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Il vaccino AstraZeneca mostra un’efficacia del 70%. Inferiore rispetto a quanto dichiarato da altri preparati anti-Covid. Efficacia al 90% con una dose e mezza

L’indicatore di efficacia del vaccino anti-Covid sviluppato dalla AstraZeneca è pari al 70% e quindi inferiore a quello degli altri tre vaccini sviluppati dalla Pfizer e Biontech, dal centro russo Gamaleya e dalla casa farmaceutica Moderna.

Il 9 novembre l’americana Pfizer ha comunicato che il suo vaccino ha mostrato un efficacia di oltre il 90% contro il Covid-19 nei test della fase 3. A sua volta Moderna ha dichiarato il 16 novembre che il suo vaccino ha un’efficacia del 94,5%. Entrambi i vaccini di Pfizer e Moderna si basano sulla nuova tecnologia dell’RNA messaggero.

L’11 novembre il vaccino russo “Sputnik V” aveva dimostrato un’efficacia del 92% durante la terza fase degli studi clinici.

“Sputnik V” utilizza adenovirus umani, virus responsabili del raffreddore comune, come portatore del gene del coronavirus con cui si lega alle cellule umane. Questa tecnologia è stata ampiamente utilizzata per decenni e ha dimostrato la sicurezza in oltre 10 milioni di persone vaccinate con vaccini adenovirali umani.

Anche il vaccino AstraZeneca, la cui efficacia è stata segnalata domenica, appartiene alla classe dei vaccini basati sui vettori adenovirali, ma l’azienda britannica utilizza l’adenovirus degli scimpanzé per costruire i suoi vettori.

Secondo quanto comunicato dalla società, L’indicatore di efficacia del vaccino anti-Covid sviluppato dalla AstraZeneca è pari al 70%. In questo modo il vaccino di AstraZeneca è il meno efficiente tra i 4 vaccini che hanno segnalato la loro efficacia questo mese.

Questa soluzione ha lo scopo di aiutare a superare l’immunità preesistente a un adenovirus umano, ma sarà anche la prima volta nella storia dei vaccini che un virus non umano verrà utilizzato come vettore per produrre il vaccino. Mancano studi di lungo periodo in grado di dimostrare la sicurezza di questa tecnologia.

Questa soluzione solleva preoccupazioni sull’affidabilità del vaccino di AstraZeneca e sui possibili effetti collaterali. Ci sono anche preoccupazioni relative al fatto che molte malattie umane sono causate da virus animali.

Un recente sondaggio, condotto dall’agenzia internazionale di rilevazioni sociologiche YouGov in 11 Paesi rappresentativo del 30% della popolazione mondiale, ha rivelato che nove persone su dieci preferirebbero un vaccino basato sull’adenovirus umano rispetto alla soluzione con l’adenovirus degli scimpan

Sputnik Italia – 23 novembre 2020

Nota: Quando ai volontari sono state somministrate due dosi intere la protezione è stata del 62% mentre una mezza dose, seguita da una dose intera ha portato a una protezione del 90%. L’analisi combinata di entrambi i dosaggi ha portato a un’efficacia media del 70%. La protezione inizia non prima di due settimane dall’inoculo della seconda dose (un mese dopo la prima). Non sono stati individuati eventi avversi gravi legati al vaccino e il siero è stato ben tollerato in entrambi i regimi di dosaggio anche dalla popolazione anziana. Dai primi dati comunicati dall’azienda farmaceutica e non ancora pubblicati sulle riviste scientifiche emerge dunque che il regime ottimale di somministrazione è dunque mezza dose con un richiamo a dose completa dopo un mese. L’azienda ha annunciato che sarà questa la formulazione messa in commercio. «Dal punto di vista immunologico è illogico che funzioni meglio una formulazione con dosaggio inferiore. Forse ci sarà una spiegazione, attendiamo la comunicazione di dati più specifici» commenta Sergio Abrignani, immunologo, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano.

Deceduti: 1.381.823

 

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Redazione Fedaisf

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