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Articolo 32, com’è andata quella notte in Commissione

«Ma quale colpo di mano? Noi abbiamo votato l’emendamento del Governo, non c’è stato nessun complotto». Chiara Moroni, rappresentante del Fli in commissione Bilancio a Montecitorio, parlamentare da tre legislature e farmacista figlia di farmacisti, fa un po’ di chiarezza sulla "notte della Manovra", quella che in poche ore ha tolto dalla disperazione migliaia di titolari e ha lasciato alla farmacia l’esclusiva della ricetta. Ciò che è successo veramente tra le 10 di sera di martedì e le prime ore di mercoledì lo sa solo un ristretto circolo di persone, tanto che nei giorni successivi alcuni quotidiani nazionali hanno parlato di interventi del Vaticano o di "agguati" tesi al governo dalla lobby dei farmacisti. E nei corridoi di Federfarma e Fofi scattava la corsa ad attribuirsi i meriti dell’operazione. Nomi a parte, le ricostruzioni più attendibili tendono invece a marginalizzare gli interventi di porpore cardinalizie e ad accreditare invece la tesi del "pasticciaccio brutto", in cui il governo sarebbe caduto in massima parte per propria inesperienza e in minima per astuzie di politici "vicini" alla causa delle farmacie. Un pasticcio, in sostanza, da attribuire al ministro per i Rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, colui che ha portato in commissione Bilancio il pacchetto di emendamenti firmati dal Governo. Pacchetto in cui, sul filo di lana e dopo uno scambio d’idee frettoloso (causa tempi contingentati) con alcuni rappresentanti di Pdl e Fli, era stata infilata una nuova versione dell’articolo 32, allo scopo di allargare la fetta di fascia C esclusa dalla liberalizzazione. Il testo era stato preparato nel pomeriggio in Federfarma, ma secondo alcune fonti non prevedeva l’abrogazione della ricetta per i farmaci destinati all’extra-canale. La locuzione "senza ricetta" sarebbe stata aggiunta alla presenza di Giarda, senza che gli fossero ben chiare le conseguenze. Il resto è storia: il pacchetto è arrivato in Commissione con l’ok del Governo, il presidente l’ha messo ai voti senza un esame dei singoli provvedimenti (da cui le proteste dell’Idv) e la Commissione l’ha approvato. Pasticcio, agguato, complotto: lo si può chiamare come si vuole, fatto sta che ora Monti e colleghi se la sono legata al dito e promettono di fare alla farmacia pelo e contropelo, magari già per gennaio. Ed è evidente che ora nel mirino non c’è più la fascia C ma quorum, Pianta organica, accesso alla titolarità e chissà cos’altro. Ma anche su questo Chiara Moroni non ci sta: «Questo paese ha certamente bisogno di liberalizzazioni profonde» spiega «ma in quei settori dove aumentare la concorrenza significa accrescere il Pil e muovere domanda e offerta. Il farmaco è un’altra cosa, qui non c’è alcuna convenienza a soffiare sui consumi, mentre sul fronte del servizio la farmacia offre già oggi la risposta migliore ai bisogni della popolazione».

19 dicembre 2011 – Farmacista33

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