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Ricetta digitale al palo tra stop tecnici, Regioni zelanti e farmacisti arretrati

Rimandato al 2016 l’obbligo per le regioni di digitalizzare le ricette al 90%? Decisione inevitabile, quella del Parlamento. Lo dicono i sindacati Snami e Fimmg. E Snami accusa: «Molta colpa del ritardo sta probabilmente nelle regioni, che spesso colpiscono i medici di famiglia con decisioni unilaterali».

Regioni – «La società che gestisce il sistema informatico lombardo – dice Piergiorgio Muffolini, addetto comunicazioni Snami Lombardia – ha rilasciato una nuova release che anziché richiedere la firma elettronica al medico ogni blocco di 5-6 ricette gli chiede di firmare ogni ricetta per maggior sicurezza. Perdiamo fino a un’ora e mezza in più e il collaboratore di studio non ha più senso perché, nel contenere i tempi, non fa differenza se la procedura la gestisce lui o io. In Lombardia cresce il malcontento tra noi medici». Per Paolo Misericordia responsabile centro studi Fimmg, «l’emendamento al Milleproroghe proposto dalle commissioni Affari Sociali e Bilancio della Camera non è una battuta d’arresto ma prende atto delle differenze tra regioni. Sicilia, Trentino e Veneto nel 2014 erano a target (dell’80%) o lo avevano superato mentre da altre parti si procede a “spot” o per niente».

Problemi tecnici – Misericordia vede il rallentamento come occasione per affrontare «colli di bottiglia operativi. C’è bisogno che tutti i nostri software installino add-on per consentire l’invio della ricetta, che gli hardware siano adeguati (le Marche hanno concordato la fornitura di pc ai medici, altre regioni non ci pensano), che Windows XP sia abbandonato per Windows 8, e che lo studio si
trasformi: stampanti in linea, segretarie che mandano la richiesta e Mmg che rinvia il promemoria per la stampa su carta, fase di cui si è liberato solo il Trentino».

Firma – C’è poi la questione delle credenziali di autenticazione. «La prescrizione deve essere riconducibile al medico -dice Misericordia – il sistema d’accoglienza deve sapere chi la fa e quando e come la manda. In molte realtà per sedersi al posto del mmg e fare una ricetta basta sapere il suo codice fiscale (che fa da username) e la password, più un pin che è memorizzato dal sistema; l’unico vero baluardo è la credenziale d’accesso al software che, in una medicina di gruppo, sanno tutti gli operatori. Urge concordare uno standard per la firma elettronica».

Farmacie – Terzo problema è allineare medici e farmacisti: «Ci sono farmacie che utilizzano scanner da 20 euro e non leggono i codici a barre, la Regione bene farebbe a sollecitare uno sforzo ulteriore», dice il lombardo Muffolini. «Il vero vantaggio della digitalizzazione è che il paziente non deve più venire dal medico per le ripetizioni di ricette; in Trentino il curante è avvertito dal software che il blister sta finendo, scrive la ricetta, la invia al sistema d’accoglienza e comunica al paziente che può recarsi in farmacia, dove vuole, a ritirare».

Sanzioni – Dove il sistema è a regime il medico ne rischia. L’articolo 59 ter della convenzione 2009 taglia dell’1,15 % annuo gli emolumenti al chi non spedisce correttamente le ricette, ma solo se la regione è in regola con i suoi “doveri tecnici”, mentre l’articolo 69 del dlgs 150/2009 considera il mancato invio come illecito disciplinare ma solo in caso di dolo o colpa grave.

Mauro Miserendino – Sabato, 07 Febbraio 2015 – Doctor33

 

 

Redazione Fedaisf

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