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La ricetta dell’Aifa: innovare risparmiando

  Per garantire cure innovative, sicure ed efficaci ai pazienti serve coniugare le esigenze di salute dei malati con la sostenibilità economica delle nuove terapie. Lo ha ricordato il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, Guido Rasi, intervenuto al meeting internazionale in svolgimento da ieri a Roma, organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Aifa, durante il quale i maggiori esperti internazionali si confrontano sull’efficacia della ricerca e sulle sue regole. «Siamo in una fase iniziale. In pratica è un pensatoio – ha spiegato Rasi – che ha bisogno di lavorare per conciliare esigenze diverse, opposte tra loro. A partire da quella dei malati perché possano avere accesso a cure innovative». Questo vuol dire anche avere la possibilità che siano sviluppati farmaci innovativi per ciò che ancora non è curato. C’è poi «l’esigenza del terzo pagante, il Servizio sanitario nazionale, di ottenere farmaci nuovi a prezzi sostenibili». E terza esigenza «è quella delle case farmaceutiche di colmare il gap tra l’aumento costante tra investimenti e ricerca e la diminuzione costante di ritorni in termini di farmaci efficaci e remunerativi», dice Rasi. Ciò significa che «come, con scienziati e clinici, dobbiamo rivedere le regole per cercare di conciliare apparentemente opposte esigenze».

Non si tratta però necessariamente di «cambiarle, le regole. Dobbiamo – precisa Rasi – piuttosto valutare se ci sono nuove metodologie più utili a raggiungere l’obiettivo. É il problema di un sistema che è arrivato alla fine di una sua spinta creativa nella farmacologia classica. Inoltre la medicina molecolare permette nuove opportunità. La difficoltà di portare queste novità alla pratica clinica è una questione tutta da dibattere». Analoga l’analisi di Enrico Garaci, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che è partito dalla constatazione che sono sempre meno i farmaci nuovi registrati, al punto che in alcuni settori mancano completamente le novità da diversi anni, come nel caso degli antibiotici. E ciò nonostante l’aumentato investimento in ricerca biomedica. «C’è una divaricazione tra produzione di conoscenza biomedica e applicazioni sul letto del paziente. Un problema su cui è necessario avviare un dibattito ai massimi livelli», spiega Garaci sottolineando anche la questione dei costi delle sperimentazioni. «Sono sempre più alti. Si calcola che dal momento della scoperta al lancio sul mercato di una terapia siano necessari 1,7 miliardi di dollari. E questo incide molto sulla possibile sostenibilità futura dell’innovazione».

DoctorNews – 13 aprile 2010 – Anno 8, Numero 64

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