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PIU’ COSTI E MENO GIUSTIZIA. COSI’ LA TURCO HA DEPRESSO LA SANITA’

Quando cade la Maestà, dice Amleto, che ogni annesso ne segua la fragorosa rovina. Trasliamo la citazione al Governo dimissionato ed alla Ministra Turco. Della quale, in questo ruolo, probabilmente ci ricorderemo solo per gli inspiegabili spot sul trentennale del Ssn (il genetliaco cadrà l’anno prossimo), quelli con lo slogan pacchiano da italietta agricolo-pastorale postbellica, "Pane, Amore, etc.", e con la crocerossina risorgimentale dal sorriso ruffiano, chissà, forse un inconscio transfer freudiano della nostra Ministra: altruista Gigogìn sabauda o popolana "bersagliera" ruspante. Bastonare il cane che affoga, parafrasando Mao, sarebbe facile ed inelegante. Fatto sta che i problemi della sanità restano tutti lì come e peggio di prima. Il maggiore difetto del suo dicastero è stato, a mio avviso, nell’assenza di scelte programmatorie ed organizzative. È vero che la legge ne limita l’intervento a favore delle Regioni, tuttavia il Ministero è in merito rimasto del tutto inattivo (pur disponendo di una affollata e costosa Direzione della Programmazione), prono alle prerogative delle Regioni stesse, in maggioranza "amiche". Limitandosi al monitoraggio passivo dei loro equilibri finanziari, salvo però accollarsi poi il ripiano dei disavanzi. Con il risultato di avere un sistema nell’insieme ancora più costoso, inefficiente e redistributivamente iniquo. Con livelli di assistenza difformi e paradossale aumento della pressione fiscale sui residenti delle Regioni peggio gestite. Con il rischio potenziale, per i deficit miliardari ripianati a piè di lista, di leva politica impropria nel rapporto con quelle a maggioranza analoga a quella governativa. Insomma la nostra Gigogìn ed i suoi eterei attendenti ci lasciano una sanità peggiore e che paghiamo di più. Certo la missione non era facile, tra gestioni localistiche del potere e corporativismi professionali. Ma proprio per questo era (e sarà) necessario un impegno diverso e, riteniamo, più competenza, alti funzionari inclusi. Come per La Rochefocault, l’arte è un appello al quale troppi rispondono senza esserne chiamati. fabrizio.gianfrate@unife.itD%  Libero Mercato del 19/02/2008 , articolo di di FABRIZIO GIANFRATE   p. 8  

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