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Regolamento anticorruzione spacciato per regolamento di accesso

Per molti regolamenti sull’informazione scientifica, approvati un po’ in tutta Italia, la finalità è quella di contrastare la corruzione degli ISF extension. Come se la diminuzione della frequentazione, e la registrazione delle visite, fosse un deterrente per questi reati.

La risposta che continuiamo a ripetere da sempre a questi regolamenti è una sola: gli ISF extension condannati per reati corruttivi in Italia rappresentano meno dello 0,1% dell’intera categoria. Colpevolizzare e colpire l’altro 99,9% per giustificare il fine della prevenzione, è come colpevolizzare e colpire tutti gli automobilisti che entrano in autostrada solo perché potrebbero superare i limiti di velocità.  Lo 0,1% rappresenta la percentuale di altre categorie professionali, che guarda caso NON vengono specificatamente indicate da ANAC, come quella a cui apparteniamo.

Se l’atto corruttivo coinvolge due soggetti, l’ANAC dovrebbe indicare anche medici, farmacisti pubblici e privati come specifiche categorie che interagiscono con gli ISF extension, e NON parlare di generici ‘operatori sanitari’. Se gli ISF extension sono ad alto rischio corruttivo, anche i loro interlocutori lo sono. Il rapporto shock dei dati pubblicati nell’ottobre 2016 sulla corruzione nella sanità, elaborato da Transparency International Italia, CENSIS, Ispe-Sanità e Rissc, parla di una realtà ben più grave e complessa.

La corruzione in Sanità ci costa 6 miliardi di euro l’anno, ed è coinvolta un’ASL su tre. Tre sono i settori maggiormente coinvolti: quello degli appalti (dove non esistono ISF extension) quello delle assunzioni (dove non esistono ISF extension) e quello degli acquisti (dove non esistono ISF extension perché ‘non vendono alle ASL’ e ‘non hanno alcun potere decisionale nel gestire le gare’). Coinvolti nell’indagine sono anche il settore dei concorsi, dei proventi delle sperimentazioni cliniche, delle liste d’attesa e delle prescrizioni di farmaci a seguito di sponsorizzazioni.

L’esame dei Piani anticorruzione, previsti dalla Legge 190/2012, di 230 aziende sanitarie rivela, inoltre, che nel 40% dei casi si sono limitate a un adempimento formale dell’obbligo di legge, e solo una struttura sanitaria su quattro ha risposto in pieno al dettato normativo, tra cui appunto, quello che esprime l’accesso degli ISF extension nelle stesse strutture.

Il malcostume poi imperversa anche tra i cittadini con 2 milioni di italiani che hanno pagato bustarelle per ottenere favori, mentre 10 milioni hanno effettuato visite mediche in nero: a questi cittadini non sembra sia mai stato imposto alcun regolamento anticorruzione. Il rapporto segnala ancora legami tra politica e criminalità organizzata e appalti con il più alto tasso di proroghe, oltre a reparti gestiti da primari che non hanno mai fatto un concorso.

A denunciare tutto questo – senza mezzi termini – è stato l’ex presidente nazionale anticorruzione (ANAC) Raffaele Cantone che riferisce anche: “L’ingerenza della politica (cioè dei politici ndr) è uno dei problemi della Sanità. Su molte questioni che riguardano i vertici delle strutture sanitarie c’è una forte influenza della politica (cioè dei politici ndr) che in alcune zone significa anche un pezzo dell’influenza della criminalità organizzata”.

Infine ci sono gli sprechi e le inefficienze per  miliardi di euro. Nel frattempo, a fare le spese di tutta questa rappresentazione corruttiva sono stati soprattutto gli ISF extension, indicati dai mass media come i principali corruttori nella sanità che hanno pagato, e stanno pagando per tutti, un prezzo altissimo di 15.000 posti di lavoro persi in questi ultimi anni nel più assordante silenzio stampa, mentre oggi assistiamo alla bomba mediatica dei 10.000 posti a rischio di ArcelorMittal.

Dati corruzione                            

Dr. Riccardo Bevilacqua

President Centro Documentazione, Studi e Ricerche FEDAIISF


Related news: ASP Messina. The Regulation of access of the ISF to the structures of the SSR. Ed

ANAC. Guidelines Code of Conduct SSN.

Legge del 6 novembre 2012, n. 190

Psicologia sociale. Il capro espiatorio

 

Redazione Fedaiisf

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