Il farmacista lavora di più, ma guadagna di meno. Se si osservano gli ultimi dati disponibili che fotografano il settore, è questo il risultato delle vendite dei medicinali con ricetta: è cresciuto il numero delle confezioni vendute, ma non sono aumentati altrettanto i ricavi e quindi i margini del camice bianco.
Ma il bilancio non è andato in rosso perché la domanda dei farmaci da banco, come, per esempio degli integratori, dei parafarmaci (per esempio,i rimedi naturali) e dei cosmetici ha registrato un’impennata.
In base ai dati raccolti dall’Ims Health, nel 2010 sono state vendute poco meno di due milioni e mezzo di confezioni, con un incremento complessivo di pezzi intorno all’1,2 per cento rispetto all’anno precedente. I due acceleratori sono rappresentati dai farmaci con ricetta, le cui vendite in termini di confezioni sono ammontate a 1.515 milioni di pezzi (più 1,5 per cento) e dai prodotti non registrati (675 milioni, più 2,2 per cento), mentre i farmaci di autocura, cioè a totale carico dell’utente, presentano dati in netta flessione, avendo perduto più del 4 per cento.
La spesa totale, sia a carico del Servizio sanitario nazionale sia dei cittadini, si è avvicinata al tetto dei 26 miliardi di euro, con un incremento dell’ 1,6 per cento nei confronti del 2009 e anche in questo caso sono i farmaci con ricetta (+0,5 per cento) e i prodotti non registrati (+5,1 per cento) a garantire il risultato positivo. In termini assoluti il valore incrementale della specialità con obbligo di prescrizione è stato di 85,9 milioni di euro e meglio hanno fatto i prodotti che non sono farmaci che portano ben 325 milioni in più, mentre le specialità di autocura (-0,1 per cento) perdono vendite per circa 2 milioni di euro.
Se si osserva la torta delle vendite in farmacia, si nota come i farmaci con ricetta arretrano ulteriormente, e dal 67,3 per cento del 2009 passano ora al 66,6 per cento. Il secondo segmento è rappresentato dagli altri Otc (farmaci da banco, senza obbligo di ricetta, come per esempio gli integratori, +8,6 per cento), in crescita costante da anni tanto che nel 2010 hanno raggiunto e superato i farmaci di autocura (arretrati al 7,9 per cento), una quota di poco superiore a quella conseguita dai parafarmaci (7,7 per cento) e dai cosmetici (7,4 per cento). Chiudono i dietetici con l’1,8 per cento che hanno perso quasi mezzo punto percentuale nell’ultimo anno.
Dall’osservazione di questi trend si può già ricavare una prima diagnosi generale dello stato di salute del mercato. Il modesto tasso di sviluppo (soprattutto se confrontato con i trend degli anni scorsi) è motivato da una parte dalle problematiche che si evidenziano nei farmaci di automedicazione e nei dietetici, dove solo i prezzi risultano in crescita, e dalla costante riduzione dei prezzi delle specialità con obbligo di ricetta, che si traducono in una riduzione dei margini operativi delle farmacie.
Aumenta, infatti, il numero delle ricette – e quindi le vendite in quantità – ma diminuisce il fatturato globale del mercato etico anche per l’effetto dell’incremento dei generici (+5,6 per cento a valori) e, conseguentemente, le vendite globali degli etici in valore: come dire che il farmacista deve lavorare di più per guadagnare di meno.
Non mancano, tuttavia, anche le note positive: se più che buono è stato il comportamento dei parafarmaci (+4,4 per cento a valori), è sul mercato degli altri Otc che si deve evidentemente puntare (+12,2 per cento a valori), in quanto il segmento continua la sua corsa ed è una realtà che si c
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