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Morire di profitto

26/11/2012 – Così le aziende farmaceutiche preferiscono i soldi alla salute

E se fossero proprio la case farmaceutiche a impedire la ricerca di nuova cure e a intralciare medici e scienziati nel loro lavoro di prevenzione e di sperimentazione di sistemi per la diagnosi precoce? Il Washington Post ha pubblicato domenica una lunga inchiesta che svela, almeno in parte, i retroscena di un celebre farmaco per la cura del diabete, prodotto dal colosso britannico GlaxoSmithKline, e ritirato qualche anno dopo.

IL FARMACO MIGLIORE – Tutto comincia nel 2006 quando, dopo una lunga sperimentazione, il vicepresidente Lawson Macartney annuncia che, su tre farmaci testati, Avadia è risultato il migliore nella cura del diabete. Peccato che, leggendo attentamente il rapporto, si scopre che la sperimentazione è stata finanziata proprio dalla GlaxoSmithKline e che il suddetto rapporto finale è stato steso da undici persone, tutte finanziate dall’azienda, esattamente come i sette accademici che hanno ricevuto sostanziosi contributi per il loro lavoro di consulenza. Inoltre, ma questo lo si scoprirà solo più tardi, l’Avadia aumenta il rischio di patologie cardiache nei pazienti in cura con questo farmaco che, nel giro di quattro anni, è praticamente scomparso dal mercato.

PERICOLOSI EFFETTI COLLATERALI – Le compagnie farmaceutiche, continua il Washington Post, investono miliardi di dollari nella sperimentazione di nuove cure. Ma il loro scopo non è soltanto la salute pubblica. Perché quegli investimenti sono parte di un’incessante ricerca di profitti che, negli ultimi decenni, hanno interferito con la medicina, spesso con conseguenze letali. L’Avandia non è l’unico caso: le controversie circa farmaci come il

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