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UN MERCATO CON SEMPRE PIU’ GENERICI


Le deludenti misure per lo sviluppo del comparto La Finanziaria e le permanenti polemiche su sicurezza, qualità ed obsolescenza.

Aetiche quest’anno, come nel 2006, abbiamo sentito parlare molto di generici, spesso, va detto, in modo inappropriato. Ma quello che ancora una volta dobbiamo purtroppo constatare è che a tante parole non sono seguiti altrettanti fatti concreti. Continuiamo ad essere i paladini di tutti coloro che devono tenere sotto controllo i conti, ma misure concrete per lo sviluppo del mercato dei generici non ne vengono adottate. Le misure in Finanziaria Abbiamo partecipato con impegno al tavolo sulla farmaceutica, voluto dal Ministro Turco, per studiare insieme le misure necessarie a tutto il settore farmaceutico, ma nessuna delle proposte fatte da Assogenerici è stata poi tenuta in considerazione quando si è trattato di tradurle in norme. Le misure introdotte con l’ultimo decreto fiscale, sul governo della spesa farmaceutica, che nell’intento del legislatore dovrebbero garantire un più adeguato controllo della spesa e offrire alle imprese un nuovo assetto di regolazione dei prezzi, creando un mercato più favorevole alla competizione e all’innovazione, sono del tutto inadeguate al raggiungimento degli obiettivi dichiarati e non garantiscono alcuno spazio di sviluppo concreto alle aziende produttrici di farmaci generici. Innanzitutto l’ammontare complessivo delle risorse dedicate alla farmaceutica territoriale è definito anno per anno e non si coglie dunque l’opportunità di avviare una stabile programmazione pluriennale, le modalità previste per la programmazione assegnano poi una discrezionalità troppo ampia per il Regolatore e infine l’assegnazione di budget per portafoglio prodotti equivale a fissare ex-ante gli esiti del mercato e le quote spettanti a ciascuna impresa. Con un sistema di questo tipo si ingesseranno di fatto le quote di mercato, non solo per le aziende già presenti, ma ancor di più per le nuove imprese produttrici di generici che vorrebbero accedere al mercato. Prevedere poi un budget anche per i generici, con conseguente ripiano dell’eventuale sforamento è come dire mettiamo un tetto al risparmio che il SSN può conseguire nel corso dell’anno! Ben più opportuno sarebbe stato cominciare a costruire una cornice istituzionale in cui far muovere il coordinamento fra Stato e Regioni in tema di governance della spesa con riferimento ad aspetti reali, come la regolazione della domanda e dell’offerta e la verifica delle prassi prescrittive dei medici. Ma di questo non c’è traccia nelle nuove norme, il dibattito parlamentare sul nuovo sistema di regolazione della spesa farmaceutica è stato piuttosto veloce e poco approfondito, l’unica voce di dissenso chiara si è levata dall’Antitrust, la cui segnalazione in Parlamento è rimasta però lettera morta. Mentre un grande interesse e numerose prese di posizione ha suscitato la previsione, transitata per breve tempo nel disegno di legge Finanziaria, sulla prescrizione per principio attivo dei medicinali di fascia C. Tanto clamore per nulla, mi permetto di dire, considerato che la legislazione vigente prevede il principio di sostituibilità del medicinale prescritto con l’equivalente più economico. In sostanza vuoi dire che ciò che è scritto sulla prescrizione, anche se è il nome di una marca, è sostituibile in farmacia, e dunque usare il principio attivo in luogo del brand sulla ricetta non cambierebbe nulla nella pratica quotidiana. Certo va anche detto che chiamare un farmaco con il proprio nome e non con nomi di fantasia permetterebbe di riconoscere immediatamente la sostanza attiva, facilitando così il compito sia del medico che del farmacista e se infine anche il cittadinopaziente acquisisse maggiore dimestichezz

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