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SIF, chiarire il concetto di equivalenza di classe

Sviluppare un percorso, nel campo dei farmaci, che faccia chiarezza sul concetto di equivalenza terapeutica di classe, in generale e in alcuni casi specifici, e aiutare il decisore a tracciare linee guida chiare e scientificamente solide, analizzando tutti i punti di vista utili al fine di una decisione basata sulle evidenze. Questo l’obiettivo dell’incontro ‘Stato dell’arte sull’equivalenza terapeutica di classe in Italia’ organizzato a Roma dalla Società italiana di farmacologia (Sif).

Una produzione annua di 25 miliardi di euro, 2,4 miliardi di euro di investimenti e 65.000 dipendenti altamente qualificati con un export pari al 61%. In Italia l’industria farmaceutica rappresenta un settore centrale e strategico, eppure nel nostro Paese, la quota destinata alla spesa farmaceutica, che da tempo è dichiarata insufficiente, si è ridotta drasticamente negli ultimi anni dal 17% al 14,7% a seguito dell’ultima spending review: un paradosso se si pensa che, dopo il Regno Unito, l’Italia è il primo Paese europeo per investimenti e per occupazione generata da multinazionali statunitensi.

"Il farmaco è sicuramente una voce di spesa importante – dichiara Pier Luigi Canonico, presidente della Società italiana di farmacologia – ma diversamente dalla spesa sanitaria complessiva, negli ultimi anni è uno dei pochi con segno negativo. Occorre quindi sviluppare una visione che veda il farmaco come una risorsa che consenta di produrre salute nel suo complesso, iniziando a considerare, anche in Italia, non solo il costo dello stesso, ma soprattutto l’impatto sui costi sanitari diretti, e operare scelte anche drastiche, se necessario, per consentire che l’innovazione vera possa essere resa disponibile nel nostro Paese.

A riprova di quanto detto, il ruolo del farmaco per la salute e la crescita economica del Paese, tema caldo di questo periodo, saranno anche al centro del Congresso Sif del 2013".

B.D.C. – 19 settembre 2012 – PharmaKronos

REUMATOLOGO E BIOEQUIVALENZA

"Occorre riallacciare un contatto con il legislatore e far sì che i medici partecipino al processo decisionale quando si parla di bioequivalenza dei farmaci". E’ quanto evidenzia Pierluigi Meroni, direttore del dipartimento Reumatologia A.O.G. Pini di Milano,

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