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Ttip, i rischi del libero scambio per la sanità pubblica

Monopoli, lotta ai farmaci generici, privatizzazione dei servizi sanitari. Sul tavolo del Ttip è in discussione il diritto alla salute. Vediamo come.

febbraio 29, 2016 – di Fernanda Marchiol – WIRED

farmaciSi è concluso il 26 febbraio a Bruxelles, il dodicesimo turno di negoziazioni sul Transatlantic Trade and Investment Partnership, meglio conosciuto come Ttip, il trattato commerciale di libero scambio che Unione europea e Stati Uniti discutono dal 2013. Sono previsti altri due round di trattative entro l’estate, nel tentativo di chiudere l’accordo alla fine del 2016. L’obiettivo è abbattere i dazi euniformare le normative, per aumentare scambi e investimenti e assicurare la più ampia circolazione delle merci sul mercato. Sul tavolo del Ttip si discute di ambiente, alimentazione, diritto del lavoro, ma non solo. Il Ttip riscrive le norme anche in materia di sanità pubblica. Ma cosa può accadere al sistema sanitario italiano se il Ttip diventa realtà?

Le conseguenze più evidenti si avranno sul costo dei farmaci di proprietà intellettuale, quelli che ancora non hanno un corrispondente generico. Le più grandi lobby farmaceutiche (l’europea Efpia e l’americana Phrma) stanno facendo pressioni per allungare la durata del brevetto dei farmaci, ossia gli anni in cui si protegge la proprietà intellettuale e si impedisce la produzione di farmaci generici. Oggi in Europa un brevetto dura vent’anni dalla scoperta. Allungare questo intervallo significaostacolare l’ingresso dei medicinali generici sul mercato e il gioco della concorrenza che tiene i prezzi bassi, accessibili a tutti. Di fronte al monopolio delle grandi firme, anche i farmaci essenziali e salvavita possono diventare molto costosi.

Un altro aspetto delicato riguarda la revisione dei requisiti per la concessione del brevetto per i farmaci, che i colossi farmaceutici chiedono all’Europa per armonizzare i regolamenti. Non è un mistero che negli Stati Uniti le medicine siano messe in commercio secondo standard molto diversi da quelli europei. L’Europa, invece, è conosciuta per il principio di precauzione, che prevede norme restrittive e cautelative. In questo caso, armonizzare la regolamentazione rischia di ridurre gli standard europei di sicurezza e protezione, per aumentare le esportazioni in Europa di farmaci americani.

“L’aspetto più controverso del Ttip è la protezione dell’investitore”, sottolinea Angelo Stefanini, direttore del Centro studi e ricerche in salute internazionale dell’Università di Bologna (Csi), “perché va ai cardini della democrazia”. L’Investment Court System (Ics) è il sistema di risoluzione delle controversie tra investitori, in discussione per la prima volta a Bruxelles dopo che l’Unione europea lo ha proposto in alternativa al precedente Investor-state-dispute-settlements (Isds). Entrambi questi tribunali speciali si basano su un diritto sovranazionale. Un meccanismo che consente agli investitori di citare in giudizio anche i governi, qualora sia minacciata la loro iniziativa commerciale.

Com’è avvenuto quando Philip Morris – il caso più famoso, ma non l’unico – ha portato in tribunale il governo australiano per lacampagna di prevenzione contro il fumo di sigaretta, che danneggiava i suoi profitti (ma tutelava la salute dei cittadini). “È pericolosissimo che un investitore privato possa fare causa a un’entità pubblica e democratica, come un governo, per tutelare i propri interessi economici, perché scardina l’organizzazione democratica della società”, continua Stefanini. Se diventano realtà, un’azione governativa che incide sui profitti dell’industria può essere citata in causa anche se è volta a proteggere la salute dei cittadini. Di più: qualunque informazione sfavorevole su un farmaco, che lo definisca pericoloso o inefficace, potrà essere riconosciuta come “segreto commerciale” o “dato confidenziale” e rimanere blindata nel segreto.

I colossi dell’industria rischiano di avere margini d’intervento sempre maggiori nelle politiche nazionali. L’altra faccia della medaglia vede i governi perdere potere decisionale e avviarsi verso una privatizzazione a tutti i livelli, anche di servizi essenziali come la sanità. Ma se i governi non manterranno il controllo del prezzo dei farmaci e della spesa sanitaria nazionale, non sarà possibile garantire a tutti l’accesso ai servizi sanitari.Curarsi allora verrà a costare caro.

“Il principio dell’efficienza governa il mercato americano ed è il vantaggio più declamato del Ttip. Ma è una parola da usare con estrema cautela nel mondo sanitario, dove la concorrenza tra i produttori avviene sempre ed esclusivamente sul piano dei costi, non della qualità” sottolinea Stefanini. “Andare a cercare gli aspetti positivi del Ttip è difficile” continua il direttore del Csi, “le questioni sono le stesse di vent’anni fa: il drago assume forme diverse, ma dentro resta identico”.

Vista così, per gli Stati Uniti, l’Europa è un mercato tutto da conquistare. Ma se le tariffe di esportazione sono già basse, dobbiamo chiederci qual è il reale interesse degli Usa, nascosto nel segreto di questi giorni di negoziazione. Sul tavolo del Ttip, a porte chiuse, è in discussione la concezione stessa di salute: come diritto o come prodotto.

Redazione Fedaisf

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