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A Milano il Tribunale UE dei brevetti? Quasi certo, ma con competenze “smembrate”

Il Corriere della Sera, Cronaca, a seguito di una interrogazione di Lia Quartapelle, riferisce che Milano si trova a un passo dalla risoluzione di una controversia di attribuzioni. L’istituzione degli uffici che si occuperanno di brevetti a livello europeo è già predisposta in via San Barnaba 50 (sede della Sezione Lavoro del Tribunale di Milano, nella foto sopra)

Il vero problema è quello delle competenze, dal momento che si dovrebbe trattare di quelle farmaceutiche con un indotto legale per contenziosi fra aziende previsto fra i 300 e i 350 milioni di euro considerato che a livello farmaceutico il 52% dei farmaci commercializzati in Europa sono prodotti fra Milano e Roma.

Il primo giugno entrerà in vigore il sistema brevettuale che promette una tutela europea più ampia e a prezzi più convenienti (più cause nazionali accorpate in un unico procedimento europeo con relativo abbattimento dei costi legali) e il relativo tribunale le cui sentenze saranno valide in tutta Europa.

L’avvocato Cesare Galli, specialista e professore di Diritto dei brevetti: «Sul piano giuridico, questo smembramento di competenze renderà ingestibile il sistema, perché in molti casi farà sdoppiare le cause in materia chimica e farmaceutica, con enorme aggravio di costi specie per le Pmi, e aprirà a contestazioni davanti alla Corte di Giustizia Europea, portando alla paralisi di azioni giudiziarie importanti, il che avrà effetti devastanti non solo per il nostro Paese, ma per tutta la UE. Per evitarlo, l’Italia dispone però di uno strumento legale decisivo: quello di ritirare la sua adesione, cosa che farebbe venir meno gli equilibri economici delicatissimi su cui si regge il Brevetto Unitario, costringendo Francia e Germania a rivedere le loro posizioni».

Resta da capire solo quali e quanti poteri avrà la nuova Corte. E alla fine potrebbe prevalere la logica del compromesso politico. È un braccio di ferro sulle competenze la trattativa in corso (e per ora in stallo) per portare a Milano non la sede regionale (già prevista), ma una delle tre corti centrali del nuovo Tribunale per il brevetto unitario. Le altre due sono a Parigi e Monaco di Baviera che, con la fuoriuscita di Londra (essendo la normativa ambigua su cosa fare), avevano deciso di avocare a sé le competenze in materia inizialmente spettanti alla City. E alcune vorrebbero continuare a tenersele.

A metà febbraio era giunta la proposta di Francia e Germania di trasferire in Italia sì la terza sede centrale, ma lasciando chimica e metallurgia a Monaco di Baviera, e a Parigi quella quota di brevetti farmaceutici dotati di SPC (certificato di protezione supplementare). All’Italia resterebbero, così, brevetti sui medicinali senza SPC (pochi ed economicamente poco interessanti) e il biotech non farmaceutico. Il tribunale e il suo funzionamento sono a carico del Paese ospite, ma senza contenziosi di valore, anche i guadagni diretti e l’indotto potrebbero non valere l’investimento.

“L’Italia chiede e rivendica mansioni piene per il capoluogo lombardo a partire da giugno 2024, per poi gradualmente avviare trattative per lo ‘smistamento’ e il riassetto eventuale degli ambiti tra le tre divisioni”. A comunicarlo è il sottosegretario di Stato al ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Giorgio Silli, rispondendo a un’interrogazione della deputata Pd Lia Quartapelle.

La fabbrica dei brevetti, col supporto del Tribunale europeo, è una garanzia di sviluppo nell’innovazione. In dieci anni sono quasi 191 mila i brevetti nazionali depositati e 15 mila quelli europei. Oltre 50 ogni giorno. Sul totale italiano pesano soprattutto le invenzioni lombarde, quasi 29 mila su 97 mila depositi nazionali (30 per cento), di cui circa 24 mila nella sola Milano, e i brevetti europei con valore internazionale, il 34,5  per cento.

Notizie correlate: Tribunale dei Brevetti, Milano continua a volerlo. La decisione tra qualche mese

Redazione Fedaisf

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