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Fnomceo e Farmindustria su convegni.

Ripartirà a breve, già dalla prossima settimana, il dialogo tra la Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) e la Farmindustria sulle misure adottate dagli industriali che, dal primo gennaio, hanno tagliato gli investimenti sui convegni medici. Dall’inizio dell’anno, infatti, le aziende non sosterranno le spese di viaggi e ospitalità per i medici, in occasione di congressi e convegni scientifici, in risposta ai tagli per il settore contenuti in Finanziaria. “La prossima settimana – ha precisato Bianco all’Adnkronos Salute – chiamerò il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé, per riavviare il discorso sulla formazione”. L’ultimo incontro tra Bianco e Dompé risale all’inizio di dicembre, ma – in quell’occasione – all’ordine del giorno c’era soltanto la Finanziaria. Nell’agenda del prossimo appuntamento, invece, si entrerà nel merito dell’Ecm e dei tagli sugli investimenti. “Sull’argomento – ammette Bianco – c’è qualche preoccupazione. Ma comunque la macchina della formazione non si fermerà. Ci potranno essere indubbie difficoltà, legate al ‘ritiro’ di importanti risorse, ma non uno stop. Una ‘paralisi’ può esserci solo se si metterà in piedi un sistema in cui i professionisti non si riconoscono. E se si punterà a una struttura burocratica”. Con la Farmindustria, invece, il presidente dei medici italiani è deciso  “ad affrontare in modo assolutamente positivo – spiega – il rapporto tra professione e industria del farmaco. Le relazioni devono essere positive perché la medicina moderna ha bisogno di strumenti, di farmaci, di tecnologia. Collaborare è vitale”. Necessario, però, condividere alcuni principi fondamentali. In particolare, il “rispetto dei compiti e delle funzioni. Ciò vuol dire rispettare le reciproche autonomie, senza invasioni di campo”. Per Bianco “il ruolo importante che l’industria farmaceutica e biotech ha nelle innovazioni in campo farmacologico e tecnologico – continua Bianco – non si deve tradurre in una forma di subordinazione dei professionisti alle esigenze dell’industria stessa. Questa è una garanzia per tutti, soprattutto per il protagonista fondamentale che è il cittadino. Solo in questo modo si ha la certezza che il professionista prescrive un farmaco per la sua efficacia e non per la forza del messaggio promozionale o per il ritorno economico”. Il rapporto tra industria e professionisti, insomma, non deve essere improntato su “moralismi – conclude Bianco – ma sulla morale: etica moderna della responsabilità, uso appropriato delle risorse, etica dell’autonomia. Credo che, da questo punto di vista, anche l’industria abbia da guadagnare da un rapporto chiaro. Le aziende, infatti, non possono vivere senza investire e senza ammodernare le culture. Noi contiamo che si possa uscire bene da questa fase un po’ grigia, magari con idee, atteggiamenti e comportamenti nuovi”. Da Doctronews 09-01-07
 

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