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La responsabilità patrimoniale è una scelta irresponsabile

Dietro all’emendamento c’è ancora una volta l’idea tragicomica delle Regioni di fare cassa e di scaricare su pazienti e medici i propri sprechi e i costi della politica regionale, che restano sempre intatti. Le Regioni insomma cercano solo capri espiatori».

Le maggiori sigle sindacali dei medici convenzionati e dipendenti hanno convocato questa mattina una conferenza stampa, con l’obiettivo di ribadire la loro ferma contrarietà a un emendamento all’intesa fra Stato e Regioni, promosso da queste ultime, che introdurrebbe un’inedita responsabilità patrimoniale per i medici “colpevoli” di aver prescritto prestazioni ritenute “inappropriate”. Nel corso dell’incontro con i giornalisti, i sindacati dei camici bianchi hanno espresso le proprie preoccupazioni non soltanto per la categoria, ma anche per gli effetti che la nuova responsabilità patrimoniale produrrebbe sul Servizio Sanitario Nazionale e sul diritto alla salute dei cittadini.

La proposta di introdurre la responsabilità patrimoniale per i medici in caso di prescrizioni inappropriate rende sempre più evidente come, al di là dei virtuosismi di singole amministrazioni, la Conferenza delle Regioni sia assolutamente incapace di garantire una buona assistenza – ha dichiarato Giacomo Milillo, Segretario Nazionale Fimmg –. La sua attenzione è concentrata esclusivamente su aspetti ragionieristici e non è in grado di formulare proposte che migliorino in prospettiva il Sistema sanitario e lo rendano sostenibile. È assolutamente necessario che il Governo intervenga, con funzioni sostitutive, e colmi questa carenza diventata ogni giorno sempre più evidente”.

Il fatto che il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin si sia detta contraria all’emendamento della Conferenza delle Regioni sulla responsabilità patrimoniale dei medici che prescrivono prestazioni inappropriate è un buon segnale, che va nella giusta direzione rispetto a una proposta sbagliata e da rigettare – ha dichiarato Giampietro Chiamenti, Presidente Nazionale della FIMP, Federazione Italiana Medici Pediatri –. È assolutamente necessario un intervento chiaro del Governo a fronte di proposte, arrivate dalle Regioni, che rischiano di minare i capisaldi su cui si fonda il nostro Servizio Sanitario Nazionale”.

“Bene la risposta ferma e decisa del Ministro Lorenzin. Ci auguriamo che rimanga invariata anche giovedì dopo l’incontro con la Conferenza Stato-Regioni – ha dichiarato Riccardo Cassi, il Presidente della CIMO –. Non possiamo più accettare la logica delle Regioni che invece di tagliare sugli sprechi, che sono sotto gli occhi di tutti, scelgono di tagliare i servizi sanitari ai cittadini e di far ricadere sacrifici ed oneri sui medici. Come mai nessun sacrificio viene richiesto ai ricchi emolumenti dei consiglieri regionali e dei vertici delle partecipate regionali, e nessun ridimensionamento è in programma per quanto riguarda gli elefantiaci apparati burocratici regionali? A pagare per le Regioni sono sempre gli stessi: medici e cittadini”.

Siamo consapevoli che ogni atto medico ha una responsabilità civile, penale ed erariale. Il dato inaccettabile è pretendere di collegare la necessità di accentuare l’appropriatezza clinica a un atteggiamento intimidatorio nei confronti dei professionisti – ha dichiarato il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise –. È una cosa che non esiste in nessuna parte del mondo. All’appropriatezza si arriva attraverso un patto con i professionisti, non dall’alto, con meccanismi di aggressione e invadenza. Dietro c’è ancora una volta l’idea tragicomica delle Regioni di fare cassa e di scaricare su pazienti e medici i propri sprechi e i costi della politica regionale che restano sempre intatti. Le Regioni insomma cercano solo capri espiatori.

“Proposte come quella delle Regioni, di caricare sui medici la responsabilità patrimoniale in caso di esami inappropriati è solo uno dei tanti esempi di come la politica si sottrae alle proprie responsabilità per scaricarle sugli operatori e sui cittadini – ha dichiarato Roberto Lala, segretario nazionale Sumai-Assoprof –. Bene ha fatto il Ministro della Salute a bocciare l’ipotesi delle Regioni, ma come medici specialisti ambulatoriali non possiamo più tollerare i continui attacchi al Ssn e a chi vi lavora. Il vaso è colmo e oggi siamo qui per denunciare e far capire ai cittadini che proseguire con politiche di tagli vuol dire ormai sentenziare la fine del Ssn”.

FIMMG, FIMP, SUMAI, CIMO, ANAAO-ASSOMED Data pubblicazione : 21/04/2015

Responsabilità patrimoniale: i sindacati dei medici pronti alla mobilitazione

Revisione se non addirittura abolizione, del Titolo V e interruzione di quella che è la logica delle Regioni in tema di Ssn. Non hanno usato mezzi termini i sindacati dei medici convenzionati e dipendenti che hanno convocato una conferenza stampa per annunciare il loro disappunto sia all’emendamento proposto dall’assessore alla Salute siciliano Lucia Borsellino all’intesa fra Stato e Regioni, che introdurrebbe un’inedita responsabilità patrimoniale per i medici “colpevoli” di aver prescritto prestazioni ritenute inappropriate, sia più in generale verso un sistema a mezzadria tra Governo e Regioni.

«Un Sistema – hanno ribadito i relatori della tavola rotonda – che, sebbene sia tra i migliori del mondo, rischia il collasso per colpa delle Regioni e che, invece, dovrebbe essere gestito interamente dal Governo e non essere sottoposto alle logiche della Conferenza Stato-Regioni. «La conferenza delle Regioni funziona come un club – ha affermato Costantino Troise, Segretario nazionale Anaao Assomed – ma gli assessori alla Sanità non conoscono i veri problemi. Dietro all’emendamento c’è ancora una volta l’idea tragicomica delle Regioni di fare cassa e di scaricare su pazienti e medici i propri sprechi e i costi della politica regionale, che restano sempre intatti. Le Regioni insomma cercano solo capri espiatori».

Sulla stessa linea Giacomo Milillo: «La proposta di introdurre la responsabilità patrimoniale per i medici in caso di prescrizioni inappropriate rende sempre più evidente come, al di là dei virtuosismi di singole amministrazioni, la Conferenza delle Regioni sia assolutamente incapace di garantire una buona assistenza – ha dichiarato il Segretario Nazionale Fimmg, perché la sua attenzione è concentrata esclusivamente su aspetti ragionieristici e non è in grado di formulare proposte che migliorino in prospettiva il Sistema sanitario e lo rendano sostenibile. E’ assolutamente necessario che il Governo intervenga, con funzioni sostitutive, e colmi questa carenza diventata ogni giorno sempre più evidente».

Per Roberto Lala, Segretario nazionale Sumai-Assoprof, è indispensabile ripensare il patto con i cittadini. «Ci troviamo di fronte alla morte del diritto alla salute – ha dichiarato. Non è più un problema di Ssn, devastato negli ultimi anni dalle liste di attesa, ma dei pazienti costretti a rivolgersi al privato. Ma quanti, tranne pochi ricchi, possono difendere la propria salute? E dove sta il confine tra prudenza e inappropriatezza?» Anche da Cimo e Fimp si sollevano preoccupazioni sullo “stato di salute” del Ssn.

Si rischia di non preservare – ha dichiarato Giuseppe Lavra – il significato che ha l’art. 32 della Costituzione e che oggi è veramente a rischio. La sanità è finanziata per il 6% contro il più 7% del resto del mondo. E dobbiamo mettere in conto in questo 6% i famosi capitoli degli sprechi e delle razionalizzazione.  Non è una soluzione condannare gli infermieri a fungere da medici. Non è una soluzione quella avanzata dall’onorevole Borsellino che non è ben chiaro se si riferisca alla appropriatezza amministrativa o prescrittiva».

Per tutti insomma, pena una mobilitazione di massa, la necessità di tornare a un Ssn non frammentato dai vari modelli regionali che, hanno fallito. L’ipotesi, infatti, è di scendere in piazza a maggio nelle Regioni dove si vota. Per ora lo sciopero è rimandato: «Non vogliamo danneggiare i cittadini ma protestare contro chi fa scelte sbagliate», hanno spiegato.

Rossella Gemma – 21 Aprile 2015 – Doctor33

Vincoli prescrittivi minano Fse, Russo (Sit): così fascicolo elettronico inutile

«I protocolli per prescrivere esami? Con le previsioni dell’intesa stato regioni si rischia che il fascicolo sanitario, oltre ad essere sbagliato com’è ora, sia del tutto inutile perché sempre meno ricco di informazioni». Il segretario generale della Società Italiana di Telemedicina e sanità elettronica, Giancarmine Russo commenta la volontà delle regioni di sanzionare in busta paga i medici convenzionati e ospedalieri che prescrivono esami fuori dalle linee guida che la conferenza stato regioni emanerà entro 30 giorni dall’entrata in vigore del l’accordo.

«I dati del fascicolo sanitario elettronico (Fse) sono principalmente inseriti dalle strutture pubbliche – dice Russo – anche se il privato e lo stesso cittadino a volte mostrano attenzione per l’inserimento dei dati nei database sanitari. In ogni caso la cosa ci deve preoccupare in misura limitata; dell’inutilità del fascicolo si sono accorti per primi gli stessi italiani: su 4,5 milioni di residenti in Emilia-Romagna ci sono 125 mila fascicoli aperti. Come abbiamo sottolineato l’anno scorso con una monografia scritta insieme al Lavse del Cnr e curata da Fabrizio Ricci , il Fse oggi è un’assai poco utile collezione di documenti elettronici in pdf con scarso significato clinico per la valutazione del paziente, tanto che abbiamo proposto alle istituzioni un fascicolo di seconda generazione». Per giugno, sulla carta, le regioni dovrebbero realizzare i canali informativi per la trasmissione di dati da medici e strutture al Fse, che è dichiarato livello essenziale di assistenza: la regione che tardasse a realizzarlo avrebbe un 3% in meno nel riparto del Fondo sanitario 2016.

Russo torna sulle limitazioni imposte ai medici dalla bozza in conferenza stato-regioni, alle quali il ministro della Salute ha affermato si opporrà: «Sono inaccettabili. Si limita la libertà di cura con controlli a posteriori mentre sul territorio e in medicina generale le scelte si fanno a priori, su malattie iniziali e poco tipiche, sintomi vaghi e confusi, e solo dopo si può dire che una Tac o una Rmn non erano necessarie. Ma in base a quali criteri? Concetti come linee guida, standard e protocolli sono arretrati culturalmente: partono da statistiche su grandi studi di popolazione, medicina di massa, ma nella sua relazione congressuale il presidente Sit uscente Gianfranco Gensini ha sottolineato come in futuro il risparmio dei servizi sanitari sarà possibile individuando prima chi ha bisogno di un certo esame e di una certa terapia “ad personam”».

Sit ha auspicato anche un rinnovamento dell’AgID al recente congresso in cui è stato eletto presidente onorario il fisico Sergio Bertolucci, direttore della ricerca e Scientific computing del Cern di Ginevra (i vertici saranno definiti il 30/5 a Firenze ma il direttivo è pronto). «L’Agenzia per l’Italia digitale ha cambiato 16  governance in 10 anni con una durata media di 7 mesi . Se l’organo chiamato a guidare l’informatizzazione del paese e non solo in sanità ha questo respiro temporale e continui cambi d’indirizzo, c’è il rischio concreto di creare danni irreparabili», sottolinea Russo. «Con la mancata  digitalizzazione il paese perde soldi, competitività e capacità d’innovazione. Occorre un deciso cambio di rotta a quello che si configura sempre più come un vero scandalo nazionale!».

Mauro Miserendino – Mercoledì, 22 Aprile 2015 – Doctor33

SNAMI. Ingenuità pericolose

Redazione Fedaisf

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