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I NUOVI FARMACI? FANNO BENE AL PORTAFOGLIO

È boom della ricerca: allo studio 1.425  terapie, il 50% in più di 10 anni fa Mackay (Pfizer): «L’età dell’oro per la sperimentazione» Ma Wall Street resta scettica: le spese sono tante e i successi pochi Intanto nel 2011 scadranno brevetti per 150 mld di dollari

MICHELLE CORTEZ
Pfizer, GlaxoSmithKline e Sanofi-Aventis stanno sperimentando un numero record di nuovi farmaci, ma il mercato rimane ancora indifferente. Secondo la Cowen&Co., ci sono 1.425 potenziali terapie allo studio, il 50% in più rispetto a dieci anni fa. Le cure, principalmente per diabete, cancro e disordini mentali, potrebbero aiutare a compensare il declino dei ricavi dell’industria atteso per il 2011, quando il mercato verrà invaso dai farmaci generici. «Stiamo vivendo l’età dell’oro della sperimentazione farmaceutica», commenta Martin Mackay, presidente della ricerca alla Pfizer: «Abbiamo la scienza, la tecnologia, le competenze: la nostra sfida è quella di affermare i nuovi ritrovati». Eppure, Wall Street sta reagendo con titubanza a queste dinamiche, con l’indice del comparto che, nel 2007, è aumentato solo dell’1,7 per cento. Un approccio giustificato anche dal numero dei farmaci che l’anno scorso ha ricevuto l’ok dalle autorità: mai così basso dal 1983. «Con così tanti fallimenti in sede di sperimentazione, la fiducia del mercato è bassa», spiega John Fisher della Fifth Third Am. Il 2008 si è comunque aperto con un discreto rialzo (l’S&P Pharma ha già guadagnato il 4,7%), anche perchè i titoli farmaceutici sono meno sensibili all’andamento del ciclo economico e stanno attraendo investitori. «È da sei mesi – commenta Quincy Crosby, gestore della Hartford – che chiediamo ai nostri clienti di osservare i farmaceutici. Sono gruppi che dispongono di un sacco di liquidità. Ci aspettiamo che queste vengano messe a frutto, per vedere così uscire dalla fase di sperimentazione i farmaci del futuro». Nel 2007, l’andamento dei leader del settore è stato contrastato. Pfizer ha perso il 14%, Sanofi-Aventis il 10%, mentre la Merck ha guadagnato il 14%, grazie ai sei nuovi farmaci per i quali, negli ultimi due anni, ha ottenuto l’approvazione. «Non sarà facile replicare il successo della Merck», commenta Kenneth Kaitin, direttore del Tufts Center di Boston, un centro di analisi sugli sviluppi della ricerca scientifica: «Se da un lato lato non ci sono dubbi sull’aumento dei farmaci che si trovano alle prime fasi della sperimentazione, dall’altro la probabilità che queste sperimentazioni vadano a buon fine non è aumentata». Per la Merck, i risultati ottenuti non sono altro se non il risultato della «nostra competenza scientifica», come enfatizzato dal capo della ricerca della società, Peter Kim. Lo scoglio sul quale si infrangono le velleità di molte sperimentazioni rimane la Us Food and Drug Administration. Nel 2007, ha approvato la commercializzazione di 19 nuovi farmaci, 3 in meno rispetto al 2006, anche perchè ha subito forti pressioni sia dal legislatore che dai consumatori e dai medici per applicare più duramente gli standard qualitativi previsti. Nel frattempo, ha dato il via libera alla commercializzazione di 400 farmaci generici rivali. Tuttavia, l’industria rimane in fermento. John Lechleiter, ceo della Eli Lilly&Co, ha di recente affermato che il numero di nuovi trattamenti allo studio è «eccitante». «Non bisogna però accontentarsi», ha replicato David Brennan, ceo della Astrazeneca, società che è stata capace di raddoppiare in cinque anni il numero dei farmaci giunti alle ultime fasi della sperimentazione. «Non so se sarò mai soddisfatto,

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