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La megamulta della Cina a GlaxoSmithKline

La casa farmaceutica britannica dovrà pagare 380 milioni di euro per corruzione – la più grande multa mai decisa da un tribunale cinese – e i manager andranno in carcere

19 settembre 2014 – il POST

Un tribunale cinese di Changsha, la capitale della provincia dello Hunan, ha multato la famosa casa farmaceutica britannica GlaxoSmithKline di 3 miliardi di yuan (circa 380 milioni di euro) per aver corrotto medici e funzionari pubblici cinesi affinché usassero i suoi prodotti negli ospedali. La multa è la più grande mai decisa da un tribunale cinese, ha scritto l’agenzia di news statale Xinhua. Il tribunale ha anche condannato dai due ai quattro anni di carcere gli ex manager britannici della società, tra cui Mark Reilly [nel riquadro del titolo]: non sono stati diffusi altri dettagli finora e non si sa nemmeno quante siano di preciso le persone condannate.

Il processo contro GlaxoSmithKline è stato reso noto per la prima volta alla metà del 2013: si è sviluppato sulle indagini attorno a un sistema di corruzione grazie al quale la società britannica, attraverso a un ampio uso di tangenti a medici e funzionari, voleva aumentare le vendite delle sue medicine e dei suoi macchinari agli ospedali pubblici. Secondo alcune informazioni diffuse a maggio scorso da fonti cinesi, questo sistema illegale avrebbe permesso profitti per 150 milioni di dollari. GlaxoSmithKline, scrive Associated Press, avrebbe sfruttato la presenza di un sistema sanitario cinese ancora molto debole, che i leader del Partito Comunista Cinese – partito al governo, nonché l’unico permesso in Cina – hanno promesso di migliorare.

GlaxoSmithKline ha detto di avere collaborato con le autorità cinesi durante le indagini: «Le attività illegali di GSKCI [GSK China Investment Co. Ltd.] sono una chiara violazione della governance e delle regole di GSK, e sono del tutto in contrasto con i valori e con gli standard che ci si aspetta dagli impiegati di GSK». L’azienda ha pubblicato anche una dichiarazione sul suo sito chiedendo «sinceramente scusa ai pazienti, ai medici e agli ospedali cinesi, e al governo e alla popolazione cinese».

 

Redazione Fedaisf

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