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RAPPORTO MALASANITÀ

Ricordate Lady Asl? La regina degli abbordaggi ai fondi della sanità, con prestazioni inventate e tangenti concrete che hanno fatto perdere ai contribuenti 80 milioni di euro? Nella leggendaria suite dello Sheraton che ospitava il suo quartiere generale, Anna Iannuzzi, Lady Asl, dava udienza sotto una bandiera con le chiavi di San Pietro. «E lei era devotissima a Sant’Antonio: ragione per la quale consegnava agli uomini di Dio buste piene di contanti da dare in beneficenza. I prelati, dai cardinali Bertone e Ruini al vescovo Apicella accettano la beneficenza e si fanno fotografare insieme a lei. Ma è la donna ad essere conscia che la vicinanza ai monsignori e un viatico per chi vuole fare affari in sanità ». C’è ancora il Papa re? Sì, a Roma esiste un regno pontificio. Che agisce per opere di bene e realizza spesso buone operazioni chirurgiche ma viene finanziato con denaro pubblico. •Tra gli stakeholder della sanità romana, il numero uno è il Vaticano. E il più grande imprenditore medico della regione e drena somme ingentissime, a fuori da ogni regola, che vanno | ad alimentare otto ospedali ge" stiti direttamente dalle strurtu| re religiose, due policlinici uni" versitari e una pletora di case di 5 cura. Oltre a due istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, di cui uno di diritto internazionale: il pediatrico Bambin Gesù che è addirittura territorio del Vaticano, quindi del tutto autonomo dallo Stato italiano ancorché generosamente finanziato con la nostra fiscalità generale, e l’Idi (Istituto dermopatico dell’Immacolata)». La prima radiografia completa della presenza pontificia nella pubblica assistenza viene presentata da Daniela Minerva nel suo libro-inchiesta "La fiera delle Sanità": un volume che in dieci capitoli traccia la deriva del settore in Italia, dalla Lombardia delle privatizzazioni alla Campania dello sfascio, dagli infermieri calabresi a mano armata alla lottizzazione dei baroni, dalla Sicilia degli sprechi al modello emiliano. Quello di Daniela Minerva, giornalista de "L’espresso", è un atto d’amore verso il Servizio sanitario nazionale, il sogno di eguaglianza davanti alla malattia sancito dalla Costituzione e cavalcato da Barack Obama nella campagna che lo ha portato alla Casa Bianca. In Italia invece le cure pubbliche stanno sprofondando nel baratro nei buchi di bilancio, tradite da una classe politica che alimenta l’inefficienza e determina la sfiducia dei cittadini: «Cancellare i diritti per mettere le mani su una torta da 100 miliardi di euro». In questa slavina, il Lazio presenta l’anomalia più macroscopica con uno Stato estero che fornisce assistenza, spesso di ottimo livello, per conto dello Stato italiano. Il volume setaccia la situazione del Gemelli, del Campus biomedico realizzato dall’Opus Dei (32 milioni annui, con un costo per ricovero passato dai 2483 euro del 2005 a 2910 del 2007), del Bambin Gesù (50 milioni dalla Regione e altrettanti dalla Finanziaria), dell’Istituto dermatologico Idi (30 milioni l’anno dalla Regione per 300 letti). E ricorda: «Più di un cattolico ha sentito una fitta al cuore quando all’inizio del 2008, proprio all’indomani della pubblicazione del primo piano di rientro del deficit sanitario programmato dalla giunta Marrazzo che taglia i budget di tutti i nosocomi capitolini, Benedetto XVI, parlando agli amministratori locali, ha chiosato: "Sappiamo bene quanto siano gravi le difficoltà che deve affrontare nell’ambito della sanità la Regione Lazio, ma dobbiamo ugualmente constatare come sia non di rado drammatica la situazione delle strutture sanitarie cattoliche, anche assai prestigiose e di riconosciuta eccellenza internazionale"». Il risultato? «Fatto sta, però, che alla fine di maggio 2008 il piano di rientro

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