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ISTAT. A marzo anche fatturato e ordinativi in picchiata per l’industria farmaceutica: -10,3 e -12,9. Bene le esportazioni: + 17,2. Farmacoeconomista: “Ecco perché”

A marzo si stima che il fatturato dell’industria aumenti in termini congiunturali dello 0,3%, proseguendo la dinamica positiva registrata nei due mesi precedenti. Nel primo trimestre l’indice complessivo è cresciuto dello 0,9% rispetto all’ultimo trimestre del 2018.

Anche gli ordinativi registrano a marzo un incremento congiunturale del 2,2%, mentre nella media del primo trimestre del 2019 sono rimasti invariati rispetto al quarto trimestre dello scorso anno.

La dinamica congiunturale del fatturato è sintesi di una contenuta flessione del mercato interno (-0,3%) e di un sostenuto aumento di quello estero (+1,5%). Per gli ordinativi l’incremento congiunturale riflette una leggera contrazione delle commesse provenienti dal mercato interno (-0,5%) e una marcata crescita di quelle provenienti dall’estero (+6,2%).

Con riferimento ai raggruppamenti principali di industrie, a marzo gli indici destagionalizzati del fatturato segnano un aumento congiunturale dello 0,9% per i beni intermedi e dello 0,1% per i beni di consumo; i beni strumentali restano sullo stesso livello del mese precedente mentre l’energia registra una lieve riduzione dello 0,3%.

Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21, contro i 22 di marzo 2018), il fatturato totale cresce in termini tendenziali dell’1,3%, con incrementi dello 0,2% sul mercato interno e del 3,5% su quello estero.

Con riferimento al comparto manufatturiero, il settore dei macchinari e attrezzature e quello della gomma, plastica e minerali non metalliferi registrano la crescita tendenziale più rilevante (+7,9%), mentre l’industria farmaceutica mostra il calo maggiore (-10,3%).

In termini tendenziali l’indice grezzo degli ordinativi diminuisce del 3,6%, con riduzioni su entrambi i mercati (-4,4% quello interno e -2,4% quello estero). La maggiore crescita tendenziale si registra nelle industrie tessili (+4,6%), mentre il peggior risultato si rileva nell’industria farmaceutica (-12,9%).

TESTO INTEGRALE E NOTA METODOLOGICA

Comunicato ISTAT – 15 maggio 2019


FATTURATO TOTALE CORRETTO PER GLI EFFETTI DI CALENDARIO E ORDINATIVI TOTALI GREZZI PER IL SETTORE DI ATTIVITÀ ECONOMICA: PRODOTTI FARMACEUTICI DI BASE E PREPARATI FARMACEUTICI

Marzo 2019, variazioni percentuali tendenziali (base 2015=100)

Fatturato mar. 19/mar. 18: -10,3

Ordinativi mar. 19/mar. 18: -12,9


Esportazioni

A marzo 2019 si stima un moderato incremento congiunturale sia per le esportazioni (+0,3%) che per le importazioni (+0,7%). Tra i settori che contribuiscono positivamente alla variazione tendenziale dell’export nel mese di marzo 2019, si segnalano articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+17,2%).Nel primo trimestre del 2019, l’aumento su base annua dell’export (+2,0%) è determinato principalmente dalle vendite di prodotti tessili e dell’abbigliamento, pelli e accessori (+6,1%), metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (+4,3%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,3%) e articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (+15,3%Le importazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici avvengono soprattutto da Stati Uniti, Svizzera e Paesi Bassi (+13,4)

ISTAT – 16 maggio 2019 – TESTO INTEGRALE E NOTA METODOLOGICA


Pharma maglia nera per calo fatturato. L’economista, ecco perché

di Attilia Burke – Fortune Ed. Italiana – 16 maggio 2019

Un calo del fatturato del 10,3% che “fa impressione”. Così Americo Cicchetti, farmacoeconomista direttore dell’Altems, definisce l’andamento congiunturale del comparto farmaceutico nel mese di marzo, scandito da dati Istat che sorprendono: “sono controtendenza rispetto a quello che ci aspettavamo. Vedere un calo del fatturato così notevole nel settore farmaceutico, che è uno di quelli trainanti per l’industria italiana, fa un po’ impressione”, ribadisce Cicchetti.

Risultati che mettono sull’attenti il comparto, senza tuttavia spingere le big a lanciare l’allarme, per ora. “I prossimi 2 mesi si potranno fare considerazioni più approfondite e puntuali e capire meglio se qualcosa sta cambiando”, commenta l’esperto. Il calo, infatti, potrebbe anche essere riconducibile “a questioni di stagionalità“, o essere lo specchio di effetti “a brevissimo termine”.

Sicuramente non è imputabile a fattori “esterni al paese”, afferma Cicchetti. “Dai dati – spiega – si evince che la flessione legata al mercato interno è superiore rispetto a quella legata al mercato estero quindi vuol dire che il problema è più nel contesto nazionale che in quello internazionale”.

Guardando a tutta l’industria, infatti, gli ordinativi a marzo registrano un incremento congiunturale del 2,2%, mentre nella media del primo trimestre del 2019 sono rimasti invariati rispetto al quarto trimestre dello scorso anno. Peggiora invece il dato tendenziale. In particolare, per la farmaceutica, ultima nella sfortunata classifica, il calo sfiora il -12,9%. “Il calo della produzione interna molto probabilmente è legato a un calo della domanda interna”, spiega Cicchetti.

A turbare il settore dall’interno potrebbero essere le politiche incerte giallo-verdi. “La riflessione va su quello che sta accadendo all’interno del paese – ribadisce l’esperto – siamo passati da una situazione in cui lo scenario regolatorio era relativamente stabile, ad una promessa di cambiamento dello scenario, a partire da una revisione della governance farmaceutica” che ad oggi non c’è stata. “Eravamo in attesa, addirittura a marzo, di un nuovo modello di dossier prezzi, quello che le aziende devono sottomettere all’Aifa per ottenere la rimborsabilità, e che non si vede. Questo ha un impatto perché porta le aziende a rivedere i propri investimenti in funzione delle esigenze”, aggiunge.

L’industria farmaceutica nostrana vive, dunque, in standby e “ogni qualvolta si innesta in un settore industriale dell‘incertezza, l’industria frena in attesa di vedere che cosa accadrà. L’industria reagisce limitando l’esposizione, in termini anche di produzione perché riempire i magazzini porta a un incremento dei costi. Questo potrebbe avere avuto un impatto su questi dati”, conclude l’esperto

Redazione Fedaisf

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