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POOR MEDICAL INFORMATION: IS THE GUILTY ALL OF THE MEDIA?

L’informazione medica riportata sui quotidiani o su internet affronta talvolta temi di intrattenimento per un lettore ozioso, piuttosto che argomenti di rilievo per la medicina e in grado di promuovere una qualsiasi forma di dibattito. Ma è possibile tentare di migliorare questo trend? E in che modo? A porsi questi importanti interrogativi è il medico e giornalista inglese Christopher Martyn in un commento apparso sulla rivista British Medical Journal.

La sfida a una nuova e più autorevole informazione medica deve passare, secondo Martin, attraverso le mani degli editori che dovrebbero finanziare articoli di dibattito e temi di politica sanitaria, piuttosto che concentrare la loro attenzione sulle malattie dei divi di Hollywood o sul fatto che dar da mangiare pesce ai figli aiuta a renderli più intelligenti. Perché non discutere delle disparità nell’assistenza sanitaria o affrontare con coerenza e in modo qualificato la spinosa questione dei trattamenti di fine vita? Si chiede Martin.
Molte notizie di medicina e benessere risentono inoltre di una forte tendenza al sensazionalismo o all’”esasperazione” dei risultati delle ricerche. Ma è realmente da attribuire ai media la responsabilità di questo atteggiamento? Secondo Martin, i media vengono costantemente “corteggiati” da medici e ricercatori che, giustamente, vorrebbero veder pubblicate le loro ricerche sui quotidiani o sulle riviste nazionali. I giornalisti si trovano così talvolta sommersi di comunicati stampa che, per mancanza di tempo o di competenza scientifica, vengono resi fruibili al vasto pubblico senza la minima valutazione critica da parte dei giornalisti. Una recente analisi compiuta in Inghilterra, continua  Martin, ha messo in evidenza che gli stessi comunicati stampa redatti in ambito accademico tendono a “ingigantire” i risultati delle ricerche, ponendo in secondo piano la reale rilevanza clinica della ricerca. “Se crediate che sia utile alzare il livello dell’informazione medica”, conclude Christopher Martyn nel suo commento, “pubblicare meno comunicati stampa e in modo più accurato potrebbe essere un valido punto di partenza”.

 
Source: Martyn C. Don’t just blame the media. BMJ 2009; 339:b2865.
 
stefano massarelli

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