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Sanità, “possibili” margini di risparmio

Tagli: la salute torna al centro del discorso tra i ministri Padoan e Lorenzin. Uno studio della Fondazione Farmafactoring: “Negli ultimi anni tagliato tanto, attenzione ai livelli di assistenza”

02 ottobre 2014 – R.it ECONOMIA & Finanza

Sanità, "possibili" margini di risparmioMILANO – La sanità torna al centro della discussione della spending review e tra il ministro Padoan e la collega Lorenzin tornano i balletti di dichiarazioni in tema di tagli. Secondo il titolare delle Finanze “non esistono settori” che non possono migliorare la spesa pubblica: “Margini di efficienza si possono trovare dappertutto, sanità inclusa”. In colloquio colFoglio, Padoan specifica: “In prima istanza il taglio non lineare è preferibile. Poi però, se nulla si muove, si interverrà così”. A stretto giro arriva il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a precisare all’Ansa: “Sono stata la prima, non appena verificati i conti, a sostenere che nella sanità ci sono molti margini di risparmio”.

Ma qual è la fotografia della spesa sanitaria ad oggi, e quanto si sono già strette le forbici sui suoi conti? Un lavoro di Vincenzo Atella e Felice Cincotti per la Fondazione Farmafactoring aiuta a capire come si è evoluto il sistema. “Negli ultimi anni il settore sanitario ha pagato un prezzo molto alto all’obiettivo di risanamento dei conti pubblici”, esordiscono i ricercatori. “La necessità di rispettare gli impegni assunti a livello europeo, ha imposto al settore consistenti tagli, tali da comportare per il 2013 una riduzione del finanziamento statale in termini nominali, segnando un significativo punto di discontinuità rispetto al passato. Tutti i principali comparti di spesa sono stati interessati dai tagli: dal personale dipendente, con nuovi vincoli alle assunzioni e il ‘congelamento’ delle retribuzioni, agli acquisti di beni e servizi, alle diverse forme di assistenza accreditata e convenzionata”.

Nel 2013, per il terzo anno di fila, la spesa sanitaria della Pa si è ridotta (-0,3%) raggiungendo i 109,3 miliardi. Si chiude così un triennio ragguardevole di risparmi, che nel passato si è verificato solo tra il ’92 e il ’95, annota il rapporto. “L’incidenza della spesa sanitaria sul Pil si è ridotta nell’ultimo triennio di 3 decimi di punto, passando dal 7,3% del biennio 2009-2010 al 7% del 2011-2013”.

Per capire se si sia arrivati a un punto di sostenibilità, Atella e Cincotti redigono una sorta di bilancio del comparto, trovando un sostanziale pareggio al netto di ammortamenti e costi capitalizzati nel 2012.

Sanità, "possibili" margini di risparmio

A rendere possibile tale risultato è la dinamica dei costi, la cui riduzione più che compensa il non favorevole andamento dei ricavi complessivi. “Sono i progressi compiuti nell’assistenza accreditata e convenzionata, i cui costi si riducono nel biennio 2011-2012 del 2% medio annuo, a rendere possibile tale performance, sebbene vada evidenziato il rallentamento della dinamica dei costi della gestione diretta, che anzi si riducono nel 2012 (-0,3%). A dare un significativo contributo alla riduzione dei costi della gestione accreditata e convenzionata è l’assistenza farmaceutica che nel 2012 si riduce dell’8,6% (sesto calo consecutivo). Si riducono nel 2012 anche i costi sostenuti per l’assistenza riabilitativa e protesica e integrativa (rispettivamente del 2,9% e del 4,9%), mentre aumentano quelli della cosiddetta ‘Altra assistenza’ (4%) e della specialistica (0,7%). Tra i costi della gestione diretta, spicca la dinamica della spesa per il personale che nel biennio 2011-2012 si riduce dell’1,5% in media d’anno, mentre rallenta quella della spesa per beni e servizi”.

Restano delle difficoltà, soprattutto per le Regioni in disequilibrio strutturale, di riassorbire definitivamente i disavanzi: i ricercatori ritengono necessario che tali Regioni recuperino maggiore efficienza nell’erogazione delle prestazioni se vogliono mantenere in ordine i propri bilanci settoriali e assicurare al contempo un’assistenza adeguata. E di fronte alla possibilità di nuovi tagli? Per la Fondazione già ora “non può essere trascurato l’impatto della stretta avviata negli ultimi anni sull’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA). Da questo punto di vista non può essere trascurato il fatto che, secondo l’ultimo monitoraggio effettuato, solo due Regioni tra quelle impegnate nei Piano di rientro rispettano i requisiti richiesti: il Piemonte e, solo per il 2012, il Lazio. Le altre Regioni, pur in miglioramento, si mantengono al di sotto dei requisiti richiesti, in particolare la Campania, la Calabria e il Molise”.

Redazione Fedaisf

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