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Italia la Cuba del Vecchio continente, baluardo della sanità pubblica in Ue

di Francesco Maggi

L’Italia potrebbe rimanere l’unico Paese in Ue con un sistema sanitario pubblico e universalistico. Una sorta di ‘Cuba del Vecchio continente’, l’isola dei Caraibi il cui livello di assistenza ai cittadini e ai malati è considerato anche superiore a quella Usa. Non è fantascienza: “Ma uno scenario molto plausibile se ci guardiamo attorno e osserviamo la crisi che vive la sanità in altri Paesi. Ma sopratutto dopo il discorso della Regina Elisabetta per l’insediamento del Governo Cameron e il passaggio sul futuro dell’Nhs, il sistema sanitario inglese, quello forse più simile al nostro Ssn in Ue”. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute è Walter Ricciardi, commissario dell’Istituto superiore di sanità e direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli-Università Cattolica di Roma.

“Nel passaggio dedicato all’Nhs, la Regina Elisabetta ha perso una grande occasione – spiega Ricciardi – una sensazione che mi è stata confermata anche da molti colleghi inglesi. Pur accennando con una dichiarazione d’intenti a futuri investimenti e rilanci dell’Nhs, la volontà è un’altra e il vero nodo è la sostenibilità del sistema. I medici – sottolinea l’esperto – sono preoccupati che nei prossimi 5 anni ci saranno tagli e ridimensionamenti operative. Già oggi in Inghilterra ci sono liste d’attesa per accedere dal medico di famiglia che arrivano ad una settimana”.

Il sistema sanitario universale è rappresentato in Ue dall’Italia, dal Regno Unito e dalla Spagna. Le tasse servono per finanziare l’assistenza sanitaria in base a un unico principio, graduato secondo le possibilità contributive di ciascuno. Poi c’è un modello intermedio ‘alla francese’. I cittadini d’Oltralpe scelgono il medico e pagano di tasca propria le cure, per poi ricevere un rimborso dallo Stato per una quota fissa. In Germania e Olanda predominano le assicurazioni. “La Francia sta affrontando una crisi economica molto forte – ricorda Ricciardi – e sta riflettendo su come integrare il suo modello basato in parte sulle assicurazioni con altre formule. In Spagna la situazione della sanità è grave, sono state bloccate alcune riforme e si chiudono molti ospedali. Secondo Ricciardi “viste queste situazioni di crisi ci sono molti elementi che mi fanno essere ottimista sul futuro del Ssn. In Italia – osserva l’esperto – c’è una discussione molto positiva tra i vari soggetti interessati, ma nessuno anche in Parlamento si sogna di mettere in dubbio l’universalità e il valore pubblico della sanità italiana”.

La regina Elisabetta in un passaggio del ‘Queen’s Speech’ (il tradizionale discorso con il quale ha illustrato al nuovo Parlamento, riunito nella Camera dei Lord) ha parlato di un programma di 5 anni per il National health service (Nhs), con investimenti e la volontà di garantire l’assistenza sanitaria in ospedale 7 giorni su 7. “Sono dichiarazioni d’intenti – osserva Ricciardi – ma per farlo servono molti più fondi di quelli promessi da Cameron in campagna elettorale”.

Un posizione confermata all’Adnkronos Salute anche dal Royal College of Physicians, che pur apprezzando le promesse del nuovo Governo sottolinea la necessità di “maggiori risorse e più personale sanitario se si vuole puntare su una sanità attiva 7 giorni su 7. Molti medici – avverte il Royal College of Physicians – già lavorano la sera e nei fine settimana per prendersi cura dei pazienti molto malati, ma non sempre hanno a disposizione i servizi di diagnostica e di analisi in quei giorni”.

La sanità nel Regno Unito è stata al centro della campagna elettorale e ora dopo la vittoria schiacciante dei conservatori di David Cameron le promesse del premier dovranno tramutarsi in realtà. L’inquilino di numero 10 di Downing Street ha parlato sui media inglesi di un progetto di rivoluzione per l’Nhs con un impegno per 8 miliardi di sterline extra ogni anno di finanziamento alla sanità pubblica fino alla fine della legislatura. Di nuove assunzioni di medici e infermieri. Secondo il sindacato dei medici inglesi, British Medical Association (Bma), “sette giorni di lavoro comporterebbero un costo supplementare per le casse dell’Nhs, fondi che devono essere trovati – ha spiegato Mark Porter, presidente del Bma al ‘The Guardian’ – C’è già una carenza di 30 miliardi di sterline, negli ospedali mancano di camici bianchi e infermieri, soprattutto nella medicina acuta e di emergenza dove l’accesso alle cure 24 ore su 24 è di vitale importanza”.

Dubbi sulla sostenibilità dei sistemi sanitari in Europa sono stati avanzati anche dall’European Steering Group (Esg) on Sustainable Healthcare nel Libro Bianco presentato lo scorso marzo a Bruxelles, con 18 raccomandazioni rivolte alle istituzioni, sia europee che nazionali, per sistemi sanitari più sostenibili. La colpa di questa crisi – secondo gli esperti – è riconducibile all’effetto combinato di invecchiamento della popolazione (il 37% degli europei avrà più di 60 anni entro il 2050), l’aumento delle malattie croniche e pressanti vincoli di bilancio, la sfida è quella di prestare una maggiore e migliore assistenza con risorse ridotte.

Oggi si vive più a lungo – ricordano gli specialisti nel libro Bianco – e molte delle persone in età avanzata soffrono di malattie croniche. Nel contempo i Governi si trovano nella necessità di tagliare i bilanci. La società europea si evolve e i sistemi sanitari devono adattarsi a questi cambiamenti: offrire un’assistenza maggiore, migliore, erogata con modalità diverse e a costi più bassi”. Le 18 raccomandazioni stilate dal gruppo Esg riguardano 3 temi principali: prevenzione e intervento precoce, maggiore empowerment e responsabilizzazione dei cittadini, riorganizzazione nell’erogazione delle prestazioni sanitarie.

“Nel Patto per la salute – conclude Ricciardi – ci sono le premesse per il rilancio e il consolidamento della sanità italiana, è quello infatti lo strumento per puntare a mantenere un sistema universalistico e solidaristico. Tutti i soggetti interessati sono orientati ad offrire a tutti i cittadini le migliori cure possibili, senza negare a nessuno l’accesso alla cure, come prevede la nostra Costituzione”

Conto alla rovescia per intesa sui tagli. Da Cottarelli ennesimo attacco a sanità

Conto alla rovescia per intesa sui tagli. Da Cottarelli ennesimo attacco a sanitàUrne chiuse. Regioni e Governo sono ora chiamate a chiudere, quanto prima e in via definitiva, l’intesa sui tagli previsti dalla Stabilità, che era stata rimandata, a fine aprile, a dopo le elezioni. Con il problema che c’è sempre meno tempo a disposizione per applicare le misure – anche perché sarà con ogni probabilità necessario un dispositivo normativo – e con nuovi esecutivi che vorranno soppesare la Manovra.

E intanto, dal Festival dell’Economia di Trento, l’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, torna a parlare di revisione della spesa e a ribadire che tra i primi capitoli da colpire ci sono, dopo le pensioni, su cui il premier Matteo Renzi ha più volte detto di non voler intervenire, sanità e personale. Dopo le operazioni di voto, da Sergio Chiamparino, presidente della Conferenza delle Regioni, sono arrivate le congratulazioni ai presidenti delle Regioni eletti: «Spero di poter incontrare presto i Presidenti delle Regioni che i cittadini hanno scelto con il voto del 31 maggio.

Ci attende un lavoro importante nella Conferenza delle Regioni e in generale nel rapporto con il Governo e con il Parlamento. Un impegno che ha bisogno del concorso di tutti i Presidenti delle Regioni». Certamente le tematiche sul tappeto sono molte, ma chi è del settore non può non pensare alla sanità e ai tagli che Regioni e Governo devono ancora declinare in una intesa condivisa. Con una tempistica che fa dubitare di avere a disposizione, per la loro attuazione, metà anno.

E con una sanità che continua a essere nel mirino, in particolare, ma la cosa non è nuova, dell’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli – ex, ma pur sempre un’autorità – che dal festival dell’economia di Trento sembra quasi rimproverare il Governo di non aver ancora agito là dove c’era più bisogno: pensioni in primis, ma poi sanità e personale.

E in particolare secondo Cottarelli la sanità sarebbe l’area dove è stato tagliato di meno: occorre sfatare le leggende metropolitane, riportano alcune agenzie, per esempio, «si dice che ci hanno rimesso di più pensioni e sanità, che invece sono le aree meno tagliate». Con buona pace di chi i tagli di questi ultimi anni, cittadini in primis, ma non solo, li ha vissuti sulla sua pelle.

Francesca Giani – Giovedì, 04 Giugno 2015 – Doctor33

Redazione Fedaisf

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