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Gelmini: sconto di un anno per gli studenti di Medicina e Giurisprudenza

ROMA, 11 LUGLIO – Periodo di saldi anche al ministero dell’Istruzione. I disastri della Gelmini non si arrestano e stavolta il ministro decide di far festeggiare i futuri studenti delle facoltà di Medicina e Giurisprudenza.

La sanità italiana è pessima e la già appurata intelligenza di Mariastella Gelmini ci vuole stupire anche questa volta proponendo una soluzione: “Abbiamo aperto un tavolo con il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, proprio allo scopo di valutare una abbreviazione degli anni di studio della Facoltà di Medicina. Ora sono sei anni per la laurea, poi quattro o cinque di specializzazione, poi il dottorato. Non si finisce mai. L’obiettivo sarebbe quello di accorciare almeno di un anno”. Studenti felici, futuri pazienti forse meno. Ci si può forse ancora salvare dato che si tratta di un’intervista e non di una vera e propria proposta di riforma.

Prima di diventare ministro la giovane Mariastella ha frequentato per un breve periodo un liceo di Desenzano del Garda per poi diplomarsi, però, presso un liceo privato. Successivamente ha frequentato l’Università degli Studi di Brescia ed è riuscita a laurearsi solo dopo diversi anni fuori corso in Giurisprudenza. E forse proprio ricordando le sue pene universitarie ha in serbo qualche novità anche per la sua facoltà. “Anche in questo caso troppi anni prima dell’accesso alla professione. Stiamo valutando la possibilità di anticipare il tirocinio all’ultimo anno prima della laurea in modo che dopo il diploma occorra soltanto un anno di pratica”, sostiene la Gelmini in un’intervista al Giornale. Per quanto riguarda Giurisprudenza dovrebbe, però, porre più attenzione in quanto è noto come diversi esponenti del partito al quale appartiene abbiano bisogno di buoni avvocati. Meglio farli studiare un po’ di più quindi!

Insomma, al ministro non è bastato rovinare l’istruzione universitaria con l’introduzione dell’idea meno geniale del secolo, il “3+2”, e ulteriori trovate altrettanto acute. L’opera di demolizione culturale italiana continua. E si insiste ancora sull’abolizione del valore legale dei titoli di studio. Il presidente della Crui spiega come, invece, “abrogare il valore legale potrebbe significare liberalizzare la formazione universitaria, lasciando che chiunque possa istituire una “università” e che il mercato faccia da regolatore del valore, sostanziale e non formale, dei titoli rilasciati”. Inoltre, per accedere alla Pubblica amministrazione o alle professioni, oggi, è richiesto un determinato titolo accademico o di i

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