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SALVATE IL MEDICO DI BASE

Per rialzare la testa servono accademia e maggiore libertà professionale

La medicina di famiglia italiana rappresenta, sotto molti aspetti, un’eccezione nel panorama europeo; questa sua originalità deriva da alcune condizioni peculiari presenti nel nostro Paese e in particolare dalla organizzazione delle cure primarie, dalla formazione dei professionisti, dalla demografia e dalla epidemiologia. Sono molto interessanti, forse illuminanti in alcuni casi, le mappe del pianeta ideate da un geniale gruppo dell’Università di Sheffield (www.worldmapper.org). In queste mappe le aree dei singoli Stati, intese come superficie terrestre, variano a seconda dei parametri che vengono presi in considerazione. Se si considera il numero di medici in attività, l’Italia ha una superficie enorme, metà continente nordamericano, grande più dell’India e numerose volte più ampia dell’Africa intera, della Russia e dell’Oceania. L’Italia è un Paese ad altissima densità medica. Se il parametro preso in considerazione è la qualità del Sistema sanitario, l’Italia continua ad avere una superficie molto ampia, più ampia di numerosi altri Paesi europei, grande quanto gli Stati Uniti e, in proporzione, grandissima rispetto al continente sudamericano, a quello africano e all’Oceania. L’Italia è un Paese con un buon sistema sanitario. Se viene considerato il numero di anziani, la superficie del nostro Paese spicca ancora per dimensioni, è enorme, è quasi mezza Europa, ampia come tutto il Nord America e più dell’intero continente sudamericano. Solo il Giappone ha dimensioni comparabili. L’Italia è un Paese con alta densità di persone anziane. Se si considerano le nascite le dimensioni ritornano vicine alla reale superficie in chilometri quadrati; rispecchiano un quadro caratterizzato da una inversione di tendenza rispetto al decennio scorso con una natalità costantemente in crescita negli ultimi anni (Istat). L’Italia è un Paese con l’indice di natalità in crescita. L’epidemiologia sottolinea l’importanza sempre più rilevante delle patologie croniche quali ipertensione, diabete, obesità, malattie cardiovascolari, cancro e demenze. Altrettanto interessante è anche un’altra mappa del pianeta, in cui i vari Paesi del mondo compaiono colorati in cinque differenti sfumature di azzurro. Le cinque sfumature identificano il grado di libertà economica di ogni Nazione (derivato dalla elaborazione di numerosi parametri). In questa classifica, "Index of Economic Freedom 2007", prodotta, come ogni anno, dalla Heritage Foundation e dal Wall Street Journal, l’Italia compare al sessantesimo posto, dopo l’Uganda, con una sfumatura di colore che la pone alla fine della graduatoria dei Paesi moderatamente liberi (www.heritage.org/index/). Riassumendo, il medico di famiglia italiano esercita in un Paese a bassissima libertà economica, ad altissima densità di professionisti, con un buon sistema sanitario, pieno di vecchi con alta prevalenza di patologie croniche e con natalità in crescita. Mmg assediati. Tutto questo, ovviamente, incide pesantemente sulla professione e ne condiziona il futuro. Il medico generale è un libero professionista e come tale è trattato fiscalmente e normativamente ma la sua attività è sottoposta a una infinità di vincoli che ne impediscono di fatto lo sviluppo professionale. In realtà non può acquisire clienti oltre un certo limite (molto basso), non può aprire il suo studio quando desidera (c’è una graduatoria) né dove desidera, ma solo in zone precise (cosiddette zone carenti); la struttura in cui opera deve sottostare a determinati parametri che variano da Regione a Regione, se no

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