Bisogna essere molto cauti quando si affronta la questione dei tagli nella sanità. Spendere meno, sprecando di meno è un ottimo slogan, ma il suo “atterraggio” nella realtà può essere distruttivo, “molto dannoso”.
Dai dati demografici Istat emerge un aumento clamoroso (+11,3%) di decessi nei primi otto mesi dell’anno in Italia. A fine 2015 potrebbero essere 67.000. E’ come se ci fosse stata una guerra. E nessuno finora sa dare una spiegazione
25 dicembre 2015 – Il Tirreno Toscana
E’ come se nel 2015 si fosse combattuta una guerra di cui nessuno si è accorto. E infatti non c’è stata. Ma restano sul terreno le vittime: 45.000 morti in più in Italia rispetto al 2014 secondo conteggi fermi ad agosto, che potrebbero diventare 67.000 quando i conti avranno compreso tutto il 2015. Sono le anticipazioni del bilancio demografico che Istat stila mese per mese e che mostra un fenomeno clamoroso su cui già si interrogano demografi, esperti della sanità, sociologi. E ancor più si interrogheranno nelle prossime settimane, quando saranno disponibili anche i dati relativi alle fasce di età e alle cause di morte.
I dati sono inequivocabili, tanto più perché rappresentano un gigantesco cambio di tendenza rispetto agli ultimi anni. Le schede dell’Istituto di statistica pubblicate finora arrivano fino ad agosto e mostrano un aumento dell’11,3% dei decessi in Italia (punte massime tra gennaio e marzo). Erano stati 399.000 nei primi otto mesi del 2014, sono stati 445.000 negli stessi mesi dell’anno in corso. In media, cinquemila morti in più al mese. Oltretutto nel 2013 e 2014 c’era stata una diminuzione dei morti e comunque anche negli anni precedenti le variazioni (in più o in meno) erano sempre state di pochi punti percentuali, ben lontane dalla doppia cifra.
Per ritrovare un aumento del genere, fanno notare gli esperti, bisogna risalire agli anni tra il 1915 e il 1918, o al 1943. Anni di guerra, insomma, l’ordine di grandezza è quello. Solo che nel 2015 guerre per fortuna non ce ne sono state. E dunque quale può essere la spiegazione? Escluso l’errore di raccolta o di elaborazione dei dati (in genere le correzioni fatte da Istat a fine anno si limitano a poche centinaia di casi), le ipotesi sono ancora tutte possibili (invecchiamento della popolazione, crisi del welfare, riduzione delle vaccinazioni), ma nessuna fin qui sembra dare spiegazioni convincenti. E soprattutto nessuna spiegazione giustifica un tale numero di decessi. Il lavoro di studio e di riflessione comincia ora e sarà interessante vedere dove porterà. C’è un giallo con 67.000 morti ed è ancora tutto da risolvere.
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