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Le trappole logiche

Se i vaccini ti terrorizzano sei caduto in una trappola logica

Come si smascherano pregiudizi e distorsioni? Una soluzione c’è

ANDREA GRIGNOLIO – UNIVERSITÀ LA SAPIENZA – ROMA

Se si vogliono capire il dibattito sull’assegnazione del Nobel per la medicina e quello sul drammatico calo delle vaccinazioni in Italia possono essere utili due libri che spiegano le trappole del ragionamento tipiche della società della conoscenza nella quale viviamo.

Il 5 ottobre, pochi minuti dopo l’assegnazione del Premio per la scoperta di due trattamenti farmacologici anti-parassitari, quali l’avermectina (Satoshi Omura e William C. Campbell) e l’artemisina (Tu Youyou), sul sito della Fondazione Nobel comparivano già i primi commenti di scienziati allarmati perché alcuni media avevano erroneamente interpretato il premio come un riconoscimento delle medicine «naturali» contrapposte a quelle artificiali (e ipoteticamente pericolose) prodotte dalla chimica. Si tratta di una ragionamento errato, che riemerge ciclicamente, come svela la storia della scoperta degli antibiotici, dei vaccini o del chinino – una specie di farmaco fratello dell’artemisina antimalarica. Anche il chinino venne estratto da una pianta sudamericana (la cinchona) e portata in Italia nel Seicento. Ma, oltre a essere piuttosto tossico, il chinino ha sviluppato la resistenza nel parassita malarico e nel 1934 la Bayer sintetizzò una molecola più efficace, la clorochina, che dopo un ventennio sviluppò, a sua volta, una resistenza, spingendo l’Oms a combinarla con la reintroduzione del chinino.

La stesso vale per le muffe antibiotiche di Fleming o il vaccino antirabbico di Pasteur. Sono storie note, eppure il Nobel all’avermectina e all’artemisina ha scatenato articoli che contrapponevano i trattamenti «naturali» a quelli chimici, come se le due realtà fossero in antitesi o l’una buona e l’altra cattiva.

Questo modo di ragionare, che potrebbe avere conseguenze negative sulla salute pubblica, non funziona sia perché è logicamente fallace sia perché nasconde dei «bias», ovvero delle distorsioni di valutazione causate dal pregiudizio. La fallacia sta nel fatto che le premesse sono vere, cioè che alcuni trattamenti farmacologici sono stati isolati partendo da estratti naturali, ma le conclusioni sono false, ovvero che i Nobel riconoscono che si possono curare le malattie infettive con trattamenti naturali (prodotti erboristici o composti organici). Il pregiudizio sta nell’idea che i trattamenti terapeutici del passato e quelli naturali siano più sicuri di quelli artificiali della chimica farmaceutica.

Il primo tema è trattato nel libro «La buona logica. Imparare a pensare» di Paolo Legrenzi e Armando Massarenti (Cortina), che offre una serie di strumenti per affinare il ragionamento critico ed evitare i classici errori logici. Le trappole del pensiero analizzate sono state pensate per i cittadini delle società avanzate. Come si costruisce, anche graficamente, un ragionamento, quali conclusioni trarre da determinate premesse e come tenere sotto controllo gli stereotipi sono alcuni degli strumenti affrontati nel libro a proposito delle biotecnologie o del riscaldamento globale.

Accanto alle fallacie logiche, l’altro grande tema d’utilità sociale è quello dei pregiudizi culturali e delle distorsioni cognitive. Un’autorità è Gerd Gigerenzer, scienziato cognitivo tedesco che lavora sul concetto di «bias» e di rischio, autore di «Imparare a rischiare. Come prendere decisioni giuste» (Raffaello Cortina). Anche qui vengono offerti molti esempi quotidiani che vedono vacillare la nostra capacità di giudizio, come gli investimenti finanziari, le questioni di cuore e alcune decisioni mediche e, come nel libro precedente, il capitolo finale è dedicato alla cittadinanza e alla scuola.

Prendiamo il caso delle vaccinazioni che sappiamo essere pericolosamente in calo. Tutti gli studi dicono che sono i farmaci con il più favorevole tasso rischi-benefici sul mercato. L’aspirina, viceversa, come i farmaci della sua categoria (i Fans), quali antinfiammatori, analgesici e antipiretici, se usata in modo improprio causa effetti collaterali gravi, che solo negli Usa ammontano a 76mila ricoveri gravi l’anno. Inoltre, mentre il vaccino ti salva la vita da una malattia spesso mortale, l’aspirina allevia piccoli malesseri.

Il web, però, è pieno di assurdità contro i vaccini, ma nessuno si preoccupa dei rischi reali. C’è da chiedersi se chi non sa manipolare il concetto di rischio-beneficio sappia o possa manipolare quello di democrazia partecipativa. John Adams, il secondo presidente Usa, affermò un principio sempre attuale: «La libertà non può essere preservata, se non c’è conoscenza generale nel popolo». Conoscenza sì, diremmo oggi, ma che sia corretta e priva di pregiudizi.

Redazione Fedaisf

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