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Sigma Tau, l’accordo della discordia

Un risultato certo l’ipotesi di accordo siglata tra le RSU aziendali e la Sigma Tau l’ha ottenuto: l’armonia e la compattezza tra tutti i lavoratori non c’è più. Il collante di questi 41 giorni, ovvero un obiettivo comune fissato nella salvaguardia di tutti i posti di lavoro, si sta sciogliendo. Da una parte ci sono le persone che pensano che questo accordo sia un ottimo risultato, dall’altra chi invece crede che non abbia accolto nessuna delle richieste fatte soprattutto dai dipendenti in CGIS. Dipendenti che stanno man mano scegliendo strade diverse: c’è chi si è sentito ingannato dai sindacati (“Siamo stati avvisati dell’ipotesi di accordo attraverso un sms che ci diceva che avremmo dovuto votarlo alle 15:00 del giorno stesso, senza neanche avere il tempo di capire cosa c’era scritto. Ci siamo rifiutati, e solo a fatica abbiamo avuto copia di quanto siglato nella notte. L’indomani, in assemblea, invece di avere un tavolo di discussione abbiamo trovato le urne…”) e si è rivolto ad un legale, e chi invece difende a spada tratta l’operato delle Rsu (“Hanno lavorato giorno e notte per noi e con noi, solo grazie al loro coordinamento siamo riusciti a far risaltare la nostra situazione a livello nazionale e a costringere l’azienda a trattare: perché adesso li trattiamo come se fossero dei traditori? Firmare questo accordo è l’unico modo possibile per poter sperare in un futuro in Sigma Tau”). Intanto l’avvocato Antonio Pileggi, scelto dall’ISF per eventuali cause da intentare contro l’azienda, ha reso nota la posizione dei suoi assistiti nei confronti dell’accordo attraverso una lunga lettera.

“L’accordo farsa – si legge nel documento – sottoscritto dalle parti nella notte del 23 febbraio 2012 è assolutamente inaccettabile, perché è stato spacciato da chi lo ha sottoscritto come una vittoria, come l’accordo che ha già “concluso la vertenza”, all’evidente fine di spiazzare i lavoratori, e metterli di fronte al fatto compiuto”. “I contenuti dell’accordo – prosegue il documento – non hanno formato oggetto di preventiva discussione ed approvazione da parte di tutti i lavoratori, specie da parte di coloro che, per essere stati già unilateralmente ed arbitrariamente sospesi, ne subiscono già le nefaste conseguenze. Le OO.SS., prima di sedersi al tavolo delle trattative, avrebbero dovuto pretendere la revoca incondizionata ed immediata di tutti i provvedimenti di sospensione dei lavoratori: solo così i lavoratori sarebbero stati messi sullo stesso piano, nella medesima condizione di spirito, ed avrebbero potuto esprimere serenamente il proprio punto di vista, mentre, nell’attuale situazione, la votazione sarà inevitabilmente inficiata dal principio mors tua vita mea, e chi è, per il momento, salvo sarà portato a votare a favore dell’accordo, non perché ne condivida i contenuti, ma perché indotto a pensare che solo così potrà salvarsi”.
“L’accordo – spiega l’avvocato – ricalca al ribasso le condizioni già decise unilateralmente dalla direzione aziendale, come risulta chiaramente dal confronto tra l’ipotesi di accordo del 23 febbraio ed il comunicato aziendale del 14 febbraio. Nell’ipotesi di accordo si prevede, incredibilmente, che l’integrazione del trattamento di cassa integrazione anticipato dal datore di lavoro, sia a carico del lavoratore e non del datore di lavoro: il lavoratore, dunque, si paga di tasca sua l’integrazione con anticipazioni sul proprio TFR. Senza contare che solo

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