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150° Italia, la sanità che ha fatto l’Italia

 

Si è appena conclusa la Manifestazione “I 150 anni di Sanità Italiana”, svoltasi presso la Sala delle Conferenze di Palazzo Marini, alla presenza del ministro della Salute Ferruccio Fazio. Nei festeggiamenti per il “compleanno” dello Stato italiano, la sanità non può certo giocare un ruolo di secondo piano visto il ruolo di “rete” che ha svolto su tutto territorio nazionale, dando un contributo decisivo alla sua unificazione di fatto. Diverse quindi le iniziative che celebreranno il ruolo della sanità nel corso di questi 150 anni. Uno spazio di rilievo avranno di certo quelle strutture che più di tutte si sono distinte come “reti nazionali”: la donazione del sangue, quella degli organi e l’assistenza sanitaria gratuita e universale. l bilancio del loro funzionamento oggi conferma come, nonostante la resistenza di differenze locali che penalizzano sempre il sud, il sistema nazionale della salute abbia contribuito ad un’identità unica, partendo proprio da uno dei temi sensibili per eccellenza, quello della salute. E nella ricerca difficile di un equilibrio che permetta alle regioni più deboli di raggiungere i risultati delle più virtuose, diversi meccanismi di solidarietà hanno creato nei fatti un sistema nazionale che si è espresso proprio attraverso le tre reti del sangue, dei trapianti e del servizio sanitario nazionale.

La prima legge di sanità pubblica del Regno d’Italia fu la Crispi-Pagliani, emanata nel 1888, basata sull’assetto sanitario del Piemonte, più arretrato rispetto alla Toscana o al Regno borbonico, che già avevano misure di igiene pubblica e prevenzione delle malattie. La sanità nel nuovo Regno d’Italia rientra così tra le funzioni di sicurezza, e dipende dal ministero dell’Interno. C’erano i medici provinciali e i medici condotti sparsi sul territorio, ognuno dei quali disponeva di una levatrice. Nel 1948 la Costituzione sancisce il diritto alla tutela della salute da parte dello Stato, e nel 1968 nascono gli ospedali pubblici, di tre tipi: generali, provinciali e locali. Il 1978 è un anno cruciale: vengono emanate la legge 180, che chiude i manicomi, la legge 194 sull’aborto e la 833 che istituisce il Servizio sanitario nazionale, universalistico e solidale. Una vera svolta che consente a tutti i cittadini di poter essere curati gratuitamente, anche in regioni diversa dalla propria senza costi aggiuntivi. Nel 2001 la riforma costituzionale devolve alle regioni le competenze sulla sanità.

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