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Telepathy. Dispositivo impiantabile nel cervello. L’annuncio di Elon Musk

Il microchip consente alle persone con quadriplegia di controllare i dispositivi esterni con il pensiero

Lo “studio PRIME” (Precise Robotically IMplanted Brain-Computer InterfacE) un innovativo studio sperimentale su un dispositivo medico con interfaccia cervello-computer

(BCI: Brain-Computer Interface) wireless completamente impiantabile, mira a valutare la sicurezza del robot “implantare” e chirurgico (R1) e a valutare la funzionalità iniziale del BCI per consentire alle persone con quadriplegia di controllare i dispositivi esterni con il pensiero.

Questo studio prevede il posizionamento di un piccolo impianto esteticamente invisibile in una parte del cervello che pianifica i movimenti. Il dispositivo è progettato per interpretare l’attività neurale di una persona, in modo che possa utilizzare un computer o uno smartphone semplicemente con l’intenzione di muoversi: non sono necessari fili o movimento fisico.

Questa ricerca sarà la prima nel suo genere ad essere condotta sulle persone e potrebbe aiutare a trovare modi più sicuri ed efficaci per impiantare e utilizzare la BCI per ripristinare e migliorare potenzialmente il controllo del computer e altre capacità.

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Fonte Nauralink

Note Neuralink

Le interfacce cervello-computer (BCI) sono sistemi che decodificano i segnali di movimento previsti dall’attività cerebrale per controllare dispositivi esterni come i computer.

Si tratta di uno “studio prime” sull’uomo con lo scopo di valutare la sicurezza e l’efficacia iniziale dell’impianto N1 (un impianto BCI), del robot R1 (un robot chirurgico) e dell’app utente N1 (software BCI) nel consentire agli individui con paralisi di controllare dispositivi esterni.
I dispositivi utilizzati in questo studio sono sperimentali e non in vendita.

Durante lo studio, il robot R1 verrà utilizzato per posizionare chirurgicamente l’impianto N1 in una regione del cervello che controlla l’intenzione del movimento.
Ai partecipanti verrà chiesto di utilizzare N1 Implant e N1 User App per controllare un computer e fornire feedback sul sistema.

Impianto N1
Una volta posizionato chirurgicamente, l’impianto N1 è esteticamente invisibile. Registra e trasmette l’attività cerebrale con l’obiettivo di consentire di controllare un computer.
L’impianto N1 registra l’attività neurale attraverso 1024 elettrodi distribuiti su 64 fili, ciascuno più sottile di un capello umano.

Il completamento dello studio richiederà circa 6 anni. Durante lo studio, ci saranno follow-up regolari con il team di esperti Euralink per monitorare i progressi e garantire che Neuralink BCI continui a funzionare come previsto.

Lo studio primario prevede una combinazione di 9 visite cliniche a domicilio e di persona e si svolge nell’arco di circa 18 mesi.

Sessioni di ricerca BCI
Verrà chiesto di partecipare a sessioni di ricerca BCI per tutta la durata dello studio, con un impegno minimo di 2 sessioni a settimana, per 1 ora a sessione.

Follow-up a lungo termine
Il follow-up a lungo termine inizia immediatamente dopo il completamento dello studio primario e si svolge nell’arco di 5 anni, con un totale di 20 visite.

Criteri di inclusione. Avere quadriplegia (funzionalità limitata in tutti e 4 gli arti) a causa di lesione del midollo spinale o sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e che siano passati almeno 1 anno dall’infortunio (senza miglioramento)
Hanno almeno 22 anni di età.
Avere un caregiver coerente e affidabile
Avere un dispositivo impiantato attivo (pacemaker, stimolatore cerebrale profondo (DBS), ecc.)
Avere una storia di convulsioni
Richiedere la risonanza magnetica per una condizione medica in corso
Che stiano ricevendo un trattamento di stimolazione magnetica transcranica (TMS).

To learn more: download the study brochure here

Neuralink è un’azienda fondata nel 2016 dall’imprenditore statunitense Elon Musk e altri investitori e registrata come società di ricerca medica con sede a Fremont in California.

Il marchio “Neuralink” è stato acquistato dai precedenti proprietari a gennaio 2017.

I fondatori hanno background culturali e formativi diversi; secondo quanto dichiarato da Elon Musk a Tim Urban, questa scelta è stata compiuta al fine di avere un team di esperti interdisciplinari.

Dalla sua fondazione, l’azienda ha assunto molti famosi neuroscienziati di varie università. Fino al luglio 2019, ha ricevuto $158 milioni di finanziamenti (di questi $100 milioni di Musk) e aveva 90 impiegati. Al tempo, Neuralink annunciò che stava lavorando a un dispositivo “simile a una macchina per cucire” capace di implementare fili molto sottili dentro il cervello, e dimostrò un sistema che legge informazioni da un topo di laboratorio tramite 1500 elettrodi (che si dice essere 15 volte più dell’attuale massimo per sistemi usati nei cervelli umani), e anticipò che avrebbe cominciato gli esperimenti con gli umani nel 2020


Neuralink ha installato Telepathy, il primo microchip in un cervello umano

Elon Musk annuncia che Neuralink ha impiantato un microchip nel cervello di un paziente. Ecco quali applicazioni potrebbe avere questa tecnologia

Focus Scienze – 31 gennaio 2024 Simone Valtieri

Elon Musk l’ha fatto. Come annunciato nel maggio scorso, la sua azienda Neuralink – fondata nel 2016 a Freemont (California) e che si occupa di implementazione tecnologica in ambito biologico – ha innestato il primo microchip in un cervello umano (il nome “commerciale” del dispostivo è Telepathy). Ad annunciarlo è stato lo stesso imprenditore in un post apparso su X.com (il social network da lui acquistato nel 2022 quando si chiamava Twitter), scrivendo: «Il primo uomo ha ricevuto un impianto da Neuralink ieri (domenica 28 gennaio 2024) e si sta riprendendo bene. I risultati iniziali mostrano un promettente rilevamento di picchi neuronali».

L’obiettivo di Neuralink è di costruire un ponte tra il nostro cervello e i computer, con il fine primario di potenziare le abilità umane nel difendersi dai più comuni disturbi di origine neurologica e lo scopo ultimo di realizzare una integrazione uomo-macchina, immaginata finora solo nel mondo della fantascienza.

La comunità scientifica invita però alla prudenza, perché se è vero che la sperimentazione avviata da Musk si propone di curare malattie attualmente prive di una terapia risolutiva, come la SLA o il morbo di Parkinson, e di risolvere problemi seri quali paralisi, cecità e persino la depressione, dall’altro i rischi di tale implementazione tecnologica sono molto alti.

Quali sono i costi di Neuralink

Ma quanto costa una tecnologia del genere? Neuralink ha comunicato finanziamenti per un totale di oltre 320 milioni di dollari solo nel 2023, tuttavia, il prezzo previsto per un impianto sarà di circa 40.000 dollari, con l’obiettivo di renderlo più accessibile in futuro nonostante un costo di produzione stimato di almeno 10.000 dollari. Non è ancora noto, invece, come funzionerà, e quanto costerà, la manutenzione dei microchip

Stando a quanto affermato dall’eccentrico imprenditore a più riprese lo scorso anno, una tecnologia come quella che la sua azienda sta sperimentando dovrebbe in qualche modo ridurre «il rischio rappresentato per la nostra civiltà dall’avanzare dell’intelligenza artificiale», donando all’intelligenza umana una vita pressoché “eterna” a dispetto di un corpo che eterno non è.

Chi ci aveva provato prima di Neuralink

A dirla tutta, infine, il team di Neuralink non è stato il primo a intraprendere questa strada: nel settembre 2023 l’olandese Onward aveva già testato un impianto cerebrale al fine di stimolare il midollo spinale di un soggetto tetraplegico e consentirgli di riacquisire una parziale mobilità, mentre nel 2019 furono i ricercatori dell’istituto Clinatec di Grenoble a presentare un impianto simile, collegato però a un esoscheletro installato sul paziente.


L’azienda californiana, fondata nel 2016, si occupa di progettare e impiantare dispositivi elettronici direttamente sotto la cute, e di connettere il cervello con software appositamente creati. I primi prototipi, delle dimensioni di una moneta, sono stati inseriti nel cranio di una coppia di maialini e di alcune scimmie, e pare che queste ultime siano adesso in grado di giocare a basilari videogame o di digitare parole sullo schermo, manovrando un cursore grazie al semplice movimento degli occhi: un risultato promettente.

Questi, però, sono solo i primi gradini di una scala molto più lunga. Nell’idea di chi dirige la società privata con sede a Fremont (California), i prossimi passi prevedono una connessione sempre più radicata, che porti infine a manovrare elementi robotici e a dirigere quelli informatici con la sola forza del pensiero.

L’obiettivo primario sarebbe di aiutare persone paralizzate o affette da malattie neurologiche a tornare a muoversi e a comunicare. Uno scopo nobile ma che si intreccia con complicate questioni etiche e morali, che peraltro trapelano dalle parole di Elon Musk, secondo cui questi chip dovrebbero consentire all’umanità di raggiungere una “simbiosi con l’Intelligenza Artificiale“.

«Siamo fiduciosi che il dispositivo di Neuralink sia pronto per l’uomo», ha invece affermato più recentemente il proprietario di Tesla, Space X e Twitter in un tweet di fine novembre 2022.

«Le tempistiche dipendono solo dal processo di approvazione della FDA». E ora che l’approvazione è arrivata, staremo tutti a vedere cosa succederà. Per ora Musk si è limitato a fare le congratulazioni pubbliche al team di Neuralink, come di consueto, sulla sua piattaforma social.


Un intervento di carattere normativo per regolamentare l’uso a fini medici di tecnologie innovative. A chiederlo, il Presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, a pochi giorni dall’annuncio di Elon Musk sul primo impianto in un cervello umano del microchip Telepathy.

“Viviamo come società – afferma Anelli in un video per FNOMCeO Tg Sanità – un momento molto particolare: si tratta della rivoluzione tecnologica. Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di nuove tecnologie capaci di incidere in maniera sostanziale sulla salute dei cittadini, la scoperta di questo microchip che può essere impiantato nel cervello per curare malattie come il Parkinson e la SLA o addirittura l’introduzione nei ventricoli encefalici di cellule staminali per curare queste malattie apportano sempre di più speranza e allo stesso tempo pongono interrogativi etici”.

Credo che sia necessario un intervento – conclude – anche di carattere normativo per tutelare i cittadini ma soprattutto indirizzare queste scoperte al bene della persona. Come medici giuriamo di dedicarci sempre al bene della persona e di non utilizzare mai tecniche che possono creare problemi ai nostri assistiti. Abbiamo bisogno però di norme che ci tutelino ed evitino che queste nuove tecnologie sicuramente straordinarie per la cura di possibili malattie non siano soltanto utilizzate per il bene della società”

Guarda il video: https://youtu.be/C1lfYgLNz-k
Scarica il video: https://we.tl/t-qxokmj2D6l

Ufficio Stampa e Informazione FNOMCeO
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01/02/2024


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Redazione Fedaisf

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