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Sprechi in sanità, una lotta tra rivoluzione ed inganno

L’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, fa sapere che si potrebbe risparmiare fino ad un miliardo di euro di spesa con una lotta concreta contro gli sprechi presenti in sanità. Le voci sotto accusa sono tante e differenti: dai farmaci al materiale, dalle concessioni per le pulizie a quella per il rifornimento dei pasti, fino alla logistica e così via. È un rilievo importante che mette con forza il dito sulla piaga del malgoverno in sanità. Però bisogna vedere se, passato il dolore e tolto il dito, la piaga rimane o, addirittura, peggiora.

di Giordano Cotichelli

Lotta agli sprechi: fra rivoluzione ed inganno

Sprechi in sanità, un concetto ancora tutto da chiarire

Il rischio è quello di essere di fronte al solito annuncio sensazionalistico che introduce un qualche rimpasto organizzativo, stringe i cordoni della borsa, diminuisce comunque le risorse a disposizione e, in buona o in cattiva fede, lascia intatti i meccanismi di “corruttela” di questo paese.

La lotta agli sprechi in sanità è una battaglia giusta, puntualmente annunciata, intrapresa, con qualche risultato che smaschera delitti e crimini a carico del cittadino e della Pubblica Amministrazione, consegnando in pasto all’opinione pubblica il capro espiatorio di turno il cui successivo sacrificio rituale, nella sostanza, annuncia la fine della rivoluzione e il ritorno alla normalità.

Qualche esempio? La stagione di mani pulite, anche se lontana un quarto di secolo, è ancora impressa nella memoria di tutti. Le sue ricadute accompagnarono la fine della Prima Repubblica per regalare a tutti noi una gestione della politica e dell’economia affatto diverse e che sono riuscite unicamente a renderci più poveri e con meno garanzie.

Qualcuno si ricorda del Ministro della Sanità De Lorenzo? O di Poggiolini? L’inchiesta sul Pio Albergo Trivulzio? Al di là di qualsiasi facile commento, riandare con la memoria indietro nel tempo significa riuscire a ricordare come l’inizio della destrutturazione della sanità pubblica fu a seguito di una spinta di profondo cambiamento e voglia di trasparenza. Di lotta agli sprechi, appunto.

La denuncia che fa oggi l’Anac rischia di essere strumentale per legittimare un’ulteriore ristrutturazione del sistema, senza che vi sia la certezza che speculazioni di mercato e mafioserie varie possano rimanerne intaccate.

Pensiamo dunque a cosa è accaduto nel nostro recente passato e guardiamo anche al nostro disfunzionale presente. Nel momento in cui scomparivano USL e si fondevano aziende a vario titolo sul territorio nazionale, come un mantra venivano ripetute affermazioni tipo: “Bisogna ridurre il numero dei dirigenti, lottare contro gli sprechi, armonizzare, razionalizzare”, “Perché la stessa siringa la devo pagare ad un costo nella provincia Tale e ad un costo superiore nella Talaltra?”, “E i farmaci? Lo sai che differenza c’è fra una scatola di *** prodotta da ** e quella prodotta da *?”.

Storie vecchie e note, tristemente attuali (i dirigenti? Si sono moltiplicati). In merito è necessaria una analisi, anche schematica.

La differenza dei costi

La differenza di costi fra un prodotto sanitario e l’altro è legato ad un meccanismo semplice che si chiama mercato economico capitalista. L’incontro fra domanda ed offerta determina il costo del bene o del servizio. Poi in qualche caso questo incontro viene facilitato, in qualche altro caso viene ostacolato; ed i meccanismi corruttori vanno avanti agevolmente.

In quest’ottica, decisamente semplicistica e criticabile – ci mancherebbe – la figura istituzione e la figura professionista entrano in gioco pienamente. Ed è giusto. Il dirigente corrotto va mandato via, senza mezzi termini. Ma questo può bastare?

Difficile, in quanto il capro espiatorio di turno (De Lorenzo, Poggiolini, o chi altro) serve a distogliere l’attenzione dai meccanismi decisionali del potere il quale è sempre più in mano a pochi – ad ogni livello – liberi di fare e disfare come preferiscono in un sistema gestionale gerarchico dove la possibilità di intervenire, condividere, decidere, valutare, analizzare, viene meno nella strozzatura valutativa della scelta del “potere decisorio dell’amministrazione”. E tutto ciò può realizzarsi inoltre in un clima in qualche caso di omertà, complicità ed impotenza diffuse.

Oltre al sintomo il problema vero è la malattia

Se qualcuno propone di mettere il controllo delle impronte digitali allo smarca tempo contro i “furbetti del cartellino”, al di là della valutazione dello strumento in quanto tale, la prima domanda cui rispondere è la seguente: “Ma quando un pubblico dipendente non si presenta al lavoro, non c’è nessuno che lo cerca?”.

Al di là della risposta è la struttura del retropensiero quella che ci interessa, a significare che oltre al sintomo, il problema vero è la malattia, in una visione di sistema che sembra mancare nelle periodiche lotte agli sprechi, che spesso rischiano di rivelarsi come un sistema mascherato di tagli.

La fornitura di pasti o l’appalto delle pulizie costa troppo? Ma non dovevano costare di meno rispetto ad assumere – a posto fisso – del personale in cucina o come inserviente di questo o quel reparto? Si spende troppo e male per questi o quei presidi? Ecco che arriva il Centro di Costo Unico (Provinciale, Regionale, Nazionale, Intergalattico…) in cui viene deciso il presidio da preferire, molto spesso guardando unicamente al risparmio, oppure selezionando rigidamente dove distribuire quel presidio.

Quale collega non si è sentito dire da burocrati vari la seguente affermazione: “Ma questa siringa (aghi, valvole anti-reflusso, etc.) è troppo costosa per il vostro reparto, a che vi serve?” Da qui gli esempi possono tracimare fuori a decine, anche perché nel CCU (Centro di Costo Unificato) vi potranno essere gli stessi dirigenti che hanno sprecato fino al giorno prima.

Il concetto di spreco

E poi è necessario chiarire il concetto stesso di spreco. Se un infermiere (o qualsiasi altro professionista sanitario) deve spendere il suo tempo per riempire schede, moduli (anche online) e fare telefonate di ogni tipo, sottraendolo all’assistenza, questo non è forse uno spreco?

È forse così azzardato ipotizzare che la prima lotta agli sprechi nelle corsie o negli ambulatori sarebbe sostenuta da una eventuale dotazione di personale amministrativo dedicato a fiorettare (o sciabolare) tutto il giorno con i burocrati dell’azienda?

Se la riparazione o la sostituzione dell’elettrocardiografo viene continuamente rimandata, quanto tempo, carta ed energie saranno sprecate? Sì, lo spreco in sanità esiste, come la Mafia, la corruzione, il liberismo selvaggio, il malgoverno e la presenza di una pletora di funzionari e dirigenti messi lì unicamente per tagliare risorse umane e strumentali di un sistema che sopravvive egregiamente grazie al sacrificio quotidiano dei suoi lavoratori e delle sue lavoratrici.

Il problema sono le siringhe? Anche. Ma chi ha sollevato la questione ha per un momento alzato gli occhi da tabulati e grafici vari ed è andato in un servizio sanitario qualsiasi di questo paese dove in spazi angusti, rimediati, di difficile gestione, stanno stipate siringhe con gli aghi e siringhe con gli aghi con tappino di sicurezza e siringhe senza aghi, scatole di aghi monouso e scatole di aghi monouso con tappini di sicurezza, valvole anti-reflusso, tappini gommati e tappini semplici per le cannule e chi più ne ha più ne metta?

Sapete quanto tempo si perde per ricordarsi che quel farmaco, anzi quella molecola corrisponde a quei nomi commerciali, anzi no a quell’altro, e poi c’è questo che è il generico e, ma se vuoi ci sono questi campioni.

Insomma, ripeto, se si aprono le dighe del malcontento relative alla gestione fatta contro gli sprechi, c’è rischio di affogare

Davvero bisogna chiedersi che cosa si intenda per spreco, in termini professionali, materiali, umani. Se acquisto del materiale che costa di meno, ma che si deteriora facilmente o peggio non verrà usato, quello è uno spreco.

La trasfusione di sangue ad un anziano è uno spreco? Fate le vostre considerazioni, e condannate, se lo ritenete, la retorica facile, ma non scontata, di questo articolo.

Fate quello che volete e allineatevi anche alla crociata rivoluzionaria della lotta agli sprechi in sanità, ma sacrificate per un momento la vostra attenzione ad un’immagine che potete facilmente trovare in rete, digitando la parola eutanasia nazista.

È un manifesto in cui un sanitario mette in evidenza come il costo di un grave disabile nella sostanza rappresenta uno spreco di fronte alle risorse della società da impiegare per il progresso, e si appella al concetto di “Neues Volk”, nuova gente, per veicolare una giusta ed umana lotta agli sprechi.


Quando la siringa diventa la causa di tutti i mali

La spettacolarizzazione dell’informazione nei salotti tv e sulla stampa

Troppo spesso si parla delle differenze di prezzo da nord a sud nelle forniture dei dispositivi medici. La siringa che a Milano costa 100 e a Catania costa 200 è ormai diventata l’emblema degli sprechi in Sanità, quando la spesa riferita a questa categoria merceologica si attesta intorno allo 0,02% e quella in dispositivi medici pesa solo il 5,1% del Fondo sanitario nazionale. Una cifra esigua se si pensa che l’accesso dell’innovazione negli ospedali è contenuto in questa minima percentuale.

Il rischio è che il “tormentone della siringa” vada a influenzare le future scelte di politica sanitaria con logiche che guardano solo al prezzo a causa di una disinformazione da bar sport. Senza considerare, tra l’altro, che esistono decine di tipologie di siringhe – da quelle da supermercato ad alcune sofisticatissime – e non andrebbe assolutamente svilito e banalizzato un prodotto come questo, che porta con sé continui miglioramenti, frutto di investimenti in ricerca e innovazione. Basti pensare che esistono oggi siringhe di sicurezza che evitano le punture accidentali per gli operatori sanitari e siringhe “verdi” a basso impatto ambientale, che usano meno materiali plastici e non rilasciano diossina nella fase di smaltimento-incenerimento.

Purtroppo però negli ultimi anni sono state privilegiate strategie di tipo ragionieristico, che niente hanno a che fare con una programmazione sanitaria volta a tagliare la spesa improduttiva. E la banalizzazione del prezzo della siringa cavalca queste logiche dell’hic et nunc, che non prevedono una visione a lungo termine, ma individuano in un unico capro espiatorio tutti i mali di un settore.

Oggi è la volta della siringa. Chi sarà il prossimo?

Ovviamente i farmaci!

Redazionale – 9 ottobre 2018

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Redazione Fedaisf

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