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Sanità, è solo una questione di percezione?

di Ivan Cavicchi | 28 ottobre 2012 |   Il Fatto Quotidiano

L’ultima indagine che dà voti alla sanità italiana (Europe assistance /Cercle Santè Societè) ci dice che in occidente rispetto alla qualità della vita e al benessere l’Italia è in coda (punteggio 4 su 10). In questa indagine il benessere è misurato attraverso lo stato di salute per cui se gli italiani si ammalano più degli altri cittadini europei allora sono campioni ma di malessere. I veri campioni di benessere sono due paesi con generi diversissimi di sistemi assistenziali, la Svezia e gli Usa.

Un altro dato che ci viene offerto di un qualche significato è che aumenta la percentuale di coloro che rinvia o rinuncia alle cure mediche (dal 19% si passa al 27%). Sono dati abbastanza noti e per nulla sorprendenti. Ma il punto che voglio affrontare non è contestare il ministro Balduzzi, che ad ogni piè sospinto ci dice in barba a qualsiasi evidenza che abbiamo il miglior sistema sanitario del mondo, ma riflettere sull’attendibilità di quelli che definisco, nel bene e nel male, i giudizi sommari sul sistema sanitario italiano, che proprio perché sommari non sono verità.

Si badi bene sono gli stessi giudizi che in bocca non solo a Balduzzi ma all’Ocse nelle graduatorie ci piazzano in alto per equità, per qualità ecc . La questione che voglio porre, perché la considero fondamentale in una democrazia della valutazione e della partecipazione, è cosa significhi dire la “verità”“sulla nostra sanità pubblica?

Quando il nostro ministro della salute dice che con i tagli lineari si può garantire parità di servizi, è una bugia o una verità?

Probabilmente è un auspicio che è co

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