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Sanità sprecona, macché

Secondo un ricalcolo ministeriale delle entrate del SSN, si sarebbe avuto un avanzo di 518 milioni di Euro nel 2012 e 811 milioni nel 2013

di: Redazione2 | 

La spesa del SSN storicamente cresceva in media del 4% all’anno, con un deficit medio del 4%, seppur con rilevanti differenze interregionali.
Dal 2009 la spesa pubblica è rimasta sostanzialmente stabile e nel 2013 i dati di preconsuntivo mostrano, per la prima volta dal 1995, una riduzione (-1,2% rispetto al 2012).

La diminuzione della spesa si associa alla diminuzione del PIL (-0,4% rispetto al 2012), ma  più accentuata, sicché il peso della spesa sanitaria pubblica corrente sul PIL diminuisce nel 2013, passando dal 7,3% del 2012 al 7,2%.

Anche il disavanzo sanitario si è significativamente ridotto e si attesta, ormai dal 2011, a 1-1,5 miliardi di euro, quindi intorno all’ 1% della spesa corrente.
I dati , anzi, mostrano un avanzo di 518 milioni di Euro nel 2012 e 811 milioni nel 2013, anche solo per effetto di una nuova e particolare modalità utilizzata in sede ministeriale per la contabilizzazione degli introiti fiscali regionali destinati alla copertura dei disavanzi.

Questo il quadro che emerge dal Rapporto Oasi 2014 di Cergas e SDA Bocconi con la collaborazione di Bayer, che mette in evidenza anche la strada che rimane da fare.

Le aziende sanitarie – affermano i curatori del Rapporto – hanno compiuto un piccolo miracolo: pareggio di bilancio e assenza di incremento di spesa da 5 anni, con una sostanziale tenuta del sistemanonostante l’invecchiamento della popolazione, il peggioramento epidemiologico, nuove tecnologie e l’incremento della povertà. Il sistema è ora pienamente sostenibile.

Dalla fase di rapido contenimento della spesa prevalentemente con logiche input based dobbiamo ora riorganizzare i servizi, allineandoli all’epidemiologia emergente: è un lavoro di medio periodo, ora possibile, solo perché abbiamo messo a posto i conti. Questa è la sfida che attende il SSN e le aziende sanitarie devono giocare un ruolo centrale”.
Le aziende sanitarie sono state le protagoniste silenziose di questa difficile stagione del SSN. Su di esse sono state «scaricate» molte delle contraddizioni del sistema, lasciando spesso a loro la responsabilità attuativa dei cambiamenti.

Un miglioramento dei conti non privo di costi, anche in termini di qualità, efficienza, sicurezza ed equità.
Il Sistema sanitario nazionale ha visto ridursi le spese per il personale di circa l’1,5% l’anno negli ultimi tre anni, a causa della mancata sostituzione di chi va in pensione, del blocco degli stipendi e dell’esternalizzazione di molte attività alle cooperative sociali.
Nelle Regioni tirreniche soggette a Piano di rientro (Lazio, Campania, Calabria e Sicilia) il personale a tempo indeterminato si è ridotto del 15% dal 2006 al 2012 e quello a tempo determinato o interinale del 27%.
La dinamica della spesa farmaceutica convenzionata è stata ancora più marcata: è diminuita del 7,6% l’anno negli ultimi tre anni.

Redazione Fedaisf

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