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Quanto si deve guadagnare con partita iva per avere uno stipendio di 1500 € netti al mese

Per il calcolo del guadagno netto di 1.500 euro occorre fare riferimento al monte reddito di un intero anno e può essere necessario un reddito lordo maggiore dal 23 al 43%, a cui aggiungere i contributi previdenziali.

Quando si parla di guadagni per le partite Iva occorre stare ben attenti a non confondere il fatturato con il ricavo netto. La somma indicata nelle singole fatture non rappresenta infatti la cifra che il lavoratore conserverà nel proprio conto corrente per poi disporne come meglio crede.

Ci sono infatti due voci di spesa da mettere in conto. La prima è quella relativa alle imposte, rispetto a cui l’attuale impianto normativo fiscale prevede una doppia possibilità: quella dell’adesione al regime ordinario con le tasse da pagare in proporzione al reddito generato, e quella del regime forfettario, su cui si applica invece una imposta sostitutiva fissa. La seconda voce di costo è quella dei contributi previdenziali, siano essi relativi all’Inps o ad altra cassa previdenziale.

  • Guadagno 1500 netti al mese con partita Iva, qual è il netto
  • Funzionamento del calcolo netto per la partita Iva nel 2021

A incidere profondamente sui guadagni di una partita Iva è innanzitutto la tassazione applicata. Chi aderisce al regime ordinario è soggetto a una imposizione fiscale variabile sulla base dei redditi. Più precisamente, il quadro dallo scaglione più elevato a quello più ridotto è il seguente:

  • oltre 75.000 euro (reddito imponibile), 43% (aliquota), 25.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • da 55.001 fino a 75.000 euro (reddito imponibile), 41% (aliquota), 17.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • da 28.001 fino a 55.000 euro (reddito imponibile), 38% (aliquota), 6.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • da 15.001 fino a 28.000 euro (reddito imponibile), 27% (aliquota), 3.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • fino a 15.000 euro (reddito imponibile), 23% (aliquota), 23% del reddito (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)

Per il calcolo del guadagno netto di 1.500 euro occorre quindi fare riferimento al monte reddito di un intero anno e può essere necessario un reddito lordo maggiore dal 23 al 43%, a cui aggiungere i contributi previdenziali.

Con il regime forfettario, l’aliquota applicata è invece unica al 15%, purché il redditi conseguiti siano inferiore al tetto di 65.000 euro. Dal reddito determinato si deducono i contributi previdenziali – Inps artigiani e commercianti, contributi alla gestione separata, Casse di previdenza professionali – compresi quelli corrisposti per conto dei collaboratori familiari fiscalmente a carico ovvero non a carico, se il titolare di una impresa familiare non abbia esercitato il diritto di rivalsa sui collaboratori stessi.

Possono aderire al forfettario i contribuenti persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti o professioni se nell’anno precedente hanno conseguito ricavi ovvero hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a 65.000 euro; se hanno sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore a 20.000 euro lordi per lavoro accessorio, per lavoro dipendente e per collaborazioni.

Il regime forfettario si caratterizza per il fatto che il reddito si determina mediante il criterio di cassa sia per le imprese che per i professionisti. Il reddito viene calcolato in maniera forfetaria applicando dei coefficienti di redditività suddivisi per tipologia di attività. Sul reddito così determinato si applica un’imposta sostituiva del 5% ovvero del 15%, al posto delle ordinarie aliquote Irpef progressive.

Nel caso di adesione al forfettario, si segnalano ai fini dell’accesso al regime la reintroduzione del limite di spesa con riferimento al personale dipendente; il ripristino dell’esclusione dal regime per coloro che percepiscono un reddito di lavoro dipendente o assimilato di ammontare superiore a 30.000 euro; un regime premiale per chi emette la fattura elettronica; la concorrenza del reddito forfettario ai fini del calcolo delle detrazioni e deduzioni.

Chiara Compagnucci per BusinessOnLine – 


Nota:

Con il regime forfettario, nel quale è più facile effettuare il calcolo tasse, tutto viene elaborato in maniera, appunto, forfettaria, sulla base di percentuali fisse stabilite per ciascun Codice ATECO. Nel regime forfettario, non è possibile scaricare direttamente le spese. Queste vengono, infatti, calcolate su base fissa, secondo una percentuale (o coefficiente di redditività) stabilita per ogni settore o attività economica. Semplificando: REDDITO LORDOPERC. FISSA SPESECONTRIBUTI VERSATI NELLO STESSO PERIODO = REDDITO IMPONIBILE. Una volta stabilito il tuo reddito imponibile, si potrà procedere con il calcolo tasse e guadagno netto. L’aliquota scende fino al 5% per i primi cinque anni di attività (ovvero, per il cosiddetto regime forfettario start-up).

Con il regime ordinario il calcolo tasseguadagno netto è molto più complesso: occorre, innanzitutto, inserire le spese sostenute (se detraibili) voce per voce. Successivamente, si dovranno elaborare i differenti tributi, con aliquote che variano a seconda della fascia di reddito.

Per i contribuenti “ordinari”, dunque, la soluzione consigliabile per conoscere l’importo da versare è rivolgersi ad un commercialista o sottoscrivere un servizio online di gestione della Partita IVA che permetta di monitorare il fatturato e valutare le prossime spese. Il calcolo imposte non è l’unica valutazione da fare per conoscere il proprio guadagno netto perché le tasse non sono le uniche spese di gestione da sostenere: vi sono anche i contributi previdenziali che variano in base all’attività, con aliquote stabilite dalla Cassa Previdenziale di riferimento

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Esempio (forfettario): Incassando 2.000 € da una fattura, quanto è il guadagno netto?

Ricavo (incasso) fattura: 2.000 €
Coefficiente di redditività : 67%
Reddito imponibile (ricavi x coefficiente di redditività) = 2.000 € x 67% = 1.340 €
Imposta sostitutiva al 5% (reddito imponibile x 5%) = 1.340 x 5% = 67 €

Contributi (reddito imponibile x 24%) = 1.340 x 24% = 321,6 €

Totale = imposte + contributi = 67 + 321,6 = 388,6 €

Guadagno netto = Ricavi – (imposte + contributi) = 2.000 – 388,6 = 1611,4

Inoltre, si tenga conto che dal guadagno netto così calcolato, per ottenere quanto effettivamente si è guadagnato dalla prestazione andranno sottratte anche le eventuali spese che si sono effettivamente sostenuto per portare a termine l’attività per la quale si è fatturato.


Esempio di Programmatori in forfettario: calcolo netto annuo

Vediamo ora un esempio di calcolo guadagno netto Partita Iva sviluppatori su base annua, il meccanismo sarà lo stesso ma vediamo come si applica con un importo di incassi maggiore.

Ricavi (incassi) fatture: 30.000 €
Coefficiente di redditività: 67%
Reddito imponibile (ricavi x coefficiente di redditività) = 30.000  x 67% = 20.100 €
Imposta sostitutiva al 5% ( reddito imponibile x 5%) = 20.100 x 5% = 1.005 €

Per quanto riguarda i contributi, possiamo notare che il reddito imponibile di 20.100 € supera la soglia del reddito minimale fissata a 15.953 € dunque, in questo caso si dovrà pagare, oltre alla quota fissa pari a 3.850 €, anche il 24% dell’eccedenza.

Contributi fissi = 3.850 €
Contributi sull’eccedenza: (reddito imponibile – reddito minimale x 24%) =  20.100 – 15.953 = 4.147 x 24% = 995,28 €
Totale contributi = 3.850 + 995,28= 4.845,28 €

Notizie correlate: ISTAT ci comunica: Codice ATECO per ISF

 

 

 

 

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