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È meglio difendere il Lavoratore o il Lavoro? – Il dibattito che si è aperto

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Busso di nuovo alla porta dei vostri siti chiedendo ospitalità per parlare di un argomento che pur non riguardando nello specifico l’Informatore Scientifico lo coinvolge chiedendogli un ulteriore sforzo per allontanare ancor di più lo sguardo dal proprio ombelico.

Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda esce dalla sede del PD con la tessera d’iscrizione al partito democratico, 6 marzo 2018 a Roma.
ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Le poche parole , equiparabili ad un motto, pronunciate da Calenda dopo la sua iscrizione al PD mi hanno tenuto sveglio una notte. Preso dalla curiosità sono andato alla ricerca della sua storia lavorativa e politica, tutta trascorsa con la parte che ritengo non sia portatrice dei nostri interessi. Allora ho guardato nella sua storia familiare e li, forse, ho trovato la risposta ai miei dubbi.

Carlo Calenda, pochi anni fa ricopriva ruoli in Confindustria che lo ponevano come controparte dei lavoratori, finanche avversario quando si è candidato con lista civica creata dai sostenitori e fautori della riforma Fornero che ha prodotto lacrime solo tra i Lavoratori.

Oggi ho udito parole sconvolgenti uscire dalle sue labbra, forse perché la sua educazione familiare è diversa da quella lavorativa e politica di un tempo.

Forse, proprio il suo retaggio famigliare gli ha fatto pronunciare le parole “bisogna tornare a difendere il Lavoratore e non il lavoro“.

Da quanti lustri, forse sei o più, il Lavoratore non è al centro degli interessi del Sindacato se non nei discorsi istituzionali?

Il Calenda di un tempo, necessariamente portatore degli interessi di Confindustria ed antagonista degli interessi del Lavoratore è divenuto nostro amico?

Mette al centro il Lavoratore e non il lavoro; l’affermazione ha significato importante, concentrando l’interesse sull’individuo non rischia di confonderlo con la generalità del lavoro. Concentrarsi sul Lavoro a scapito del Lavoratore ci ha condotto al virtuale, come avvenuto per l’economia e solo pochi ne detengono la capacità di manovra.
Sarebbe auspicabile che il Sindacato tornasse a difendere il Lavoratore perché a difendere il lavoro è sufficiente il Lavoratore.

Negli anni il Sindacato ha fatto il percorso contrario. Dal Lavoratore da cui è nato e si è rifornito di mezzi è passato ad alimentarsi disquisendo sulla difesa del lavoro in generale, insieme alle quote delle tessere ha messo a rendita anche questa difesa più utile

Istituzionalmente che economicamente e per mantenerla rincorre esclusivamente e tenacemente il rinnovo dei contratti.

Per devozione a questo Moloch ha abbandonato la difesa dell’Individuo tranne rare eccezioni oltretutto osteggiate al suo interno.

Con le dinamiche attuali se io mi dichiarassi strenuo difensore della natura accreditandomi come interlocutore al tavolo dei suoi grandi difensori o sfruttatori e non mi curassi del boschetto che viene abbattuto a pochi isolati da me, questo non delegittimerebbe il mio ruolo consentendomi di poter continuare a discutere della salvezza del mondo.

Temo che le parole forti pronunciate da Calenda le abbiano udite, dal Sindacato, solo i Lavoratori vissuti al tempo di Di Vittorio.

Sono costernato da questo attuale medio evo, costretto ad assistere a lotte tra bande per l’affermazione del potere personale che nulla ha a che fare con tutto ciò che è Sociale se non attraverso promesse che non dovranno essere mai mantenute.

La controparte di un tempo è l’amico di oggi? L’amico di ieri coltiva amicizie che il nostro antagonista di ieri ha abbandonato?

Sono basito.

L’unica cosa che raccapezzo è che il nodo cruciale sta nella differenza tra i sostantivi “Lavoratore” che individua un essere umano e “Lavoro” che individuando un interesse generale vuole accomunare tutti nello stesso calderone per non garantire nulla ad alcuno.

Il punto è: bisogna difendere il Lavoro o il Lavoratore?

Rifacendomi alla recente storia dei rinnovi contrattuali, dove si è difeso strenuamente il Lavoro, dal 2006 all’ultimo, circa 15.000 ISF sono stati licenziati a favore di una difesa più generale del Lavoro che è passata attraverso accordi tra le parti per aggirare la Legge che individua nell’informatore un ruolo sociale finalizzato all’uso appropriato dei farmaci favorendo invece l’interpretazione di una figura ibrida più utile al privato che al sociale. Riflettendo su questo mi viene da pensare che delegare la difesa del Lavoro non sia utile al Lavoratore mentre sarebbe molto utile che qualcuno si faccia delegare per la difesa del Lavoratore, se il Sindacato c’è si faccia avanti e difenda il Lavoratore anche attraverso i rinnovi contrattuali ma non solo con essi. Il caporalato, diffuso anche nelle grandi aziende, che colpisce soprattutto i Lavoratori più deboli meno tutelabili (dopo il jobs act è una schiera crescente) va combattuto con la lotta corpo a corpo e questo, a mio immodesto giudizio, è il senso da attribuire all’affermazione di Calenda.

Finché esisterà il lavoro subordinato ci sarà necessità del Sindacato e della contrattazione collettiva ma troveremo, un giorno, al centro del Sindacato le parole

” Difesa del Lavoratore” ?

Un’ultima chiosa che riguarda più da vicino gli ISF è l’Albo e la sua lunga storia travagliata.

Da 40 anni tenacemente inseguito dagli ISF e puntualmente ad ogni traguardo che sembrava raggiungibile, azzoppato dalla melina di Farmindustria o del Sindacato.

Capisco Farmindustria che vede nell’Albo una limitazione al suo potere di manipolazione dei singoli ISF per ottenere prestazioni più commerciali che scientifiche.

Non comprendo l’astio del Sindacato .

L’Albo non è il demonio, non è un’antagonista del Sindacato, non è un suo concorrente e allora questa diffidenza a cosa è dovuta, a ignoranza oppure a fronte degli ostacoli posti dal Sindacato la controparte gli offre vantaggi di altro tipo?

Così non si difende né il Lavoro né il Lavoratore che è l’obiettivo di Farmindustria ed è l’unica, tra tutti gli attori di questo teatro, ad aver sempre raggiunto gli obbiettivi che si è posta ad ogni rinnovo contrattuale.

Antonio Giammei delegato UILTEC RSU Angelini


Recentemente sul tema lavoro/lavoratore si è messo in discussione il ruolo esercitato dal sindacato che ha preferito la via della concertazione per sottoscrivere i rinnovi contrattuali, piuttosto che concentrare la propria attività a difesa dei diritti dei lavoratori, e nel caso specifico degli ISF, a salvaguardare un ruolo che la legge descrive come di pubblica utilità.
Però se auspichiamo a una svolta nello svolgimento delle relazioni industriali non possiamo esimerci di fotografare ed analizzare la situazione attuale del farmaceutico.

Come sappiamo c’è stato un ridimensionamento drammatico nei numeri degli organici.
Le cause sono molteplici, fra le più importanti il fatto che molte aziende, soprattutto le multinazionali hanno indirizzato il proprio piano di sviluppo, ricerca e marketing in direzione super specialistica con l’abbandono graduale ma progressivo della medicina di base. In secondo luogo perché altre figure professionali, come i medici di territorio, e in minima parte i key account, si sono affiancati agli ISF rilevandone spesso competenze e ruolo.

Tutto questo ha portato un drastico cambiamento nei modelli organizzativi delle aziende e mi sto riferendo semplicemente alla numerosità degli organici ( le linee di informazione scientifica) senza inoltrarmi nel merito delle questioni tecniche di ruolo, delle competenze specifiche previste dalla legge e dai contratti che comunque rappresentano una parte importante del problema generale, che andrebbero approfondite e discusse.

Inoltre dobbiamo anche evidenziare che una gran parte degli ISF vengono impiegati in un settore “emergente” che è quello del nutraceutico.
In questo caso la prima riflessione da fare è che se tali prodotti sono farmaci chi li promuove svolge il ruolo di ISF e come tale deve essere assoggettato alla legge 219/06.

Un contratto diverso da quello del chimico, in cui la figura dell’ISF è declarata secondo i criteri di legge ( anche se alcune modifiche recenti sono state criticate perché ad indirizzo commerciale), potrà essere ugualmente utilizzato purché non confligga con la legge stessa. Questo è a mio avviso il primo grosso nodo da sciogliere tenuto conto della rapida e continua crescita del settore .
Certo è che, in ogni caso, la mansione dell’ISF dovrebbe essere ridiscussa al tavolo sindacale tra tutte le parti interessate sia per porre argine alle continue perdite che al continuo indirizzamento della professione verso un ruolo sempre più commerciale. Inoltre si dovrà tener conto, come detto, dello sviluppo di un comparto affine a quello farmaceutico per far si che il ruolo dell’informatore sia più congruo alle esigenze di quel settore nel rispetto delle condizioni imposte dalla legge..

Mirko Ferrarini


Carissimo Mirko ci avviamo a rinnovare il Contratto nei prossimi mesi. Su questo rinnovo si caricano molte aspettative economiche di rilancio, il tema del ricambio generazionale, la valorizzazione dei rapporti del settore in tema di sicurezza, ambiente e formazione, soprattutto i cambiamenti organizzativi dovuti alla innovazione introdotta da industria 4.0.

Il confronto non potrà non affrontare i temi legati al ruolo dell’informazione scientifica del farmaco. Tutti i temi riguardano la salvaguardia del lavoro, ma ognuno di essi include necessariamente la tutela dei lavoratori. Un esempio l’accordo Tris prevede il prepensionamento di 5 anni per i lavoratori del settore che vanno in pensione prima, e servirà all’ingresso di giovani disoccupati.(lavoro e lavoratori). L’Aifa propone di rivedere le linee guida dell’informazione scientifica e coinvolge le associazioni delle aziende e la Filctem chiede all’Aifa di essere ascoltata partecipando e portando il punto di vista dei lavoratori.

Come vedi Mirco ci stiamo provando e non molliamo di un millimetro.il compito è sicuramente difficile e risente di molteplici ostacoli….. ma dobbiamo procedere con determinazione e senza indugi nell’attività messa in campo da circa due anni, a valle del rinnovo precedente, facendo valere le ragioni del sindacato, dei lavoratori e soprattutto dei cittadini italiani che sono i veri fruitori dell’eventuale cambiamento del sistema che non può essere considerata solamente materia economica per le aziende del settore ma anche valore per le nostre comunità, ridando centralità ad una figura ETICA dell’informazione scientifica.

Sergio Cardinali – Filctem CGIL


Caro Mirko, la tua analisi, ancora una volta, è impeccabile. Personalmente, negli ultimi tre anni, mi sto prodigando nel far passare il concetto secondo il quale chiunque vada dal medico a presentare le caratteristiche di qualsiasi tipo di prodotto che poi il medico consiglia al paziente, deve essere un informatore scientifico secondo i canoni dettati dalla normativa vigente. Allo stato attuale, essendo stato sempre assente il controllo da parte degli organi preposti (AIFA e Ministero della Salute) ci troviamo nella condizione di vedere questa professione esercitata da ragazzi senza laurea o con una laurea diversa da quella indicata dalla 219/2006.

Tuttavia non possiamo non tenere conto che, laurea o meno, questi ragazzi sono dei lavoratori che vanno oggi tutelati tanto quanto gli altri. Andrebbe fatta una sanatoria simile a quella messa in atto nel 92/93 ma dopo deve essere chiaro che la legge DEVE essere rispettata. In questo senso riconosco alla Filctem-CGIL un grande impegno in vista dell’imminente rinnovo contrattuale. A quanto affermato da Sergio Cardinali, fautore instancabile di questo ripristino della legalità, aggiungo una mia considerazione: l’AIFA dovrebbe occuparsi di rispetto delle regole e quindi dell’etica nel Servizio Sanitario per cui dovrebbe confrontarsi, più che con le aziende, che hanno un evidente interesse più verso l’aspetto commerciale, con le organizzazioni sindacali e di categoria. Le prime perché sono quelle che si occupano di lavoro e di lavoratori, quindi anche di regole di ingaggio, le seconde perché sono quelle che da sempre si occupano di difesa dell’etica e della deontologia della professione dell’ISF, ma soprattutto della difesa del diritto costituzionale alla cura del cittadino.

Come FEDAIISF, lo sai, siamo fortemente impegnati e protesi verso il riconoscimento giuridico della nostra professione che metterebbe fine allo scempio commerciale della figura dell’informatore scientifico. Il mio parere personale è che in un sistema virtuoso per l’informazione scientifica, ci dovrebbe essere il confronto è una stretta collaborazione tra istituzioni del Servizio sanitario (AIFA e Ministero della Salute), sindacati, Ordine dei Medici, associazioni di categoria (FEDAIISF, l’unica esistente) e associazioni delle aziende. Finché ci saranno esclusi dalle decisioni, ci sarà sempre il sospetto (o la certezza) che si sono messi in atto degli inciuci.

Antonio Mazzarella – Presidente Fedaiisf

Notizie correlate: Riflessioni sul tema se è meglio difendere il lavoro o il lavoratore di Francesca Boni

Redazione Fedaisf

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