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Settore farmaceutico a picco? Tagli e pochi investimenti anche in Abruzzo

 

L’ AQUILA. Tagli e pochi investimenti nella ricerca. Sono questi gli elementi che rischiano di affossare il settore farmaceutico italiano, il secondo in Europa dietro solo alla Germania, per capacità produttiva.

Tra le Regioni più produttive c’è l’Abruzzo con 5 stabilimenti, circa 1.100 addetti e 1.250 operatori nell’indotto. Nella sola provincia de L’Aquila gli addetti rappresentano il 31% dell’intero settore manifatturiero. Si è parlato di questo ed altro nel corso della tavola rotonda organizzata in occasione dei 125 anni del gruppo Menarini,una delle aziende leader del settore farmaceutico ieri, dal titolo “Produzione farmaceutica: un modello di successo a rischio?” Presenti all’incontro moderato dal giornalista Bruno Vespa, il direttore generale del Censis Giuseppe Roma che ha illustrato i dati di una ricerca sul settore farmaceutico italiano, il direttore generale della Menarini, Carlo Colombini, il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi ed il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi.

UNA PALLA AL PIEDE?

Finché la spesa farmaceutica sarà vista dalla politica come una palla al piede (uno spreco e non un potenziale di sviluppo), non ci sarà crescita. E’ questo il pensiero di Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria secondo cui non bisogna considerare solo la spesa ma l’aspetto della produzione, occupazione e ricerca farmaceutica. I tagli al settore comportano una delocalizzazione della produzione all’estero con ricadute sull’occupazione locale.

La produzione del farmaco secondo i dati Censis è pari a 25 miliardi di Euro, 14 dei quali verso l’export.

«Si esca dal pregiudizio», dice Scaccabarozzi,«di considerare il farmaco come un costo, responsabile primario della spesa sanitaria pubblica quando, in realtà, ne rappresenta soltanto il 16%. Questo 16% racchiude un valore industriale significativo che è rappresentato da 12,5 miliardi di euro ovvero il valore del settore in termini di tasse, stipendi,

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