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Febbre del Nilo, record in Europa, con 300 nuovi casi nell’ultima settimana

Nell’ultima settimana in Europa c’è stato un vero e proprio boom di casi di West Nile, con oltre 300 segnalazioni tra il 24 e il 30 di agosto quando nell’intero anno ce n’erano stati 410. Secondo i dati rilevati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) tra il 24 e il 30 agosto 2018, gli Stati membri dell’Ue, hanno segnalato 300 casi umani di febbre del Nilo occidentale. Il West Nile (West Nile Virus, Wnv) è un virus della famiglia dei Flaviviridae, isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.

Oltre ad aver registrato il maggior numero di casi degli ultimi anni, affermano gli esperti dell’Ecdc, il virus del Nilo Occidentale sta anche invadendo territori che non aveva toccato prima. Durante l’attuale stagione di trasmissione, sono state segnalate 77 epidemie tra equidi: da Italia (41), Ungheria (31) e Grecia (5). Gli esperti ritengono che il collegamento fra il ciclo rurale e quello domestico è determinato da alcune zanzare della macchia che potrebbero penetrare negli ambienti domestici infettando il pollame o altri animali d’allevamento e da compagnia, i quali poi potrebbero essere punti da zanzare nella fase della viremia.

Ai primi sintomi, bisogna rivolgersi al proprio medico di famiglia. Si ricorda, a tal proposito che gli indici segnalati sono rappresentati da febbre moderata dopo pochi giorni di incubazione, che dura da tre a sei giorni, accompagnata da malessere generalizzato, anoressia, nausea, mal di testa, dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari), tosse, eruzioni cutanee, diarrea, linfadenopatia e difficoltà a respirare. In meno del 15% dei casi, negli anziani e nei soggetti più deboli, possono aggiungersi gravi complicazioni neurologiche quali meningite o encefalite. Non esistono al momento vaccini o trattamenti specifici, vengono di norma usati farmacisintomatici.

Il vettore è la comune zanzara Culex pipiens che può trasmettere il virus alle sue uova e quindi alla futura progenie. Fattori climatici, precipitazioni, temperatura estiva si sono dimostrati in grado di influenzare la capacità delle uova deposte di superare l’inverno, di favorire la proliferazione delle popolazioni di zanzare e di consentire l’incremento dell’ibridazione tra il biotipo di Culex che punge quasi esclusivamente l’uomo e quello che punge quasi solo gli uccelli. Diverse specie dei quali costituiscono il vero serbatoio della malattia, poiché nell’uomo non viene raggiunta la viremia  sufficiente da consentire alla zanzara di assumere pungendolo una quantità di virus utile a ritrasmettere l’infezione. Gli ibridi, che pungono indifferentemente l’uomo e gli animali serbatoio, sarebbero quindi le vere truppe d’assalto di West Nile, e le condizioni che favoriscono il loro sviluppo l’elemento cruciale di rischio per la popolazione umana.

West Nile in Italia

A portare il virus West Nile in Italia non sono gli aerei, ma gli uccelli migratori. La presenza di West Nile di genotipo 1 è nota in Italia dal 2008. In uno studio in donatori di sangue del milanese i campioni prelevati nel 2009 erano tutti negativi, mentre in quelli prelevati nel 2011 vi era una prevalenza di anticorpi specifici per virus West Nile dello 0,58%, a suggerire sia una introduzione recente del virus, sia un numero non trascurabile di infezioni asintomatiche. Il ceppo ora prevalente in Italia appartiene al genotipo 2, il che significa che nel nostro paese vi è stata un’ulteriore introduzione di questo virus, successiva alla prima e sempre verosimilmente dovuta ad uccelli migratori.

In condizioni favorevoli, Culex resta attiva fino ad ottobre. Negli ultimi cinque anni il picco dei casi si è registrato in agosto, con un importante numero di segnalazioni anche in settembre e nel 2016 qualche caso è stato osservato anche in ottobre e all’inizio di novembre. È quindi probabile che il fenomeno in atto non sia concluso e che altri casi si stiano verificando o si possano verificare nell’immediato futuro. Come è noto, per West Nile non esiste ancora un vaccino e non disponiamo di farmaci efficaci. Le misure che possono essere impiegate si limitano pertanto ai presidi di protezione degli ambienti domestici (zanzariere, insetticidi) ed individuali (repellenti per insetti).

Quanto sta accadendo dimostra la necessità improcrastinabile di un’intensificazione della lotta ai vettori, visto che quanto è stato posto in atto finora non ha evidentemente sortito il risultato auspicato e che è altamente verosimile che condizioni climatiche come quelle di quest’anno possano ripresentarsi nel prossimo futuro. Notizie di questi giorni testimoniano inoltre l’incremento delle segnalazioni di Aedes koreicus (zanzara coreana), che sta estendendo la sua distribuzione in Italia settentrionale e che rappresenta un ulteriore esempio di radicazione nel nostro territorio di specie di insetti ematofagi subtropicali o tropicali potenzialmente pericolosi per la salute umana.

In Italia, l‘estate scorsa si era chiusa con l’epidemia di Chikungunya, la seconda in dieci anni, resa possibile dalla presenza di Aedes albopictus, la zanzara tigre, che si è ormai radicata in tutto il paese. Una zanzara teoricamente in grado di trasmettere anche il virus Zika e il virus Dengue e il meno noto virus Usutu (USUV), anch’esso un flavivirus, per i quali sembra avere una capacità vettoriale limitata, che non le ha a oggi consentito di essere in grado di causare epidemie sostenute da questi virus nell’area mediterranea.

Fonti: Febbre del Nilo, record in Europa, con 300 nuovi casi nell’ultima settimana

Prof. Massimo Galli, Presidente SIMIT


Notizie correlate: Ministero della Salute. West Nile virus (infezione da)

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Redazione Fedaisf

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