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Standard ospedalieri, cardiologi in allerta: a rischio metà delle unità coronariche

A Pistoia spunta la “lista nera” degli esuberi. Ecco primari e medici a rischio.

Il nuovo regolamento sugli standard ospedalieri, voluto dalla Conferenza Stato-Regioni e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, non convince assolutamente i cardiologi italiani perché comporterà tagli imponenti come la riduzione drastica di unità di Cardiologia, Unità coronariche di terapia intensiva e cardiologie interventistiche (emodinamica, angioplastica post infarto). Michele Massimo Gulizia, Presidente Anmco e Direttore della struttura complessa di Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania, spiega a DoctorNews33 i rischi di queste nuove disposizioni che sembrano non tener conto dell’importanza e del grado di eccellenza che ha la cardiologia in Italia.

Dottor Gulizia, il nuovo regolamento sugli standard ospedalieri sarà presto operativo. La cardiologia, in primis, verrà penalizzata. Ma che cosa succederà veramente?
Il nuovo regolamento pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sta creando grande allarme tra la popolazione e i medici perché non si sta parlando della riduzione di qualche ospedale o di qualche cardiologia. Si sta parlando di un regolamento che fa passare il numero degli ospedali da 1.393 ad appena 777, perdendo cioè 616 ospedali prevalentemente pubblici. La cosa più grave è che si passa da un’assistenza ospedaliera di 823 strutture di cardiologia ad appena 242, bruciandone in un solo colpo 581 e passando da 8.534 posti letto a 4.844, circa 3.690 posti di cardiologia bruciati. Chiudendo anche quasi la metà delle unità coronariche presenti in Italia, dimezzando le emodinamiche e riducendo in maniera importante i posti di cardiochirurgia. La cardiologia ospedaliera negli ultimi 50 anni ha fatto dei progressi incredibili allungando  la vita media degli italiani di oltre dieci anni, salvando la vita ad oltre 750 mila soggetti.  Fare un decreto di questo genere, senza avere dentro i tecnici, cioè i cardiologi ospedalieri, è una vera pazzia. Non può esserci una reta dell’emergenza se gli ospedali che verranno lasciati in vita non avranno una cardiologia e tanto meno un cardiologo in sede.

Il vostro grido d’allarme ha sollevato qualche risposta da parte delle istituzioni?
Sono stato contattato dalla segreteria del ministro Lorenzin con cui ci incontreremo prossimamente e che ha sempre mostrato di avere grande sensibilità per quella che è l’assistenza sanitaria. Sono convinto che con l’aiuto del ministro si possa far ritornare sui propri passi la Conferenza Stato-Regioni, che ha scritto questo testo senza tener conto che così facendo nel breve e lungo termine, con questi nuovi standard ospedalieri, si avranno costi ancora maggiori per il Ssn perché se l’offerta assistenziale diminuisce i pazienti andranno a curarsi all’estero. La nostra non è una difesa corporativistica delle strutture, tant’è che noi parliamo di bacini di utenza da cui poi scaturiscono le strutture stesse.

Tagliare vuol dire, più in generale, gravare ancora di più sui medici ospedalieri. Sarà maggiormente a rischio anche la sfera della responsabilità professionale?
Su questo tema ci siamo spesi tantissimo ed è una sfera a cui siamo particolarmente attenti, tanto che l’Anmco per la prima volta in 50 anni si è organizzata per fornire ai propri iscritti una copertura assicurativa più ampia. Il problema in effetti si presenterà, ad esempio, quando arriverà un paziente con dolore toracico in uno degli ospedali non provvisti di cardiologo e il medico di turno farà un elettrocardiogramma che dovrà essere refertato a 200 km di distanza, fuori da qualsiasi ragionamento clinico. Se viene meno il concetto di clinica finisce tutto, finisce cioè quella stessa opportunità che ha garantito che la cardiologia italiana fosse tra le prime al mondo.

Rossella Gemma – Martedì, 09 Giugno 2015 – Doctor33

Pistoia. Riforma sanità, spunta la “lista nera” degli esuberi. Ecco primari e medici a rischio

Pistoia, 8 giugno 2015 – Passate le elezioni subito pronta la famosa «lista nera» degli esuberi tra medici, infermieri e Oss nell’Asl 3. La riforma sulla sanità di Enrico Rossi, confermato al governo della Regione, torna a galoppare. Il documento, frutto di una ricognizione degli uffici amministrativi dell’azienda sanitaria, sta girando da qualche giorno all’interno dei reparti. Un elenco che non risparmia medici storici dell’azienda e che sicuramente metterà in difficoltà, qualora venissero confermate tutte le uscite, i reparti di oculistica (eccellenza della sanità pistoiese), chirurgia già in sofferenza per la carenza di personale in sala operatoria ma anche ortopedia (dovrebbero andarsene tre medici più il direttore dell’unità operativa) e cardiologia.

I nomi più importanti sono quelli dei super primari che sono a rischio uscita. Per il 2015 sono stati dichiarati in esubero Enzo Buccianelli (chirurgia generale), Roberto Cecchi (dermatologia e venerologia), Franco Giuntoli (Medicina fisica e riabilitazione) e Andrea Innocenti (medicina del lavoro e sicurezza ambienti lavoro). In lista sempre per quest’anno venticinque dirigenti medici tra esuberi e recessi dal servizio. Si tratta di Sergio Biagini (oculistica), Alessandro Birindelli (medicina interna), Ciro Bucciero ( chirurgia generale), Corrado Catalani (malattie infettive), Maurizio Checchi (medicina interna), Bruno Da Paola ( ortopedia), Maria Lussoria Demuru (ginecologia), Rosalba Gori (patologia clinica), Luciana Iacopetti (cardiologia), Aldo Innocenti (ginecologia e ostetricia), Stefania Innocenti (anatomia patologica), Andrea Lelli (medicina interna), Giorgio Maffucci (nefrologia), Giovanni Marradi (oculista), Giorgio Merlo (ortopedia), Leonardo Moreschi (radiodiagnostica), Franco Niccolai (radiodiagnostica), Incoronata Panzone (medicina lavoro e sicurezza), Marco Pardini (oftalmologia) Valentina Rapicano (anatomia patologica), Roberto Rimediotti (medicina interna), Paolo Scognamiglio (ecografia ostetrica), Gemma Paola Pieruccini (pediatria) e gli ultimi due Stefano Conti e Libero Russo rispettivamente di ortopedia e medicina legale, che hanno firmato il recesso dal servizio il primo maggio.

NEL 2016 agli esuberi dell’anno in corso si aggiungeranno Patrizio Pacini della radiologia, Alfredo Trippitelli (urologia), Giuseppe Maffei (ortopedia), Artemio Piunti ( odontoiatria). 

Tra i dirigenti medici il prossimo anno potrebbero andarsene Vittorugo Gori (oculista), Alfredo Grande e Luca Lavacchi ( anestesia e rianimazione), Marrapodi Loredana ( pediatria), Franca Mazzoli (igiene e sanità pubblica), Andrea Mazzoni (ortopedia), Piera Meoni (cardiologia) e Maria Luisa Robortella (endoscopia). Tre i dirigenti sanitari dichiarati in esubero nel 2016: Rossana Culli (anatomia patologica), Paolo Giannelli ( farmaceutica) e Claudio Bartolini (psicologo e attuale direttore della Società della salute della Valdinievole). In elenco anche quindici esuberi per gli infermieri nel 2015 e quattro l’anno prossimo. Solo tre invece gli Oss in lista. 

Che la «lista» avrebbe potuto provocare non pochi malcontenti lo sa bene l’Asl 3 di Pistoia tanto che con un comunicato stampa, la direzione aziendale, ha immediatamente tenuto a precisare «che nessuna dichiarazione di esubero è stata minimamente ipotizzata». 

Resta il fatto che l’elenco trasmesso dalla direzione amministrativa ai medici che ne hanno fatto richiesta, come sottolineato dalla nostra redazione, rappresenta una prima ricognizione di chi si può avvicinare alla «fuori uscita» prevista dalla riforma regionale che prevede, come è noto, tagli proprio sul personale medico in funzione dell’accorpamento delle Asl. 

E quei nomi pubblicati dal nostro giornale e che appartengono a direttori o medici di unità operative dei presidi ospedalieri pistoiesi rappresentano una fonte di forte preoccupazione, soprattutto per alcuni reparti (oculistica, ortopedia, chirurgia e cardiologia) che fino ad oggi hanno rappresentato un’eccellenza della nostra sanità. L’Asl però intende tranquilizzare medici, infermieri, Oss e pazienti. 

«Saranno pochissime le unità di personale medico e del comparto che saranno considerate per l’uscita dal servizio – scrive nella nota L’asl 3 –. L’Azienda ha soltanto avviato con le organizzazioni sindacali dell’area medica un primissimo confronto sull’applicazione delle normative che consentono la dichiarazione di eventuali esuberi a fronte però di eventuali, ulteriori procedure riorganizzative». 

«Nel corso di un incontro tenuto con i rappresentanti dei lavoratori – continua la nota dell’Asl – sono state mostrate le funzioni e gli incarichi cui appartengono i nominativi dei medici che sono teoricamente in possesso dei requisiti per l’applicazione della norma che, tuttavia, è stato espressamente detto potrà poi trovare eventuale ed effettiva applicazione solo in alcuni casi e dopo attente valutazioni di carattere organizzativo da condurre nel confronto con i sindacati».

«La direzione aziendale sta valutando con i direttori di dipartimento le ricadute organizzative di quei pochi eventuali esuberi che saranno individuati (ma, ripetiamo, non sono ancora stati individuati), nella consapevolezza che tutti i professionisti pubblicati nell’articolo sono fra i migliori operanti in azienda e di cui, pertanto, la direzione aziendale intende continuare ad avvalersi».

Ma le carte in tavola come già detto, potrebbero essere stravolte non solo dalla direzione aziendale, ma e soprattutto dalla Regione Toscana alla quale toccherà l’ultima parola su chi «dovrà» o «potrà» effettivamente uscire dall’azienda sanitaria.

di Michela Monti – 08/06/2015 – QN

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Comunicato FP CGIL

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