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Sanità: Lorenzin, è come enorme acquedotto pieno di buchi. Monchiero: La grande bufala degli sprechi in sanità

L’impiego delle risorse non è efficiente. Negli anni la logica dei tagli lineari è stata una scusa utilizzata dalle Regioni per non riformare il processo.

(AGI) – Roma, 13 nov. – “Se qualcuno mi chiedesse se 112 miliardi di euro sono adeguati a sostenere la spesa sanitaria italiana, risponderei si’ in questo momento. E non sono troppi, sono quello che abbiamo e dobbiamo preservarlo. Se pero’ mi chiedessero se sono spesi bene, risponderei di no. L’impiego delle risorse non e’ efficiente: la sanita’ e’ come un enorme acquedotto pieno di buchi”. Lo ha sostenuto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenendo al convegno “Sanita’ e spending review: organizzazione, trasparenza e digitalizzazione”, in occasione del quale e’ stato presentato l’omonimo rapporto elaborato e presentato da Glocus. “Occorre chiudere le falle organizzative – ha ribadito Lorenzin – anche perche’ negli anni la logica dei tagli lineari e’ stata una scusa utilizzata dalle Regioni per non riformare il processo.

Ora, con il Patto – ha ricordato – siamo all’anno zero, non ci sono piu’ alibi”. (AGI)

La grande bufala degli sprechi in sanità

14 NOV – Gentile direttore,
spinto dalla curiosità di acquisire nuove conoscenze in tema di gestione attuale del nostro Servizio Sanitario e di profonde innovazioni future, mi sono recato in una austera aula del Senato per il Convegno su “Sanità e Spending Review – Organizzazione, trasparenza e Digitalizzazione” del Think Thank Glocus dove le annunciate novità si sono rivelate una collazione di luoghi comuni, banalità e, in qualche caso, di autentiche bufale.

Non riesco a definire diversamente la stantia storiella secondo la quale sommando corruzione vera e propria, stimata in 6,4 miliardi annui (quando si dice la precisione!), le inefficienze (3,2 miliardi) e gli sprechi (14 miliardi) si evidenziano 23,6 miliardi annui di risparmi possibili senza minimamente incidere sulla qualità del servizio. Ecco quantificato il famoso “grasso che cola” !
Di fronte a calcoli come questi mi chiedo: ma quanto rubano e sprecano gli Svizzeri, la cui spesa sanitaria pro-capite è il doppio della nostra, o i tedeschi, gli scandinavi e i francesi, che tutti spendono molto più di noi? Nessuno, in quegli sventurati paesi, è in grado di spiegare all’opinione pubblica quanto sia urgente moralizzare il sistema anche al fine di attingere dalle risorse destinate alla sanità per rimpolpare altri settori del bilancio statale?

Già perché si è anche lamentata – in questo contesto – la crescita della spesa sanitaria a danno della scuola, della difesa, della sicurezza pubblica . Doglianza che avrebbe un suo fondamento politico se i dati fossero attendibili.
Far passare, davanti ad una platea di decisori politici, l’idea che la sanità è sovrafinanziata, che la spesa è fuori controllo e che ogni intervento finalizzato a contenerla è tecnicamente possibile e moralmente doveroso, rappresenta un’azione pericolosa perché (la metafora sanitaria è d’obbligo) non v’è terapia efficace che possa basarsi su una diagnosi errata.

Gioverà ricordare ai nostri Senatori che il servizio sanitario nazionale è l’unico settore della pubblica amministrazione che goda di buona considerazione all’estero. Ancora recentemente Bloomberg lo classificava il più efficiente del mondo dopo quelli di Singapore ed HongKong, che non sono stati nazionali. E gioverà anche invitare i ricercatori di “Glocus” a consultare i dati dell’OCSE, dai quali risulta che in nessun paese aderente all’organizzazione la spesa sanitaria è cresciuta – negli ultimi vent’anni – meno che in Italia.

L’efficienza del sistema e il suo costo basso (rapportato a quello dei paesi occidentali) ci dicono che i margini di miglioramento non possono essere ampi e che sin da ora si pone il problema di come sostenere gli oneri dell’innovazione tecnologica. Questo è il punto. Questa è la sfida che attende Governo e Parlamento.
Costruire illusioni su informazioni errate e luoghi comuni, non ci aiuterà a vincerla.

Giovanni Monchiero
Membro Commissione Affari Sociali della Camera (Scelta Civica)

14 novembre 2014 . quotidianosanità.it

Comacchio. “Ministro, mandi gli ispettori al San Camillo”

Beatrice Lorenzin a colloquio con il Comitato per la salvaguardia dell’ospedale: sprecati 13 milioni di euro. E il ministro annuncia la task force per i reparti che non funzionano

14 novembre 2014  – La Nuova Ferrara

Il comitato San Camillo con il ministroGli ispettori del ministero della Sanità all’ospedale San Camillo, ecco la richiesta del Comitato civico direttamente al ministro Lorenzin. “Hanno speso 13 milioni di euro per ricostruirlo come appendice di Valle Oppio, solo nel 2010, in base agli accordi con il governatore dimissionario Errani, e poi lo hanno chiuso: lo presidiamo da un anno e un mese” ha detto la delegazione comacchiese al ministro, durante il blitz ferrarese del titolare alla Sanità al convegno organizzato da Emilia Romagna popolare a San Girolamo dei Gesuati. Il comitato ha consegnato alla Lorenzin il documento per la rimodulazione del San Camillo, che ha raccolto 8.000 firme.

Il ministro aveva insistito sulla centralizzazione dei controlli sanitari, “abbiamo costruito l’anagrafe nazionale dei pazienti per riuscire a cogliere le anomalie negli esiti delle cure nei vari reparti ospedalieri. Quando ci sono problemi, lo segnaliamo e chiediamo soluzioni: se non arrivano, inviamo una task force. In questa maniera si possono risparmiare miliardi di euro”. Il ministro ha parlato di sprechi nella sanità, “ce ne sono per 30 miliardi, con i costi standard ormai a regime possiamo risparmiare. Se però le Regioni ci chiederanno ulteriori tagli al Fondo sanitario, ci guarderemo, ma si sappia che risparmiare sulla spesa farmaceutica significa ridurre l’accesso ai farmaci salvavita negli ospedali”.

In precedenza Lorenzin aveva affrontato con i giornalisti anche i temi dell’attualità politica: “La legge elettorale? Noi potremmo avere qualche problema con le preferenze, ma un accordo è possibile. Per quanto riguarda il jobs act, certi interventi ci erano stati chiesti dall’Ue e servono per rilanciare l’occupazione: voglio vedere bene il testo che uscirà dalla Camera prima di esprimermi”.

Redazione Fedaisf

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