anche sul fronte degli investimenti in sanità si può fare di più: la spesa sanitaria totale rappresenta il 9.1% del PIL italiano nel 2015, meno della media pesata della Ue di 9.9%, e significativamente meno di Germania (11.1%), Svezia (11.1%) e Francia (11%). Più di tre quarti (76%) della spesa sanitaria in Italia sono finanziati pubblicamente, poco meno della media Ue (79%).

Farmaci. Infine, un’attenzione particolare è dedicata al capitolo farmaci. In primo luogo ai generici e al loro potenziale per la sostenibilità del sistema sanitario. La quota del mercato dei farmaci generici in Italia – sottolinea l’Ocse – rimane relativamente bassa, rappresentando il 18% del volume del consumo farmaceutico totale (per un valore di 9%) nel 2014, rispetto a una media Ue di 52% del volume (per un valore di 24%).

Bocciati anche sul consumo di antibiotici. “L’insuccesso degli sforzi volti a ridurre la prescrizione di antibiotici in Italia nell’ultimo decennio è preoccupante”, scrive l’Ocse. Il consumo di antibiotici in Italia nel 2014 è superiore del 25% alla media Europea (il quinto consumo più alto). Un dato allarmante, anche alla luce della rilevanza mondiale che sempre più assume il fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Con il suo fardello in termini di costi per la salute dei pazienti e per il sistema.

Notizie correlate: Health at a Glance: Europe 2016

Come si posiziona l’Italia?

N.d.R.:  Secondo l’ultimo rapporto OsMed relativo all’uso dei farmaci in Italia nel 2015. Il consumo di farmaci a brevetto scaduto ha rappresentato il 69,8% dei consumi a carico del SSN: il 75,5% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e il 27,0% dei consumi dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.

In termini di spesa, i farmaci a brevetto scaduto hanno costituito il 54,2% della spesa netta convenzionata, il 2,1% della spesa dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche e complessivamente il 21,4% della spesa pubblica.

La spesa per i farmaci equivalenti è stata il 28,4% della spesa netta 2015 per i farmaci a brevetto scaduto di classe A-SSN. A dosi, gli equivalenti rappresentano il 23,4%.

Le Regioni con la più elevata incidenza del consumo di farmaci a brevetto scaduto sono state l’Umbria (79,2%), l’Emilia Romagna (78,7%) e la Provincia Autonoma di Trento (77,7%), mentre il Veneto (71,5%), la Provincia Autonoma di Bolzano (71,7%) sono quelle nelle quali è stato registrato il consumo più basso L’Emilia Romagna è la Regione con la maggiore incidenza della spesa per farmaci a brevetto scaduto sulla spesa farmaceutica convenzionata netta regionale (59,8%), seguita dall’Umbria (59,0%) e dalla Toscana (57,5%) e, al contrario l’Abruzzo (51,0%), la Lombardia (51,6%) e la Sardegna (52,1%) sono quelle nelle quali è stato registrato il livello di spesa più basso.

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Redazione Fedaisf

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