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RSA e cura degli anziani. E’ crisi?

Durante il periodo di Ferragosto, i carabinieri del Nas, d’intesa con il ministero della Salute, hanno controllato 351 strutture – tra Rsa, case di riposo, comunità alloggio e case famiglia in tutta Italia, dalla Valle D’Aosta fino alla Calabria, individuandone 70 irregolari, pari al 20% degli obiettivi controllati, contestando 127 sanzioni penali e amministrative, per oltre 40 mila euro.

Tra le violazioni più ricorrenti sono state rilevate carenze strutturali ed organizzative come la presenza di un numero di anziani superiore rispetto alla capienza massima autorizzata1, spesso collocati in ambienti eccessivamente ristretti e situazioni di minore assistenza delle persone ospitate, riconducibili a un numero ridotto di operatori per turno di servizio, in alcuni casi privi di adeguata qualifica e professionalità.

Lasciando da parte i casi particolari, gli incidenti, le manchevolezze storiche (senza offesa per nessuno) che si manifestano in qua e in là lungo lo stivale, sembra venire allo scoperto una situazione di grave sofferenza di tutto il settore che dovrebbe garantire la cura degli anziani.

Parliamo di un settore già duramente e drammaticamente colpito dalla pandemia che finora ha resistito ma ora deve fare i conti con l’aumento dei costi e le bollette energetiche.

Il Presidente di UNEBA Lombardia Luca Degani: “Di fronte al caro energia ci sono aiuti solo per le imprese. Chiediamo un credito d’imposta per il Terzo settore“. Le bollette sono aumentate del 60%, gli alimentari quasi del 10%. Stimati 160mila euro di perdita media per ciascun servizio socio sanitario per anziani e disabili, ma diversamente dall’epoca Covid non sono previsti meccanismi compensativi.  “L’altro fronte è quello dei costi del personale: in molti sono passati al pubblico, con le assunzioni per la nuova sanità territoriale e oltre a dover tamponare lo “spopolamento” dei propri servizi, il non profit deve pagare di più i nuovi ingressi perché essendoci scarsità di risorse, aumenta il costo della prestazione.2

Un’approfondita analisi della situazione è stata pubblicata nei mesi scorsi dal quotidiano La Repubblica a firma Michele Bocci ed altri e negli ultimi giorni le cronache regionali aggiornano la situazione.3,4

Le rette delle RSA convenzionate (mediamente di circa 3.000 euro al mese) vengono coperte per metà dalle Regioni con la cosiddetta quota sanitaria. L’altra metà, a parte i contributi INPS sotto forma di indennità di accompagnamento, spetta alle famiglie e solo nel caso dei redditi più bassi si può attingere ad un contributo da parte dei Comuni con la cosiddetta quota sociale.

L’aumento dei costi legato all’inflazione, il rincaro elevatissimo dei costi energetici, la difficoltà nel reperire personale sia medico che infermieristico e assistenziale, si accompagna alla necessità di ridurre il numero dei posti per rispettare il rapporto tra ospiti e operatori, come fissato dalle normative per l’accreditamento, senza incorrere in sanzioni amministrative o disciplinari che potrebbero andare fino alla revoca della convenzione.

Questo immediatamente si traduce in minori entrate e posti vuoti ma drammaticamente si accompagna ad un altro problema cioè il contributo pubblico che viene a mancare o per la quota sanitaria (regionale) o per la quota sociale (comunale).

Alla ricerca di soluzioni per questo grave stato di cose, che si ripercuote sulle famiglie che non trovano posto per i loro cari non autosufficienti o vedono aumentare le rette, si collocano gli interventi estemporanei come imbarcare decine di operatori sanitari medici o infermieri dai paesi più disparati (Cuba, est Europa, etc.) dei quali abbiamo già riferito nei giorni scorsi.5

Ma le associazioni di categoria analizzano anche i provvedimenti strutturali che andrebbero adottati dal punto di vista finanziario. Si valutano in 300.000 gli ospiti delle RSA in Italia. Il Presidente di ANASTE Sebastiano Capurso dice al GR1: “Abbiamo valutato i maggiori oneri nell’ordine dei 13 euro per posto letto. Tali oneri non possono essere messi a carico delle famiglie degli ospiti che già sopportano situazioni difficili“.

Finora nessun segnale di risposta.

E parte dalle principali associazioni dei fornitori di servizi di assistenza, UNEBA e ANASTE in testa, la richiesta di aumentare i posti nelle scuole degli infermieri ed anche organizzare più corsi per gli OSS. Ma nello stesso tempo si chiede alla politica se si vuole imboccare una deriva francamente difficile da accettare o si vuole sostenere convintamente un livello di assistenza adeguato e quindi finanziarlo in modo conseguente.

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N.d.R. Stiamo aspettando anche il più pallido riferimento a questi temi dalla campagna elettorale….

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  1. Ministero della Salute – Commissione per la definizione e l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza – anno 2003

2. Vita International – 24 agosto 2022

3. La Repubblica – Nelle RSA duemila posti inutilizzati. “Poco personale e meno soldi dalle ASL” Michele Bocci 29 agosto  2022

4. La Repubblica – La strage silenziosa delle RSA – 27 maggio 2020

5. Medici cubani in Calabria, tutti i dettagli (e i costi) dell’accordo – Fedaiisf 19 agosto 2022

Carabinieri NAS: Controlli di ferragosto alla case di riposo: blatte in cucina ed operatori in stato di ebbrezza

 

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