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Sanità: “siamo abbandonati”. Il potere delle forbici

di Ivan Cavicchi | 20 novembre 2012 | Il Fatto Quotidiano

Per la Sanità, per le persone che hanno bisogno di cure, di assistenza, di aiuto è proprio un gran brutto momento. I cittadini sono sempre più spaventati dall’intrusività violenta che le decisioni sulla sanità hanno nella loro vita e cominciano a rendersi conto come i sacri valori di cui tutti si riempiono la bocca, dignità, autonomia, diritti, vita, alla fine siano in mano ad una politica incosciente al confronto della quale l’uomo di latta del mago di Oz appare più umano di noi.

Il dato che anche a me impressiona lo confesso è l’incapacità, l’insufficienza di pensiero, il potere inadeguato di queste “nuove parche”, cioè dei nuovi amministratori della malattia umana che con le forbici in mano alla faccia di qualsiasi democrazia, di qualsiasi diritto, di qualsiasi carta costituzionale, decidono materialmente le “sorti” degli individui. Le “parche” erano divinità che sovraintendevano al destino degli uomini, alle quali gli antichi offrivano, come del resto l’attuale politica, “pecore nere” perché ritenute animali infernali, sono quelle che come diceva Tacito “infrangono e macellano” (exangues aut laceros prosternunt) portando le persone in rovina.

La cosa quindi a cui non riesco a rassegnarmi è il macello gratuito che si potrebbe evitare ma che non si evita perché chi lo dovrebbe evitare non sa evitarlo. “Non” sa evitarlo perché “non” sa, “non” può, “non” deve, “non” è in grado, “non” ha un pensiero. Per cui a causa di questa serie di avverbi di negazione “non” la gente soffre, patisce, muore persino.

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