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Gli ospedali italiani tagliano. I manager restano paperoni. Per dirigenti compensi fino a 150 mila euro

Pubblicato da Redazione online il 8 aprile 2014   LA NOTIZIA giornale.it
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Stop ai ricoveri, farmaci razionati, liste d’attesa di anni per visite ed esami. La sanità taglia su tutto. In maniera massiccia. Il debito è spaventoso. Chiede ai cittadini continui sacrifici. I ticket lievitano. Ma quando si tratta dei manager i tagli sono sempre mini. Una garanzia negli ospedali d’Italia c’è: chi li dirige ha uno stipendio da sogno, come raccontato da un’inchiesta de La Notizia del 26 marzo scorso.

Il caso Lazio
Una delle Regioni con il debito sanitario maggiore e ancora commissariata è il Lazio. Anche lì però quanti vengono messi al timone delle aziende ospedaliere non hanno di che lamentarsi. Di recente la Corte dei Conti ha condannato l’ex governatore Piero Marrazzo e l’ex rettore dell’università di Tor Vergata a risarcire oltre 200 mila euro, per il super stipendio concesso al direttore generale del Ptv, Enrico Bollero: 206 mila euro contro i 154 mila previsti. Per il direttore amministrativo, Mauro Pirazzoli, e il direttore sanitario, Giuseppe Visconti, si spendono invece 123.949 euro. Domenico Alessio, direttore generale dell’Umberto I, percepisce 154.937 euro mentre i direttori sanitario e amministrativo della stessa azienda, Amalia Allocca e Branca Marta si fermano a 123.949 euro. Al San Filippo Neri, il direttore sanitario Caterina Amodeo percepisce 140.365 euro l’anno e il direttore amministrativo, Rossana Di Renzo, 84.253 euro. All’Asl Roma C, da cui dipende anche il Sant’Eugenio, 122.710 euro nel 2012 al manager Antonio Paone e 112.829 al direttore amministrativo Giancarlo Gava.

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