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MANAGER USA SOTTO ATTACCO

 

Non si ferma il giro di valzer dei manager americani e con i due cambi al vertice di ieri è sempre più vicina la "quota" 1.500 licenziamenti in un anno (per la Corporate America sarebbe il record storico). Gli ultimi avvicendamenti hanno colpito il big della farmaceutica, Eli Lilly e la terza compagnia di telecomunicazioni del Paese, Sprint Nextel. Con il risultato finale che se nei primi 11 mesi dell’anno si è tenuto il ritmo di quattro "partenze" al giorno, non è detto che nel periodo natalizio non si assista a una decisa accelerazione.
Il messaggio lanciato da Sprint è chiaro: fermare l’emorragia di abbonamenti e guadagnare terreno nei confronti di At&t, dopo che sono stati persi clienti in quattro degli ultimi cinque trimestri. Il primo a farne le spese è stato il numero uno Gary Forsee, che verrà sostituito da Daniel Hesse, l’ex ceo di Embarq, uno spin off proprio di Sprint. Il nuovo amministratore delegato potrebbe adesso riproporre la stessa strategia messa in atto per risanare Embarq quando tagliò mille posti di lavoro e chiuse diversi call center. Qualcosa comunque dovrà studiare per fronteggiare il primo calo (dal 2003) delle vendite annuali e il taglio delle stime per il 2008. Dalla sua parte Hesse ha il vantaggio di essere ben accetto dal consiglio del gruppo: il neo ceo, infatti, ha oltre 25 anni di esperienza nel settore delle telecomunicazioni, ma non vanta una lunga militanza tra le fila di Sprint o tra quelle di Nextel. Le due società si sono fuse nel 2005, ma non si sono mai completamente integrate al punto da mantenere separati i due quartieri generali: per i dipendenti di Sprint le infrastrutture di Nextel sono scadenti, mentre Nextel guarda a Sprint come a un gruppo troppo burocratizzato.
Meno traumatico, invece, il cambio al vertice di Eli Lilly. Il presidente e amministratore del colosso, Sidney Taurel ha annunciato che lascerà il proprio incarico nel 2008 e, a partire dall’1 aprile, al suo posto verrà promosso l’attuale direttore generale e operativo John Lechleiter. Taurel, tuttavia, manterrà la carica di presidente del gruppo ancora per tutto il 2008, quando uscirà definitivamente dalla scena della società di Indianapolis dove è entrato come amministratore delegato nel luglio del 1998. «Il 2008 è il momento giusto per lasciare l’azienda per un sacco di buoni motivi – ha detto il presidente uscente -. La società è andata molto bene negli ultimi due anni, superando le previsioni. Inoltre, il gruppo dirigenziale ha sviluppato una visione che guiderà la società a lungo e il mio successore si è preparato a questo nuovo ruolo per molti anni». Insomma Taurel ha voluto allontanare il sospetto che il suo addio fosse in qualche modo legato alle dichiarazioni della scorsa settimana quando il gruppo farmaceutico aveva annunciato diversi licenziamenti per fronteggiare i problemi legati alla scadenza dei brevetti su alcuni farmaci. Una situazione che di fatto apre la strada alla concorrenza da parte dei produttori di farmaci generici.
Giuliano BalestreriIl Sole 24 Ore del 19/12/2007  FINANZA E MERCATI  p. 39   
 

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