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Garattini: “Bisogna cambiare la normativa sui farmaci”

La legislazione europea vigente non tiene conto di un aspetto fondamentale per l’autorizzazione di nuovi farmaci antitumorali che potrebbe influire in modo decisivo anche sui loro prezzi: il fatto che quello nuovo sia certamente più efficace di quelli già esistenti. Ciò non spinge dunque l’industria farmaceutica a compiere una ricerca scientifica realmente significativa

Il direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” è stato ospite a Pisa per un incontro sul tema “Perché è difficile curare i tumori”

19 giugno 2015 – IL TIRRENO PISA

PSilvio GarattiniISA. “La parola chiave per la cura dei tumori è eterogeneità, bisogna dirlo alla gente perché non tutte le cellule tumorali sono uguali, così come non esiste un solo percorso terapeutico per guarire il cancro”. Lo ha detto Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” durante un incontro alla Scuola Normale di Pisa sul tema “Perché è difficile curare i tumori”.

“Oggi – ha spiegato – è possibile trapiantare i tumori umani nei topi e seguire l’evoluzione clinica che hanno in risposta all’assunzione di un determinato farmaco e quindi l’unica strada da seguire è quella della ricerca per individuare sempre nuove forme di cure, sapendo però che non tutti i tumori sono uguali e che spesso non sono uguali neppure le cellule tumorali che vanno in  circolo nell’organismo formando poi metastasi. Non esiste quindi una sola cura del singolo tumore, ma bisogna proseguire gli studi per adottare farmaci sempre più efficaci di fronte all’eterogeneità di questa situazione”.

“La legislazione europea vigente – ha aggiunto Garattini – non tiene conto di un aspetto fondamentale per l’autorizzazione di nuovi farmaci antitumorali che potrebbe influire in modo decisivo anche sui loro prezzi: il fatto che quello nuovo sia certamente più efficace di quelli già esistenti. Ciò non spinge dunque l’industria farmaceutica a compiere una ricerca scientifica realmente significativa”.

“Gli unici requisiti richiesti – ha spiegato – sono qualità, efficacia e sicurezza, ma nessuno chiede che un nuovo farmaco sia più efficace del vecchio e ciò determina che il valore del singolo farmaco non valga il prezzo a cui viene venduto. Ma la verità è che nessuno ha interesse a cambiare questo stato di cose: non l’industria farmaceutica che in questo modo si garantisce i profitti, né la gente che pretende comunque cure efficaci a costi che tuttavia solo il sistema sanitario nazionale può garantire. E’ evidente che in questo circuito ne risente la ricerca scientifica che senza l’assillo di sviluppare soluzioni più efficaci di quelle già esistenti diventa meno significativa di quanto potrebbe essere per evitare alle case farmaceutiche un aggravio di costi che, con la legislazione attuale, sono ingiustificati”.

Redazione Fedaisf

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